Ici alla Chiesa: i “Senza Dio” e “Finanza Cattolica”

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È uscita a novembre 2011, ma è sempre più attuale l’inchiesta sui tesori del Vaticano del giornalista Stefano Livadiotti. Pubblicata da Bompiani col titolo I Senza Dio, sviscera quello che è uno dei temi centrali di questi giorni: l’elusione dell’ICI (attuale IMU) da parte della chiesa cattolica.In realtà, l’introduzione dell’ICI, a partire dal 1992, non ha mai incluso i locali destinati al culto; vi erano assoggettati tutti quelli da cui si trae reddito, a migliaia e sparsi sull’intera penisola di proprietà della chiesa, sebbene la gestione spesso risulti formalmente di associazioni ed o.n.l.u.s. gravitanti nell’infinita galassia cattolica.

«Ma grazie alla complicità sia di centrodestra che di centrosinistra, la chiesa cattolica ha artificiosamente equivocato sulle finalità d’utilizzo delle proprie strutture tanto che i municipi difficilmente riescono a scucirle un euro pure nei casi più clamorosi come quelli di edifici adibiti a centri sportivi o a veri e propri alberghi» argomenta Livadiotti rispolverando le tesi sostenute nel suo libro. «Prima è stata protetta da Berlusconi ed il fido Gianni Letta, poi, nel 2005, dal governo Prodi che, a firma dell’allora ministro per lo sviluppo economico Bersani, azzardò la formula tragicomica dell’esenzione per gli immobili destinati ad attività “non esclusivamente commerciale”»: si calcola che l’elusione dell’ICI per le attività commerciali della chiesa sia stimabile in almeno 700 milioni, nonostante le indagini avviate dall’UE atte a verificare che questa formula balzana non sia derubricabile nella categoria dei vietatissimi “aiuti di stato”.

Riprendendo alcuni spunti de La Questua (pubblicato nel 2008) da Curzio Maltese, l’inchiesta di Livadiotti mette luce su tanti altri (piccoli e grandi) scandali. Innanzitutto, quello della devoluzione dell’8 per mille che, almeno secondo ciò che documentano sia Livadiotti che Maltese, finisce per mantenere i lussi ed i capricci delle alte gerarchie ecclesiastiche, dato che solo una minima quota del gettito totale (ben oltre il miliardo di euro) viene investito per il sostentamento di sacerdoti e parrocchie ed in opere caritatevoli. E poi: il business dei matrimoni “impartiti a pagamento” e delle beatificazioni e degli altri grandi eventi quali il Giubileo ed i viaggi del papa; il “merchandising” che sfrutta l’immagine di Gesù e la fede; la pioggia di contribuiti all’editoria per gazzette parrocchiali; gli insegnanti di religione mantenuti dallo Stato, ma arruolati ed imposti dai vescovi, sempre più in aumento e meglio pagati dei colleghi delle altre discipline, sebbene i propri alunni siano in netto calo (avendo la possibilità questi ultimi di scegliere di non seguire la materia).

Un altro saggio dirompente che strappa il velo da tutte le forme di finanziamento e da tutti gli intrighi politici-economici della “santa casta” più o meno occulti (e leciti) è quello intitolato Finanza Cattolica, curato dal giornalista del Corriere della Sera Ferruccio Pinotti e distribuito da Ponte alle Grazie. Un’occasione unica per scoprire o ripercorrere la sconvolgente storia degli intrecci tra fede, denaro e potere. Che, spesso, – ed è quello che all’autore interessa approfondire – oltre a tradire gli stessi precetti religiosi, non rispetta alcun tipo di etica. La storia è antica e densa di episodi oscuri tanto che Ferruccio Pinotti ha speso una carriera per snocciolarla al grande pubblico, a partire dal primo incontro col figlio di Roberto Calvi, il banchiere coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano controllato da IOR, Sindona e mafia. «Il figlio di Calvi era determinato a scoprire cosa si nascondesse dietro all’omicidio di suo padre e sulle sue scoperte e rivelazioni si basano le mie prime pubblicazioni» ammette lo stesso Pinotti.

Finanza Cattolica rappresenta, quindi, un riassunto ed una riorganizzazione delle indagini e della documentazione accumulati negli ultimi dieci anni. Nulla è taciuto, a partire dalla nascita del potere cattolico in Italia dal secondo dopoguerra: il rapporto “malato” fra Banco AmbrosianoIOR, la pianificazione dell’omicidio Calvi, l’ “assalto” al Corriere della Sera, la nascita delle banche popolari e la conquista di un pezzo di mercato delle assicurazioni, lo sviluppo del network “opusiano” (da Opus Dei), lo scontro violento con la finanza laica, i legami e le collusioni con la grande impresa (anche quella dei clamorosi crack tipo Parmalat), il rapporto con l’impero berlusconiano e lo strapotere di Comunione e Liberazione.

Ferruccio Pinotti ha avuto un’educazione cattolica, rimane un credente e continua «ad apprezzare molti uomini della chiesa, specie quella missionaria, che sacrificano la propria vita per gli altri ed i più bisognosi», ma una volta “sbattuto”, quasi per caso, sugli sporchi intrighi del potere ecclesiastico, non può esimersi da denunciarli in tutta la loro complessità e gravità, con qualsiasi strumenti a disposizione. Pertanto, anche in Finanza Cattolica molte pagine sono dedicate allo scandalo n.1, quello dei fondi neri del Banco Ambrosiano, appartenente all’epoca di Giovanni Paolo II il cui rapido processo di “santificazione” è, infatti, messo in discussione nel saggio “Wojtyla Segreto” sempre edito da Chiarelettere. In tempi di “guerra fredda”, infatti, lo IOR è fra i principali finanziatori del movimento antisovietico Solidarnosc ed è diretta da un vescovo americano a dir poco spregiudicato: Paul Casimir Marcinkus, una figura in cui è impossibile trovare qualche minima traccia di spiritualità.

Incrociare Marcinkus è praticamente come avviare un film che racconta un pezzo importante di storia criminale d’Italia. Con tutti i suoi protagonisti. Sindona, Calvi, Licio Gelli e la P2, Umberto Ortolani, la mafia e Pippo Calò, Flavio Carboni, Banda della Magliana, cardinali senza scrupoli, lotte di potere interne al Vaticano, il “presunto” sequestro Orlandi. Non solo Wojtyla protesse strenuamente Marcinkus evitando di consegnarlo alla giustizia italiana che intendeva (almeno) interrogarlo per il crack ambrosiano, ma si servì di Marcinkus e dei soldi sporchi del Banco Ambrosiano, diretto dal piduista e massone Roberto Calvi, manovrato oltre che dalla P2, anche dalla mafia, per finanziare Solidarnosc ed altri movimenti anticomunisti.

Autore: Ferruccio Pinotti
Titolo: Finanza Cattolica
Editore: Ponte alle Grazie
Anno: 2011
Pagine:  267
Prezzo: 14 Euro

Autore: Stefano Livadiotti
Titolo: I Senza Dio
Editore: Bompiani
Anno: 2011
Pagine:  238
Prezzo: 17.50

Articolo di Gaetano Farina