La Guerra d’indipendenza algerina ha rappresentato, insieme a quella d’Indocina, la fase di decolonizzazione francese più dura del ‘900. Un conflitto spietato, in cui la lotta per l’autonomia ha assunto anche le vesti drammatiche del conflitto civile: nel 1954 “l’Algeria è la Francia”. Benjamin Stora nel volume “La Guerra d’Algeria” (il Mulino, 2009) ne ricostruisce le fasi salienti e opera un’attenta riflessione sullo stato della “memoria dimenticata“. VIDEO/De Gaulle in Algeria
Lo scrittore ricorda infatti che è venuto per lo storico il momento di rammentare, anche se per i francesi non è ancora il momento di “commemorare”. Iniziata nel 1830 la conquista sanguinosa, L’Algeria era infatti divenuta ben presto per la Francia e per i francesi terra di popolamento. Il primo novembre 1954 al momento dello scoppio dell’insurrezione, vi vivevano ormai, accanto agli algerini musulmani, quasi un milione di europei, i francesi algerini, i cosiddetti “pieds noirs“. L’ Algeria nel 1954 rappresentava inoltre, da un punto di vista giuridico, tre dipartimenti francesi: era dunque “molto più di una colonia lontana come il Senegal o di un protettorato come la Tunisia”.
“L’Algeria è francese da molto tempo. Non ci sono possibilità di secessione” affermava il 12 novembre Pierre Mendès France, l’allora Presidente del Consiglio. François Mitterand, Ministro dell’Interno, aggiungeva “la mia politica sarà definita da queste tre parole: determinazione, fermezza, presenza“. Per far fronte al tentativo di secessione la Francia mandava così i suoi soldati a combattere in un territorio francese nel “Sud” che rivendicava il proprio diritto all’indipendenza. Era l’inizio di una guerra che sarebbe durata più di sette anni fino cioè agli accordi di Evian del marzo 1962. Il conflitto aveva termine grazie anche all’azione di De Gaulle, che nel suo ambiguo “vi ho capito” era già consapevole che “l’Algeria costava alla Francia più di quello che fruttava e che guerre di decolonizzazione come quella d’Algeria nuocevano al prestigio internazionale del suo Paese“. Ma il bilancio della guerra si sarebbe rilevato pesantissimo su entrambi i fronti in termini di costi in vite umane, economici, psicologici.
Terminata la guerra su entrambe le sponde del mediterraneo si cercherà di cancellarne le tracce sanguinose, indelebili. In Francia si cercherà rapidamente di dimenticare un conflitto vergognoso. In Algeria invece una frenesia commemorativa attribuirà, di fatto, una legittimità militare al nuovo stato, cancellando il pluralismo e mettendo a tacere i contrasti che erano invece esistiti tra i movimenti indipendentisti e all’interno dello stesso Fln (il Fronte di liberazione nazionale).
Ma è impossibile cancellare sette anni di guerra. Solo oggi, dopo 40 anni, la Francia inizia a prendersi le proprie responsabilità, solo oggi iniziano a riaffiorare memorie delle crudeltà di quella guerra. “La memoria della guerra tenuta celata si diffonde in maniera sotterranea a partire dall’ambito familiare e privato per reinvestire progressivamente lo spazio pubblico“. Bisognerà attendere che tutti i documenti di questa guerra siano accessibili, che “emerga una nuova generazione di ricercatori e studiosi non direttamente coinvolta nelle vicende e nelle lotte dell’epoca“. Tuttavia, come dice Benjamin Stora, “questo passaggio dalla testimonianza alla critica storica, dalla politica alla storia si svolge lentamente“. E in Francia soprattutto “il momento dell’ammissione delle colpe non è scontato, è il momento di rammentare, non ancora quello di commemorare“.
Benjamin Stora insegna Storia del Maghreb contemporaneo all’Institut National des Langues et Civilisations Orientales di Parigi. Tra i suoi libri “Histoire de l’Algérie coloniale”, “La guerre des mémoires. La France face à son passé colonial”, “Histoire de l’Algerie depuis l’indépendence” e “La gangrène et l’oubli. La mémoire de la guerre d’Algérie”.
Voto: 7
Titolo: La Guerra d’Algeria
Autore : Benjamin Stora
Pagine: 164
Editore: Il Mulino
Anno di Pubblicazione: 2009
Prezzo: 11,50 euro