Il mostro dell’hinterland

mostro-hinterland_2Riccardo Berio, arrestato il 26 agosto del 2005 con l’accusa di duplice omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, è uno di quei moderni mostri da televisione, che diventa (almeno per un certo periodo) protagonista di tutti gli show del macabro, tra Bruno Vespa, Federica Sciarelli, Barbara d’Urso e compagnia bella. Riccardo Berio, a dirla tutta, si è sempre proclamato innocente, anche durante l’esclusiva intervista rilasciata in carcere ad Alda Pursino, una di quelle giornaliste d’assalto che ti chiamano “ingegnere” con una punta di retorica e accondiscendenza. D’altronde Riccardo sarebbe perfetto come mostro dell’hinterland: lo “studente quarantenne fuori corso”, fotografato con “quel misto di malessere psichico, viscidume e ozio che si potevano intuire dal pallore grassoccio e lucido di sudore e dalla camicia azzurrina portata fuori dai pantaloni”. La brutta fine di un ragazzo privilegiato di provincia. Riccardo non è una bella persona: è intelligente ma indolente, con due genitori non crudeli ma stronzi, e con una storia d’amore mai aperta e mai chiusa con Mara. E ci viene da pensarlo anche a noi, durante la lettura, che Riccardo ce li ha proprio tutti i motivi per ammazzare i due altrettanto stronzi zii dediti allo “scambismo della terza età” (“la coppia di anziani pieni di vita” aveva detto con tenerezza la piemme).

Quello che è più interessante, oltre a sciogliere il giallo, è capire come la spettacolarizzazione del delitto, il voyerismo della sofferenza, porti alla manipolazione dell’opinione pubblica. Tutti sanno come andrà a finire la storia di Riccardo, che sia colpevole o innocente. Lo sanno le piemme, i vicini di casa che ricordano le sue stranezze, vere o presunte (“mia zia abitava vicino a lui, proprio di fronte. In tanti anni, mai neanche un saluto”), lo sa il suo stesso avvocato. Riccardo Berio è un elemento difettoso della società, molto più degli anziani zii dediti allo scambismo, ed è per questo che sarà condannato. Appunto, che sia innocente o meno.

A noi però interessa saperlo, se Riccardo Berio abbia effettivamente fatto mattanza degli zii, e qui non c’entrano le simpatie, dunque maciniamo le pagine fino alla fine.

Matteo Ferrario ha il raro dono di usare benissimo la prima persona (i dialoghi tra Berio e la giornalista sono una sfida continua e non perdono mai il giusto tono narrativo), si sposta con naturalezza tra i diversi piani temporali dei ricordi di Riccardo, e davvero non è cosa di tutti i giorni fare un viaggio nella mente di un presunto mostro. Ferrario si ispira a un fatto di cronaca: e i fatti, in sostanza, restano quelli. Prendono invece forma le relazioni tra i personaggi, le storie, le frustrazioni, le piccole e grandi grettezze. È questo quello che ci interessa davvero: capire come nascono i mostri, perché, al di là di chi sia il colpevole, qui di mostro ce n’è sicuramente più di uno. Il mostro dell’hinterland è davvero un ottimo romanzo, ben scritto e intelligente come se ne trovano pochi. Assolutamente consigliato. Tra l’altro è un giallo, siamo quasi in estate e dovete portarvi qualcosa sotto l’ombrellone, dunque non avete scuse.

 

«Non sono comunista, zio» gli ripetevo ancora in quell’estate del 2005, alla vigilia della loro partenza per le vacanze e poco più di un mese prima che facessero quella fine orribile. «Forse non sono nemmeno di sinistra. Il fatto è che in una discussione con te anche un moderato passerebbe per il Che Guevara. Basta dire cose di buon senso per scandalizzarti».   Allora interveniva l’altra luminare, la maggiore esperta di club privé e locali per ammucchiate della Brianza.   «Lui c’avrà anche meno parlantina di te» diceva la poveretta, tra l’altro rivolgendosi a uno che in quanto a doti affabulatorie lasciava piuttosto a desiderare, come poi si sarebbe visto nel corso del processo. «Ma intanto guarda dov’è arrivato, nella vita. E tu, con tutti i tuoi libri e le tue lezioncine che hai da dargli? Cos’hai combinato tu, nella vita?»   L’Ivana, va detto, era il tipo di donna i cui modelli sociali provenivano dalle telenovele e dai rotocalchi. Quasi certamente appartenevano a lei anche i numeri di “Chi?” e “Confidenze” che sarebbero magicamente spuntati da sotto il mio letto dopo l’arresto

 

Matteo Ferrario è nato nel 1975 in provincia di Milano, dove vive e lavora. Architetto e giornalista, collabora con riviste di costruzioni e di edilizia sostenibile. Ha pubblicato racconti nelle antologie Via dei matti numero zero (Terre di Mezzo, 2002) e Racconti diversi (Stampa Alternativa, 2004). Per Fernandel ha pubblicato il romanzo Buia.

 

Autore: Matteo Ferrario

Titolo: Il mostro dell’hinterland

Casa editrice: Fernandel

Data di pubblicazione: maggio 2015

Pagine: 176

Prezzo: 14,00 (e-book: 6,50)