Ne “La danza della collana” di Grazia Deledda (Avagliano, 2009), la città che sta uscendo dalla “corteccia dell’inverno” descritta verso il tramonto con gli “avanzi dei parchi invasi dalla marea delle nuove costruzioni” è quasi certamente la Roma del 1924 che sta per sprofondare nella dittatura fascista. La grande scrittrice sarda, Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, non nomina mai la città dove ambienta la trama di questo romanzo breve, splendido gioiello fatto di crudi dialoghi teatrali ed intensi monologhi interiori.
È la storia di un ambiguo triangolo affettivo, come scrive nella prefazione Gianni Maritati che cura l’edizione del volume, fra il conte Giovanni Delys e zia e nipote che portano lo stesso nome, Maria Baldi. Una preziosa collana di perle, desiderata da ciascuno dei tre personaggi fa da collante all’intera vicenda. Giovanni e l’orfana priva di mezzi Maria si sposano anche se il conte è attratto dall’altra donna, ma la loro unione, il lettore lo intuisce da subito, non sarà delle più felici. Sullo sfondo la gelosia della zia, ancora giovane nell’animo, la quale desidera l’amore e la passione, che trascorre le sue vuote giornate nel villino a due piani di recente costruzione domandandosi se la sua vita sia finita prima di essere iniziata. Sandra Petrignani nel suo evocativo “La scrittrice abita qui”, (Neri Pozza, 2002), indispensabile vademecum per chiunque voglia leggere dove vissero le più grandi scrittrici di tutti i tempi, descrive l’abitazione della Deledda in Via Porto Maurizio 15, oggi Via Imperia nell’allora nascente Quartiere Italia “era un villino a due piani, comodo, spazioso, con una torretta in cima“, e gli ambienti sono simili a quelli de La danza della collana.
Nell’Italia del 1924 uscita da pochi anni dall’incubo della I Guerra Mondiale sembra che tutto sia crollato: punti di riferimento e valori morali, mentre l’individuo alla ricerca disperata della felicità trova lungo il suo cammino solo delusioni, smarrimento, inappagamento. Ritroviamo quindi il pessimismo tipico della letteratura deleddiana, mentre la collana di perle simbolicamente rappresenta “il caso che in fondo è il filo di questa collana di giorni che è la vita“.
Sono presenti nel libro i temi prediletti dell’autrice quali forti vicende d’amore, di dolore e di morte, dove incombe il senso del peccato, della colpa e di una ineluttabile fatalità. Sono le radici sarde mai abbandonate, il suo stile di scrittura che affonda nelle tradizioni della Barbagia, terra misteriosa, oscura ma seducente.
Grazia Deledda nacque a Nuoro il 27 Settembre del 1871 penultima di sei figli in una famiglia benestante, il padre Giovanni Antonio era un imprenditore ed agiato possidente, la madre Francesca Cambosu, era una donna religiosissima ed allevò i figli con estremo rigore morale. Dopo aver frequentato le scuole elementari proseguì la sua educazione scolastica privatamente. Importante per la sua formazione letteraria fu l’amicizia con lo scrittore sassarese Enrico Costa, che per primo ne comprese il talento. Esordì come scrittrice con alcuni racconti pubblicati sulla rivista L’ultima moda. Nel 1890 pubblicò Nell’azzurro presso la casa editrice Trevisani che si può considerare la sua opera d’esordio. Nel 1900 sposò Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze e nei primi anni del XX secolo si trasferì a Roma dalla natia Sardegna insieme al marito e vi rimase fino alla sua morte avvenuta il 15 agosto 1936. Nella capitale i coniugi Madesani abitarono dapprima in via Cavour ospiti di amici, poi si trasferirono in Via Modena, vicino Via Nazionale dove nacquero i due figli Sardus e Francesco. Ma la loro abitazione definitiva sarebbe stata il villino in Via Porto Maurizio 15. suo evocativo Il villino, sarà venduto dagli eredi nel 1953 e distrutto negli anni Sessanta. Dopo la pubblicazione di Anime oneste nel 1895 e di Il vecchio della montagna nel 1900 la critica, iniziò ad interessarsi alla sue opere. Nel 1903 pubblicò Elias Portolu che la confermarono come scrittrice. Seguirono una serie di romanzi ed opere teatrali quali Cenere (1904), L’edera (1906), Canne al vento (1913), L’incendio nell’oliveto (1913), Il Dio dei venti (1922).
Autore: Grazia Deledda
Titolo: La danza della collana
Editore: Avagliano
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 12 euro
Pagine: 156