La seduzione dell’altrove. Viaggio come conoscenza

la-seduzione-altroveIo vado. Perché ho sempre voglia di raccontare di una nuova seduzione”. Nell’intro de “La seduzione dell’altrove” (Rizzoli), la Maraini spiega il motivo che l’ha spinta a visitare il mondo: il viaggio “assomiglia alla narrazione”.

Taccuino di viaggio, reportage, racconto di una donna che è nata viaggiando. Alla fine degli anni ’30, Dacia Maraini era partita a poco più di un anno di età insieme ai genitori per il Giappone, dove il padre Fosco etnologo aveva vinto una borsa di studio internazionale per una ricerca sugli Hainu nel nord del Giappone a Koibe. L’altrove allora per Dacia bambina era l’Italia “luogo segnato dalle memorie di un impero maestoso che aveva dominato il mondo”. Per contrasto la realtà giapponese fatta di grandi Budda di legno, di pagode e templi verniciati di rosso e nero erano “pane di tutti i giorni”. Il sentimento dell’esotico, perciò è “quel desiderio sognato che amplifica e abbellisce ciò che ci incuriosisce e ci attrae di una civiltà distante e sfuggente”. Il viaggio, quel desiderio di scoprire orizzonti lontani, quello stesso sentimento che aveva spinto Ulisse a seguir “virtute e canoscenza” era un male di famiglia scrive la Maraini. Nei primi anni del Novecento la nonna paterna Yoi era scappata da casa per andare in Persia da sola. Il figlio Fosco era stato sicuramente contagiato dalla madre sia dalla passione per il viaggio sia dal “morbo della scrittura”. Del resto anche la madre di Dacia Topazia Alliata di Salaparuta figlia di un duca siciliano e di una cantante cilena, possedeva “nel sangue l’esperienza dell’altrove”.

Quanti sono i paesi che la scrittrice ha visitato? Innumerevoli, perché “viaggiando si allunga il tempo”. Nel volume sono raccolte affascinanti descrizioni e argute analisi delle tante culture delle diverse società con le quali l’autrice si è confrontata negli ultimi vent’anni in Europa e nel resto del mondo. Da Zurigo “città a misura d’uomo” guidata da un sindaco donna, Corine Mauch, a Lima in Perù “città scombinata e assolutamente informe” per parlare di scrittura delle donne all’Università di Lima, per poi visitare le rovine inca di Machu Picchu e il lago Titicaca. Nel 1993 a Capodistria in una giornata di sole mentre la vicina guerra infuria nei Balcani facendo strage di uomini e donne in nome di un “concetto aberrante e mostruoso”: pulizia etnica. Nella città di Borges a Buenos Aires che conserva le ferite della passata dittatura. Tre giorni di vacanza in Patagonia contemplando “l’immenso risplendente ghiacciaio Perito Moreno”. L’Africa e le sue suggestioni: un viaggio in Kenya sul lago Turkana con Alberto Moravia per un documentario televisivo sul popolo nomade degli Elmolo.

Scoprire il fascino e la “tranquillità regale” di un “savio” leone africano indifferente all’invadenza umana. Negli USA a Washington nel 2000 nel periodo pre elettorale ascoltando “la bella voce… sincera e modesta” di Bill Clinton. Mentre nell’East Coast è arrivato improvvisamente il freddo, un cartello a New York rappresenta la perfetta sintesi del pensiero americano “il successo di questo grande Paese: Money, Sex and Spirituality”. Come si studia in un campus americano del Vermont, dove la scrittrice tiene un corso di sei settimane sul teatro e il pensiero delle donne. Leggendo queste pagine il paragone con l’Italia appare desolante. Dacia Maraini grande scrittrice e grande viaggiatrice, osserva e coglie i mutamenti del paese che la ospita. Nel 2000 in Cina ci sono meno biciclette “strumento di prima necessità”, perché gli abitanti di “questo grande e singolare paese” sono “molto attratti dalle seduzioni del mercato globale”. La visione di “due rotaie nere, lucide, ormai morte” che portano verso un “lugubre edificio abbandonato”. Siamo ad Auschwitz testimonianza perenne di una delle tragedie più grandi dell’umanità dove “la memoria è un atto morale” come disse Christa Wolf.

Per me la conoscenza dei Paesi passa prima di tutto attraverso i libri” afferma l’autrice.

L’osservazione costante della donna e delle sue condizioni di vita sia che viva in uno sperduto villaggio somalo sia che frequenti un ricco campus americano. “… Negli Stati Uniti mi è capitato di incontrare tante donne che hanno sì, ammainato le bandiere, ma non per chiudersi in casa… ogni piccola città ha il suo centro per le donne picchiate, i suoi gruppi di solidarietà economica per le più diseredate…” È questo il filo conduttore che lega le istantanee di viaggio di una scrittrice che ha fatto della condizione femminile il leit motiv di tutta la sua opera letteraria.

Ogni viaggio è una scuola di resistenza, una scuola di stupefazione, quasi un’ascesi, un mezzo per perdere i propri pregiudizi, mettendoli in contatto con quelli degli altri”. Marguerite Yourcenar

Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, narrazioni autobiografiche e saggi editi da Rizzoli e tradotti in venti paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con La lunga vita di Marianna Ucria e nel 1999 il Premio Strega con Buio. Scrive sul Corriere della Sera. Nel 2006 è uscito nei tascabili Fiume Oro il volume dei Romanzi che comprende Memorie di una ladra (1973), Isolina (1983), La lunga vita di Marianna Ucria (1990), Bagheria (1993), Voci (1994), Dolce per sé (1997) e Colomba (2004), Il treno dell’ultima notte (2008). Nel 2009 ha pubblicato La ragazza di via Maqueda (Rizzoli).

Autore: Dacia Maraini
Titolo: La seduzione dell’altrove
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 17,50 euro
Pagine: 175