Ripubblicato “La fuga di Tolstoj”

la-fuga-di-tolstojLa fuga di Tolstoj (Skira, 2010), volumetto di Alberto Cavallari, nel quale, giocando tra la forma-romanzo e la cronaca, prova a ripercorrere, con viva intensità, i giorni tra la scelta dello scrittore russo di scappare via dalla propria casa e il momento della morte. Sullo sfondo di questa fuga c’è la “Santa Russia”, gli stessi paesaggi che proprio Tolstoj raccontò nelle opere migliori, con una “carica” diversa, come se ad accompagnare il cammino di questo vecchio uomo, ci fosse una grigia e fredda inquietudine.

L’addio alla tenuta di Jàsnaja Poljana, quella dove il grande autore russo trascorse gran parte della sua vita, diventa non solo l’abbandono di un luogo fisico ma una scelta consapevole di separare il proprio “io” da una realtà soffocante.

I continui litigi con la moglie Sof’ja Andréevna Bers – quella, per intenderci, che ricopiò per ben sette volte il voluminoso Guerra e pace – rappresentano soltanto la scintilla di un vaso che trabocca da troppo tempo. Sof’ja, in un certo senso, cerca di mettere in piedi una struttura razionalista, di trovare le “ragioni” della realtà: si compiace degli onori ricevuti dal marito ma si preoccupa di non far concretizzare quell’ideale di povertà che rovinerebbe non solo gli equilibri ma una famiglia composta di sette figli e ben venticinque nipoti.

Tolstoj, come affermò Sklovski, vagheggia una società contadina di stampo patriarcale, che tuttavia non poteva che appartenere al passato. Ma all’atto della tragedia – quasi surreale o romanzesca – , con l’autore russo che “va a morire” nella stazione di Astàpovo “rincorso” da emissari, cronisti, curiosi, famigliari, come un animale, un elefante (riprendendo il felice appellativo affibbiatogli ironicamente da Proust), si dimostra l’appartenenza di Tolstoj a questo mondo e, soprattutto, la conoscenza del proprio tempo.

Il libro non vuole aggiungere altre “carte” al già fin troppo ampio materiale biografico sullo scrittore ma ci vuole “regalare” uno squarcio visivo di rara bellezza, in cui fantasia e realtà (la storia è inframmezzata, come in un grande puzzle, da frasi “rubate” dai diari di Tolstoj) si alternano per poi sovrapporsi e creare un unico continuum poetico che riporta in luce non solo un momento di vita ma il malinconico congedo di uno dei più grandi autori di sempre.

Alberto Cavallari (1927-1998), giornalista e scrittore, ha iniziato la sua carriera fondando la rivista “Numero” e collaborando con numerosi quotidiani locali. Redattore e inviato delle maggiori testate periodiche e dei principali quotidiani, fu direttore del “Corriere della Sera” dal 1981 al 1984 e opinionista della “Repubblica” dal 1984 al 1998.

A proposito della sua Fuga di Tolstoj scrisse: “La vecchiaia si può fuggire in mille modi, magari scrivendo un libro…

Autore: Alberto Cavallari
Titolo: La fuga di Tolstoj
Editore: Skira
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 15 euro
Pagine: 114