Un uomo chiamato Kev

the-authorityKevin Handrew Hawkins ha militato sette anni nel S.A.S. e diciannove nel M.I.5: ne ha davvero viste di tutti i colori, più di quanto un solo uomo possa sopportare, percio’ ha deciso di ritirarsi.
Daltronde è quasi impossibile abbandonare del tutto il tipo di vita che ha scelto e cosi’ un bel giorno un nuovo capo, armato di documenti compromettenti, costringe Kev a lasciare per sempre la cara vecchia Inghilterra.


The authority: un uomo chiamato Kev” (Magic Press, 2010) racconta una nuova inaspettata spirale di morte in cui il nostro protagonista viene coinvolto suo malgrado ed allo stesso tempo apre alcune finestre su momenti chiave del suo passato: il primo amico perso in battaglia a Belfast , le bevute fuori servizio con Danny ed i parà (paracadutisti dell’esercito di Sua Maestà); la Prima Guerra del Golfo e la missione di pattugliamento bravo quattro zero (destinata a rimanere segreta fino a più o meno il 2099) assieme a Bob, a caccia di un nastro dal contenuto più che top-secret.
Sfortunatamente gli scheletri nascosti negli armadi di Baghdad sono davvero troppi, le ante della Storia si rompono e cosi’ i sopravvissuti di bravo quattro zero tornano a morire dopo quasi vent’anni dalla fine delle ostilità in Iraq.

Queste sono le coordinate della ‘prima guerra di Kev’, arroccato nella villa americana di Danny (ora coltivatore di cannabis), assediato da squadroni di militari in nero guidati da una spadaccina più ninja che soldato, intenzionato a capire perché il nastro (regolarmente consegnato al M.I.5 al termine dell’operazione) abbia ripreso a generare violenza; nel frattempo pero’ Andrew Kevin Hawkins combatte anche contro se stesso, contro i suoi limiti e le sue intolleranze (Danny rivela di essere omosessuale e la notizia prova duramente il Nostro), contro i numerosi fantasmi che inevitabilmente tormentano chiunque abbia scelto di ‘uccidere per vivere’.
 Garth Ennis (testo) e Carlos Ezquerra (disegno) propongono un fumetto asciutto e lineare, in cui nessuna vignetta è fine a se stessa e tutti i nodi si sciolgono in maniera soddisfacente.

Un uomo chiamato Kev è una storia di solidutine e violenza infinite, alleggerita da una vena sboccata, autoironica e molto irriverente (Kev stesso coglie un legame tra l’essenza del suo battaglione e quella di Bruce Willis in Die Hard) che rende i dialoghi brillanti e la lettura piacevole nonostante una trama densa di informazioni da metabolizzare.
 Il disegno segue la linea di chiarezza espressiva a cui abbiamo già accennato: uno stile privo di virtuosismi consente una totale comprensione delle scene e una colorazione che privilegia i toni chiari rende onore alle numerose istantanee di violenza pura pensate dagli autori senza scadere nello splatter gratuito.

Kev è un perfetto eroe pulp (è volgarissimo e trasandato, come imbarbarito da una esistenza di sfiga e pallottole) e attraverso la sua corazza di vero macho filtrano piccoli raggi di umanità che solleticano ad arte l’empatia del lettore ed indirizzano una storia a dire il vero abbastanza canonica verso soluzioni inaspettate  se da un lato è infatti lecito supporre che il protagonista abbatterà il nemico esterno/fisico, dall’altra viene da chiedersi se sua guerra interiore possa per caso essere di gran lunga più difficile da combattere e vincere.

Autore: Garth Ennis, Carlos Ezquerra
Titolo: The authority: un uomo chiamato Kev
Editore: Magic Press
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 12,50
 euro
Pagine: 122