Protocollo Cremlino

Protocollo CremlinoArtista poliedrico, autore di una ventina di libri di successo, pittore e regista cinematografico, Marek Halter si è sempre impegnato per la difesa dei diritti umani, militando per grandi cause sociali e politiche, in particolare per la pace in Medio Oriente. Dopo il successo de Il cabalista di Praga, è da poco uscito in Italia per Newton Compton, Protocollo Cremlino, un romanzo che tratta, fra l’altro, un argomento storico che pochi conoscono: la creazione, nel 1932, da parte di Stalin di una repubblica autonoma ebraica in Siberia, sul fiume Amur,  proprio sul confine con la Cina e non molto lontano dal Giappone.

Si tratta del Birobidjan, novemila chilometri di distanza da Mosca, che, nell’intento del dittatore sovietico, doveva essere la realizzazione del sogno ebreo. Dopo la rivoluzione i bolscevichi avevano fatto già molto per gli ebrei: non vivevano più in “zone riservate”, potevano scegliersi il loro lavoro, erano dei compagni cittadini come gli altri. Un popolo nella grande unione dei popoli sovietici. Tranne il fatto che essi continuavano a non avere né una terra, né un Paese”. Così venne dato loro il Birobidjan, un oblast indipendente come tutti gli oblast dell’Unione Sovietica, dove coltivare la terra e, soprattutto, parlare, cantare, insegnare, fare teatro in yiddish, la loro vera lingua.

Cominciano proprio da questi fatti i ricordi di un’attrice, Marina Apron, che nel giugno del 1950 viene interrogata dalla commissione McCarty, accusata di essere una spia entrata negli Stati Uniti con passaporto falso dopo aver sedotto e ucciso un agente segreto americano, Michael Apron, impiegato in una delicata missione in URSS.

Siamo dunque all’inizio di quella violenta campagna anticomunista che sconvolse la vita americana per diversi anni e che è rimasta nella storia con il nome di “maccartismo”: in poco tempo, decine di migliaia di persone vennero iscritte nella “lista nera” che le escludeva dal mondo del lavoro – soprattutto professori universitari, funzionari, attori, registi e scrittori…

Il cronista del New York Post Allen G. Koenigsman assiste spesso alle audizioni della Commissione, è diventato una specie di esperto ed ha capito al primo sguardo che la donna accompagnata da poco in aula ha qualcosa di diverso da tutte le altre. Forse il contegno, il modo di sedersi, la pazienza, la bellezza non costruita, il blu dei suoi occhi…

Messa alle strette, la donna ammette di essere entrata negli Stati Uniti nel 1949 con un passaporto falso che lo stesso Michael le ha dato, ma nega di essere mai stata membro del Partito comunista e, tantomeno, una spia sovietica. E, anche se convinta che la Commissione non sia lì per ascoltarla, non le resta che raccontare la verità: dalla notte trascorsa con Stalin, alla sua fuga, dieci anni dopo, verso il lontano e sconosciuto stato ebraico, fino all’incontro con il medico americano e la storia d’amore per la quale Marina è stata disposta a sacrificare anche la propria vita.

Ma fino a che punto una russa sospettata di appartenere alla rete che ha sottratto i piani della bomba atomica, per giunta un’attrice, può essere creduta? McCarty e Nixon, il futuro presidente degli Stati Uniti, hanno veramente delle prove contro di lei, oppure si tratta solo dell’ennesima macchinazione ben congeniata?

In un continuo alternarsi di presente e passato, di rievocazione di dolorosi ricordi e delle fasi del processo, Allen sembra convincersi della sua innocenza e, in un crescendo di suspense, si metterà nei guai pur di salvare la donna dalla pena di morte.

Raro esempio di come Storia e fantasia possono, se sapientemente dosati, dar vita ad una storia credibile e affascinante, Protocollo Cremlino ha il merito poggiare su una solida base documentale, come testimoniato, nell’appendice, dalle pagine dedicate a personaggi e fatti reali ed ai numerosi riferimenti storici e culturali.

A tutto ciò si aggiunge la capacità descrittiva ed evocativa della scrittura di Halter, che si è dimostrato ancora una volta capace di riportare in vita, imponendole alla nostra attenzione ed alla nostra memoria,  pagine di Storia che qualcuno vorrebbe dimenticare.

Marek Halter, nato in Polonia nel 1936, a cinque anni lascia con la famiglia il ghetto di Varsavia per andare a vivere in Russia. Nel 1950 arriva in Francia. Artista poliedrico, oltre ad aver firmato una ventina di libri di successo dedicati all’epopea del popolo ebraico, è anche pittore e regista cinematografico. È tra i fondatori del movimento SOS Racisme, che si batte per promuovere la pace in Medioriente. Intellettuale di fama internazionale, Halter collabora regolarmente con alcune delle più prestigiose testate giornalistiche del mondo, incluse le più importanti in Italia. Tra i suoi libri ricordiamo: Perché sono ebreo, Intrigo a Gerusalemme e La regina di Saba e, pubblicati dalla Newton Compton, Il cabalista di Praga e Protocollo Cremlino.

Autore: Marek Halter
Titolo: Protocollo Cremlino
Editore: Newton Compton
Anno: 2013
Pagine: 384
Prezzo: 9,90 euro

*articolo di Lidia Gualdoni