Le cose cambiano

Le cose cambiano

Le cose cambianoIl titolo originale del volume Le cose cambiano di Cathleen Schine (Mondadori 2016) “They May Not Mean To, But They Do” (letteralmente: “Non vorrebbero, magari, ma lo fanno”) è tratto da un verso dello scrittore, poeta e critico musicale britannico Philip Larkin (1) ed è la chiave per comprendere il significato della trama del nuovo romanzo dell’autrice statunitense, celebre per la sua penna tanto raffinata quanto ironica.


Se è vero, come scrive Lev Tolstoj nell’incipit di Anna Karenina che “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”, Schine in questo testo narra la storia di tre generazioni di una famiglia ebraica allargata nella quale tutti vogliono fare la cosa giusta, ma quasi sempre le scelte si rivelano sbagliate, se non disastrose. I Bergman erano un clan, molto uniti e sospettosi nei confronti degli estranei. Erano tribali e chiusi: il loro era un legame di sangue.

Da una parte c’erano loro, dall’altra il resto del mondo. Aaron e Joy sposati da una vita, erano completamente diversi l’uno dall’altra: lui era sentimentale, inaffidabile e traboccante d’amore e di fascino, lei era distratta, smemorata, pensosa. Joy lavorava (part-time tre giorni a settimana) come consulente per la sovrintendenza presso un piccolo museo del Lower East Side specializzato in manufatti ebraici. La donna, ancora dinamica ed efficiente, si occupava da sola di Aaron, affetto dal Morbo di Alzheimer, ma questo impegno si stava rivelando sempre più gravoso giacché le condizioni di Aaron stavano peggiorando inesorabilmente. Prima della malattia Aaron “era una sorta di genio della chiacchiera”, con una conversazione sempre accattivante. Ora era finito tutto. Nonostante ciò “Joyful”, come la chiamava suo marito, in quell’autunno newyorkese, riusciva ancora a ritagliarsi qualche spazio per sé come ritrovarsi in una pasticceria insieme con le sue tre amiche: Daphne, Eileen e Natalie “vecchie carampane”, sodali da 65 anni. I Bergman avevano due figli: Molly, un divorzio alle spalle, un figlio ormai adulto, si era rifatta una nuova esistenza a Los Angeles insieme alla compagna Freddie. Il fratello di Molly, Daniel, era sposato con Coco dalla quale aveva avuto due figlie, Ruby e Cora. “Perché non onoriamo gli anziani?”, si domandava Molly, tornata a New York per controllare “quei due vecchi matti”, lì nell’East Side dove “le parole echeggiavano nell’appartamento pieno di echi”.

In questo riuscito quanto veritiero romanzo redatto dalla “Jane Austen ebraica”, tutto ruota intorno alla splendida figura di Joy la quale, una volta diventata vedova, scopre che per lei c’è ancora tempo per l’amore. “Sono innamorato di te da sessantacinque anni. Sembra sdolcinato, ma è vero. Non che abbia pensato a te ogni giorno. Non è stato così. Ma suppongo si possa dire che c’è sempre stata una traccia di te. Una tua impronta sul mio cuore.”. Non è quindi un caso se il testo è stato scritto “Per mia madre, dalla quale e alla quale ogni cosa, sempre”. Questa odiosa ma inevitabile “faccenda della vecchiaia non mi piace affatto”, dichiara Joy che assillata da problemi economici e da difficoltà di ogni sorta, detesta sentirsi “un vecchio rudere”. Eppure la tenace e indomita vegliarda lavora ancora, si prende cura da sola dell’uomo che ama “e sei ancora bellissima”, come le ricorda Molly.

Cathleen Schine è nata a Westport, nel Connecticut nel 1953. Si è laureata in Storia medievale all’Università di Chicago, prima di lavorare per The New Yorker e altre riviste. E’ diventata famosa in Italia con il romanzo La lettera d’amore (Adelphi 1996) dal quale è stato tratto nel 1999 il film omonimo di Peter Ho-Sun Chan con Kate Capshaw, Tom Selleck, Tom Everett Scott, Blythe Danner. Nel 1998 Adelphi ha pubblicato Le disavventure di Margaret, dal quale è stato tratto nel 1998 il film omonimo diretto da Brian Skeet con Parker Posey, Jeremy Northam, Craig Chester. Per Mondadori ha pubblicato L’evoluzione di Jane (1998), Il letto di Alice (1999), L’ossessione di Brenda (2000), Sono come lei (2003), I Newyorkesi (2007), Tutto da capo (2010), Miss S. (2011) e Che ragazza! (2013). Ha divorziato nel 2000 da David Denby, scrittore e critico cinematografico del “New Yorker”, dal quale ha avuto due figli e oggi vive con la sua compagna vicino a Los Angeles.

Le cose cambiano è tradotto da Stefano Bortolussi.

Autore: Cathleen Schine
Titolo: Le cose cambiano
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo: 19,50 euro
Pagine: 300

(1) “Ti incasinano la vita, mamma e papà. Non vorrebbero, magari, ma lo fanno”. Sia questo il verso Philip Larkin (1922-1985)