“Il Gattopardo” letto da Toni Servillo per Emons

gattopardo-emonsNunc et in hora mortis nostrae. Amen”. Toni Servillo elargisce il suo caratteristico timbro vocale per leggere “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Emons Audiolibri, 2012) immortale opera letteraria del Novecento.

“La recita quotidiana del Rosario era finita” la grande famiglia e i domestici del Principe Fabrizio Salina riprendevano le consuete abitudini nella villa palermitana interrotte da mezz’ora di un “brusio ondeggiante”. Le donne “si alzavano lentamente” aggiustando le pieghe delle vesti, i ragazzini “si accapigliavano di già per il possesso di una immagine di San Francesco di Paola”, il primogenito ed erede il duca Paolo “aveva già voglia di fumare”, l’alano Bendicò “entrò e scodinzolò”, la Principessa “fece cadere seccamente il rosario nella borsa trapunta di jais”. Nel frattempo “lui, il Principe si alzava”. L’attore, orgoglio del cinema e del teatro italiano, ha letto solo poche pagine ma chi ascolta già sente sua l’atmosfera di un mondo passato, la Sicilia borbonica nella quale stanno per sbarcare le camice rosse garibaldine. Il Principe Salina, alto “immenso e fortissimo” sentiva che nella sua isola il vento stava per girare, i tempi stavano cambiando. L’aristocrazia della quale Don Fabrizio era uno dei massimi esponenti stava per essere soppiantata dall’aristocrazia del denaro, dai borghesi magnificamente rappresentati da Don Calogero Sedara il Sindaco di Donnafugata dove i Salina hanno una splendida residenza estiva. “Donnafugata prediletta”. Ma il Principe Fabrizio che si dilettava di studi d’astronomia sapeva perfettamente che “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

Il Gattopardo, scritto tra la fine del 1954 e il 1957, il cui titolo richiama il simbolo araldico dei Tomasi Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra”, fu pubblicato postumo da Feltrinelli nel 1958. L’autore per delineare la figura di Don Fabrizio aveva tratto ispirazione dalla vita del suo bisnonno, il Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa vissuto nei nodali anni risorgimentali. Nella prefazione Giorgio Bassani ricorda come venne a conoscenza dell’esistenza del “manoscritto originale del romanzo – un grosso quaderno a righe, riempito quasi per intero dalla piccola calligrafia dell’autore”. Elena Croce “una cara amica napoletana” telefonò al creatore de Il giardino dei Finzi Contini parlandogli di un romanzo “che le era sembrato molto interessante”. Una volta avuto in mano il dattiloscritto senza firma, appena letto “il delizioso fraseggio dell’incipit” Bassani aveva compreso “che si trattava di un lavoro serio, opera di un vero scrittore”.

Giuseppe Tomasi, duca di Palma e principe di Lampedusa “signore alto, corpulento, taciturno”, uomo coltissimo senza saperlo aveva scritto un autentico capolavoro narrando la Sicilia risorgimentale e post unitaria un pretesto per parlare dell’Italia degli anni Cinquanta e del popolo siciliano da sempre abituato a essere invaso. Prevale dunque nel romanzo che vinse nel 1959 il Premio Strega diventando il primo best-seller italiano con oltre 100.000 copie vendute, quello spirito gattopardesco siciliano fatto di un misto di cinica rassegnazione e di orgoglio. “Incalzano i tempi nuovi” e il simbolo di ciò è il matrimonio tra Tancredi Falconeri, nipote del Principe Salina, e la bellissima Angelica Sedara “alta e ben fatta” che recava nell’incedere della sua persona “la pacatezza, l’invincibilità della donna di sicura bellezza”. “Ampiezza di visione storica unita a un’acutissima percezione della realtà sociale e politica dell’Italia contemporanea” ma anche “delizioso senso dell’umorismo”, “autentica forza lirica, perfetta “realizzazione espressiva” fanno di questo volume “un’opera di eccezione”.

Il camaleontico Servillo che nella sua operosa carriera ha interpretato Giulio Andreotti più vero del vero ne Il Divo di Paolo Sorrentino, un tormentato Giuseppe Mazzini in Noi credevamo di Mario Martone, dona luce e intensità a una Sicilia decadente e imperfetta ma sempre bellissima. I personaggi di Fabrizio, Maria Stella, Concetta, Tancredi e Angelica “un gioiello”, Padre Pirrone, Madamoiselle Dombreuil già rievocati da Luchino Visconti nel film omonimo con Claudia Cardinale e Burt Lancaster, vincitore della Palma d’Oro come miglior film al 16° Festival di Cannes, qui non ci sono mai sembrati così vivi e attuali. “La coppia Angelica – Don Fabrizio fece una magnifica figura. Gli enormi piedi del Principe si muovevano con delicatezza sorprendente e mai le scarpette di raso della sua dama furono di esser sfiorate”.

Toni Servillo, attore e regista, ha portato in scena in Italia e nel mondo autori classici e contemporanei come Moscato, Viviani, Molière, Marivaux, De Filippo e Goldoni. Ha curato la regia di opere di Mozart, Cimarosa, Strauss, Mussorgskj, Beethoven e Rossini. Al cinema è stato protagonista dei film, tra gli altri, di Mario Martone, Andrea Molaioli, Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Stefano Incerti e Claudio Cappellini, ricevendo numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. L’attore è reduce dalla 69esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha presentato due film: Ѐ stato il figlio di Daniele Ciprì e Bella addormentata di Marco Bellocchio. Per Emons: Feltrinelli ha inciso nel 2010 l’audiolibro Hanno tutti ragione di Paolo Sorrentino.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo 1896 – Roma 1957) Di famiglia aristocratica, si dedicò alla narrativa solo negli ultimi anni della sua vita. Completano la sua opera letteraria un volume di racconti e due raccolte di saggi critici.

Autore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Titolo: Toni Servillo legge Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Editore: Emons Audiolibri

Anno di pubblicazione: 2012

Prezzo: 16,90 euro

1 CD MP3, versione integrale