E’ un grande romanzo “Leggere il vento“ (Piemme) di Dinaw Mengestu. Libro maturo, delicato eppure pieno di malinconia e del dilemma contemporaneo ma raramente ben raccontato dell’essere straniero, alla ricerca di un’identità.
Il protagonista Jonas, figlio di immigrati negli USA dall’Etiopia, racconta la fine del suo matrimonio con Angela ripercorrendo quello dei suoi genitori, fallito proprio con un viaggio nel Midwest tanti anni prima: entrambi giovanissimi si erano conosciuti nell’Etiopia della dittatura, da cui lui era scappato negli Stati Uniti per scampare alle persecuzioni. Lei lo aveva raggiunto dopo, ritrovando però un uomo diverso, distrutto dalla vita, con ricordi impossibili da condividere.
Quel viaggio nel Midwest per i genitori di Jonas fu come un’illuminazione, sul loro matrimonio e sul loro futuro insieme. Illuminazione che per Jonas arriva quando ormai i giochi sono fatti: lui e Angela, anche lei immigrata, si sono conosciuti in un centro di assistenza per stranieri, e cercano faticosamente lungo tutto il romanzo di costruirsi un’identità di coppia e un linguaggio comune per poi in definitiva disegnare la propria di identità, tra parole sconosciute e linguaggio estraneo. Jonas però si sente fortemente americano perché nato negli USA, Angela tende a vedere le proprie differenze, a tratti con orgoglio e spesso con frustrazione.
Quella di Mengestu, arrivato bambino negli Usa dall’Etiopia, è un’opera profonda e magnificamente scritta su cosa vuol dire essere “altro”, straniero anche se nato in America, in bilico tra due culture diverse e in cerca di un modo per non rinunciare a entrambe trovando una sintesi in se stessi e una vita compiuta. Fondamentale il tema del linguaggio, mezzo non solo per sopravvivere, ma per costruire la propria identità in un Paese straniero. Come anche la memoria: molti personaggi, Angela su tutti, hanno paura non solo di dimenticare ma di essere dimenticati, perché scomparire dalla memoria degli altri è anche sparire agli occhi del mondo.
Così anche le storie che Jonas inventa e racconta su suo padre, lo rendono un incolpevole bugiardo, alle prese con il costante tentativo di riempire i buchi dei ricordi e mentire a se stesso per non affrontare la realtà. Il viaggio del protagonista nel Midwest, sulle orme dei genitori, è anch’esso una forma di consolazione e riscrittura del passato: mentre ne insegue le orme, Jonas dipinge i suoi genitori come migliori di quelli che sono stati.
Dinaw Mengestu è nato ad Addis Abeba nel 1978. a due anni si è trasferito negli USA con la madre e la sorella, per raggiungere il padre che aveva lasciato l’Etiopia durante gli anni del “terrore rosso”. Dopo la laurea in scrittura creativa alla Columbia University, ha scritto per Rolling Stone e altre riviste. Leggere il vento è il suo secondo romanzo; il primo, Le cose che porta il cielo, ha riscosso un grande successo di critica ed è stato insignito di alcuni dei premi letterari più prestigiosi degli Stati Uniti e del mondo.
Autore: Dinaw Mengestu
Titolo: Leggere il vento
Editore: Piemme
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 18,50 euro
Pagine: 341