Il 27 gennaio 2001 viene istituita la “Giornata della Memoria”: da qui prende spunto lo studio di Laura Tussi, docente e giornalista che si occupa dei problemi della pedagogia e della didattica, nel suo recente “Memorie e Olocausto” (Aracne, 2009). La memoria, una volta cristallizzata in un evento da celebrare, rischia di perdere il suo potenziale vitale e di ridursi a mera rievocazione di eventi passati, che nulla più hanno da spartire con noi.
Da qui la centralità di una pedagogia in grado di trasmettere l’importanza della storia per noi, al di là della pura elencazione dei fatti.
Il discorso segue quattro binari principali: quello dell’analisi dell’Olocausto, ciò che è stato, come è potuto avvenire, in una trattazione ricca di dettagli; quello della “differenza di genere”, in cui si pone l’accento sulla diversità come motore dell’esclusione fino allo sterminio – degli ebrei, degli omosessuali, degli zingari, degli oppositori politici, delle donne; quello della didattica della storia, cioè del come sia più opportuno insegnare alle giovani generazioni una materia che (a differenza ad esempio della matematica) si nutre di testimonianza e di esperienza e non di mera informazione; quello infine del progetto politico, di come si può utilizzare la memoria per una società che intende fare tesoro del passato, soprattutto degli errori commessi.
Di particolare importanza è dunque il problema dell’insegnamento, mestiere “terribile e affascinante” (come Tussi sottolinea citando Norberto Bobbio): “terribile per le responsabilità che comporta; affascinante perché stabilisce il dialogo con le giovani generazioni […] per questo risulta un mestiere estremamente difficile”. Difficoltà accresciuta dal lavoro di quelli che “remano contro”, i revisionisti, i negazionisti, tutti quelli che in qualche modo cercano di alterare la storia riscrivendola o addirittura di negarne in quanto tale ogni utilità per il nostro presente.
Tussi (che si lascia talvolta andare a considerazioni discutibili circa il carattere in-umano della Shoah, come quando afferma che “forse mai capiremo la Shoah perché bisogna essere demoni per capirla e concepirla completamente, globalmente”; oppure quando parla delle «matrici culturali […] da cui ha preso corpo l’origine del demoniaco»), evidenzia che la memoria della Shoah non è proprietà né prerogativa di nessuno in particolare, perché essa appartiene a tutti, alla destra come alla sinistra, ai progressisti come ai conservatori, ai cristiani come ai laici. Memoria, conclude l’autrice, dotata di un insostituibile “valore creativo”: perché memoria significa consapevolezza che il passato può sempre ripresentarsi, con le sue distorsioni, i suoi massacri, la sua barbarie (dis)umana. Conservare la memoria non è allora un atto passivo di custodia di ciò che è ormai morto, ma al contrario azione vitale di riproposizione di ciò che veramente conta per la nostra civiltà: la vita, la gioia, la pace.
Il volume è leggibile e graficamente curato. Ben documentato e fondato su una solida bibliografia – all’interno della quale spiccano i lavori sull’Olocausto di Zygmunt e Janina Bauman, oltre ai classici di Hannah Arendt, Bruno Bettelheim, Primo Levi – lo studio è arricchito dalle interviste dell’autrice ad Amos Luzzatto, Massimo Cacciari, Moni Ovadia.
Laura Tussi è docente, ricercatrice e giornalista. Si occupa di tematiche sociopedagogiche, psicologiche e storico-culturali. Ha conseguito la sua quinta laurea specialistica nel 2009 in formazione degli adulti e consulenza pedagogica e ricerca educativa nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Collabora con diverse riviste di settore e telematiche come www.icpratidesio.it, www.politicamentecorretto.com, www.peacelink.it e www.ildialogo.org.
Video: www.youtube.com/lauratussi
Autore: Laura Tussi
Titolo: Memorie e Olocausto. Il valore creativo del ricordo per una “pedagogia della resistenza” nella differenza di genere
Editore: Aracne
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 15 euro
Pagine: 250