Anime tagliate

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Che senso c’è, nel dolore ostentato? Nell’effrazione di ogni codice, nello stupro di ogni convenzione buona e confortante? Che gusto c’è dietro una lacrima di sangue, come quella che troneggia in copertina?

C’è che attrae perché respinge. O re-pelle, che è lo stesso. È la stessa storia di sempre: odi et amo (ano, forse qui). Sempre in bilico tra abbandono e negazione, tra estasi e rimozione. Ci sarà un motivo, no?, se la domanda incontra l’offerta. Viali e viali, adorni di alberi notturni spogli e semoventi.

Su questo piano, proprio su questo si gioca il bel libro di Francesco Scardone. Cosa offre chi si offre? Cosa nasconde, la ricerca del dolore? Quali patimenti copre? Quali vuoti riempie, chi si fa riempire o, anche (meraviglioso finale), si riempie da sé?

Propri gli stessi di chi riempie, Vuoto e pieno, scambio di pene (…) che appaga. Perché rompe, certo. Supera convenzioni asfissianti, dilata confini di genere e ruoli naturali e arbitrari travalicati dall’impeto di una passione tacciata di devianza e per questo, anche per questo tanto potente. Irresistibile. Da dipendenza. Dà, dipendenza, la complicità mercenaria della sovversione. E tutto si fa lecito, incluso scoprirsi capaci tanto di infliggere, dolore, quanto di assorbirne. Una sfida al rialzo. Non c’è colpo che io non possa parare: quindi, io ti posseggo. Paghi l’illusione di possedere, ma è di essere posseduto da chi possiedi, che sei pago. E tornerai. Cliente mio più fedele più i un automobilista alla sua pompa.

Come in ogni libro accadono cose. Qui, accadono bene e bene si susseguono: c’è maestria. È, questo, un libro tanto scabroso per il tema quanto piana ne è la scrittura. Straniante, deve essere così. Scivolano, le pagine; sapiente, il dosaggio complessivo, anche delle volgarità, delle aberrazioni. Questa è la cifra stilistica dei tempi, baby. Fattene una ragione. Ogni enunciato è un fendente ben assestato contro il corpo delle tue presunte verità. Dei tuoi limiti, dei tuoi baluardi etici. Ciascun fendente colpisce in sagoma: mira a tagliare anche la tua, di anima. Non più innocente, te ne accorgerai, di quella dei protagonisti.

Questo libro è una mattanza del buonsenso che alla fine, mistero delle Arti e degli scrittori di talento, un senso te lo consegna. Anche se non vorresti, anche se è scomodo. Anche se hai letto, forse tu pure, col pretesto di cercare appigli al tuo innato disgusto per ciò che non si fa.

O che non hai tu il coraggio di fare.

articolo di Andrea Viviani

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“Il bacio dell’angelo caduto”

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Giovani liceali alle prese con più antico dei drammi: l’amore. Una lotta tra sentimento e razionalità, tra terreno e celestiale che non sembra lasciare nulla al caso. “Il bacio dell’angelo caduto” (Piemme, 2010) risveglia il gusto dell’amore proibito.

La giovane studentessa Nora, non ha mai cercato o pensato all’amore, malgrado avesse accanto la sua migliore amica Vee, intenzionata solo a trovarle un ragazzo. Quando nella sua classe compare Patch, qualcosa sembra attrarre l’attenzione della giovane. Un ragazzo dal sorriso irresistibile, ma tanto spavaldo e sicuro di se da creare in Nora una forte antipatia. Seppur la giovane tenti in tutti i modi di stargli alla larga, l’attrazione è troppo forte: più forte delle sue convinzioni e di quello spirito di conservazione che la fa dubitare dell’onestà del ragazzo.

Nel frattempo hanno inizio strani avvenimenti, incidenti che non lasciano segni di alcun genere, se non quello di infondere in Nora la paura di essere braccata da qualcuno. Comincia così una sua personale indagine che la metterà via via sempre più in pericolo, tanto da dover chiedere aiuto a quel giovane da cui vorrebbe poter stare alla larga.

Si scopre così la vera natura di Patch e il perché della sua presenza accanto alla giovane, ma nell’ombra c’è sempre qualcosa che cerca di attirarla a se.

Un’antica lotta ed il destino che  la pone innanzi ad una scelta: vita o morte, amore o odio, terra o cielo?

Un divertente ed avvincente romanzo urban-fantasy che ci porta a sognare l’amore eterno.

Titolo: Il bacio dell’angelo caduto

Autore: Becca Fitzpatrick

Editore: Piemme

Anno: 2010

Prezzo: 17,00 euro

Pagine: 334

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Amber per sempre

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Sensuale, molto femminile, combattiva ma soprattutto moderna. È Amber di Kathleen Winsor (SUPERBEAT 2011) fascinosa wonder woman protagonista del bestseller da oltre due milioni di copie dell’autrice californiana pubblicato per la prima volta nel 1944. Le mirabili gesta di Forever Amber (titolo originale del volume) che hanno inaugurato lo scorso novembre la nuova collana SUPERBEAT hanno come sfondo la seicentesca Inghilterra della Restaurazione al tempo di Carlo II Stuart. Amber St.Clare, figlia illegittima di genitori nobili non sposati tra di loro, abbandona la campagna dell’Essex per la tentacolare Londra che si è appena scrollata di dosso undici anni di puritano potere del Lord Protettore Oliver Cromwell. “Finalmente, quando sembrava che niente più potesse cambiare, il re tornò nel suo paese, dal suo popolo. Carlo Stuart non era più Carlo Senzaterra”. Qui Amber, pagina dopo pagina, inizia la sua scalata al successo e alla ricchezza con una determinazione ferrea consapevole che dalla sua figura emana non solo una “rigogliosa esuberanza” ma anche una “promessa di piacere che subito si comunicava agli uomini”. Un potere, un’arma in più che suscita la gelosia istintiva nelle altre donne e una cieca bramosia negli appartenenti alla razza maschile, siano semplici garzoni, ufficiali, ricchi mercanti, aristocratici o lo stesso sovrano. “Sei la donna dei sogni di qualunque uomo”.

Le avventure di questo fiore inglese dai capelli biondi e dagli occhi screziati d’ambra che si leggono tutte di un fiato, crearono scandalo all’uscita del romanzo procurando un’immediata fama alla giornalista/scrittrice. Forever Amber vendette centomila copie solo la prima settimana nonostante fosse stato bandito prima da tutte le librerie di Boston e poi in altri quattordici Stati USA a causa degli espliciti riferimenti contenuti nel libro riguardo alla peccaminosa narrazione di gravidanze illegittime, scene di rapporti sessuali e come se non bastasse di svariati aborti. Nonostante il Codice Hays, che controllava la morale del cinema americano, avesse caldamente consigliato che il libro non diventasse film, nel 1947 Otto Preminger diresse Ambra (Forever Ambra) protagonisti Linda Darnel e Cornel Wilde togliendo dalla pellicola ogni riferimento immorale. Il primo feuilleton storico redatto con una perfetta ambientazione dell’epoca fu divorato e letto di nascosto dalle avide lettrici conquistate da una donna che tre secoli prima era diventata artefice del proprio destino. Mentre i loro padri, fidanzati o mariti combattevano in Europa per evitare il pericolo nazista, le lettrici americane scoprivano in Amber un’eroina che lottava anche con metodi non propriamente ortodossi per l’affermazione di se stessa, per la propria emancipazione. Non sarà certo la corrotta corte inglese, né la peste e nemmeno il furioso e devastante incendio di Londra del 1666 a fermare l’intraprendenza e la spregiudicatezza di Amber che al termine delle oltre 800 pagine approderà nell’ancora vergine America alla ricerca del suo grande e unico amore, Bruce Carlton, lancia in resta alla conquista del nuovo mondo. Perché per Amber come per l’intrepida Rossella O’Hara di Gone with the WindDomani è un altro giorno”.

Kathleen Winsor (1919 – 2003) visse in California e si laureò a Berkeley. Appassionata studiosa della Restaurazione inglese, divenuta celebre dopo la pubblicazione di Amber, ebbe un’intensa vita mondana e sentimentale: si sposò quattro volte, tra cui una con il famoso clarinettista Artie Shaw.

Autore: Kathleen Winsor

Titolo: Amber

Editore: SUPERBEAT

Anno di pubblicazione: 2011

Prezzo: 14,90 Euro

Pagine: 880

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Matteo Ramundo tra fobie e follie

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Il giovane Matteo Ramundo con “Phobia” è al suo secondo libro e mostra tutta la determinazione del veterano della carta e penna, unita all’innovazione lessicale e tematica in un libro che conferma che il talento non ha bisogno di una data di nascita troppo antica.

Le poesie di Ramundo scorrono come una lente di ingrandimento sul nostro animo, lasciando il lettore sconvolto dal carico esistenziale che questo giovane autore riesce a trasmettere.
Sono poesie dell’abbandono? Oppure sono una summa morale dell’uomo occidentale sconvolto dalla paura di vivere? A queste domande il lettore può dare delle risposte silenti ed interiori perché come diceva Cèline “l’uomo che non prova mai paura è perduto”.
“Phobia” ci appare come un decalogo, un catalogo dei viventi, perché spesso siamo di quello che abbiamo paura, spesso siamo quello che non appare al resto del mondo.
La poesia di Matteo Ramundo è una poesia colta che nelle rime e nelle ideazioni di giochi lessicali mai banali, che tendono a rendere più leggera la narrazione poetica che altrimenti risulterebbe proibitiva. E’ un volume che non ha una necessaria struttura stabilita, possiamo infatti iniziarlo dalla fine o farlo divenire un piccolo breviario quotidiano per le nostre crisi irrisolte o per i nostri sorrisi spezzati da qualche pensiero astratto.
“Phobia”  serve a non perdersi nel labirinto della città e a pensare che non siamo soli ad aver paura e dichiararlo è molto coraggioso.

Matteo Ramundo è nato il 26 marzo del 1991 a Roma. Esordisce nel 2010 con la raccolta non-sense Nella mente del mentecatto (Ed. Gruppo Albatros Il filo); nello stesso anno, conclusi gli studi superiori, entra come allievo attore presso l’Accademia Nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico”, dove attualmente frequenta il secondo anno. Nel 2009 parte con l’onlus AfrikàSì per uno scambio interculturale avvenuto tra un piccolo gruppo di studenti romani e studenti provenienti dalla baraccopoli Deep Sea di Nairobi.

Attualmente è il presidente di UP (University Project), progetto che mira a sostenere gli studi universitari di parte di quell’umanità a cui rimarrà eternamente legato.

Autore: Matteo Ramundo

Titolo: Phobia

Editore: Ensemble

Anno di pubblicazione: 2012

Prezzo: 10 euro

Pagine: 92

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Bolaño postumo

i-dispiaceri-del-vero-poliziottoChe le trame nei romanzi di Bolaño (ecco un lascito postumo dal titolo “I dispiaceri del vero poliziotto”Adelphi) siano se non elusive tutt’altro che lineari, indifferenti a un’idea ortodossa del plot (benché si tratti di storie, sia chiaro, di personaggi che non smettono di chiacchierare, scopare, congetturare, spostarsi da una parte all’altra del mondo) è noto.

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Due saggi sul potere

lc2b4invenzione-della-virilitaDue saggi diversissimi, per tema, impostazione, struttura eppure imparentabili da un denominatore comune per così dire iper-classico: il potere. L´invenzione della virilità. Politica e immaginario maschile nell´Italia contemporanea, Carocci, pagg. 182, euro 17) di Sandro Bellassai e Suggestione. Potenza e limiti del fascino politico (Bollati Boringhieri) di Andrea Cavalletti. Continue reading

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Nella Casa di Gilead

casa-einaudiUna famiglia priva di un figlio di buona donna rischia di non essere abbastanza interessante, per chi scrive e per chi legge. Non so se è stato questo il pensiero che ha mosso Marilynne Robinson a proseguire il racconto di Gilead, con questo “Casa (Einaudi), quasi un romanzo da camera se non fosse che ogni occasione è buona per mandare la storia avanti e indietro fuori dalle mura in cui si svolge.
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“Il quadro del mondo” di Gherardi

gerrySe dovessimo trovare una stagione spazio temporale alle poesie di Gerry Gherardi, autore de “Il quadro del mondo” (Ed. Ensemble) la migliore sarebbe l’estate, sembra infatti andar di pari passo la lucentezza di questa stagione con i versi malinconici e silenti del giovane autore, che tra campi di grano, sorrisi spezzati e ardore giovanile, sfida le conseguenze del tempo e ci arriva a delineare un piccolo affresco di un mondo interiore dove la memoria, la famiglia, le origini sembrano essere il passaporto per altri mondi, diversi, lontani.

E’ una poesia di passaggio quella di Gherardi, dall’età adolescente a quella adulta, dalla campagna inurbata della Toscana,sua terra di provenienza alla città tagliente, alla metropoli che non tarpa le ali ma cerca di amplificare i propri desideri.
I versi di Gherardi sono ordinati e ben delineati, non deludono il lettore. Come ogni opera prima c’è un voltarsi all’indietro della propria vita, il difficile da un punto di vista letterario verrà quando esaurito il carico emotivo di ciò che è stato si dovrà raccontare quello che verrà.

Ma con stile e precisione Gherardi riuscirà ad andare oltre al vissuto, per regalarci un po’ di futuro.

Gerry Gherardi nasce a Pontedera un sabato d’agosto del 1978 alle 9,30 di mattina, faceva caldo e tutti erano in ferie. Dopo vent’anni passati a respirare l’aria dei campi di grano toscani si trasferisce a Roma dove frequenta la scuola di teatro “Ribalte” sotto la guida del Maestro Enzo Garinei. Debutta in teatro con Francesca Draghetti in “Terapia di Gruppo” di Christopher Durang, primo spettacolo di una lunga serie che scandisce una prolifica collaborazione. Doppiatore e sceneggiatore mette in scena due monologhi e una parodia per quattro attori. Il quadro del mondo è il suo primo libro.

Autore: Gerry Gherardi
Titolo: Il quadro del mondo
Editore: Ensemble
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 68
Prezzo: 10 euro

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