Urbi et orbi

urbi-et-orbi«Avanzavamo benedicendo urbi et orbi, in realtà distribuendo un’estrema unzione generale perché ci sembrava che il mondo andasse a morire insieme a lui.»  Incandescente come la polemica sugli spazi della religione, sulfureo come uno sguardo sul cielo con occhi infernali, grottesco e tagliente come una caricatura satanica, Urbi et Orbi (Baldini & Castoldi Dalai editore), in libreria da marzo 2013, è il romanzo su un papa che affascinò il mondo con la sua energia. è il dietro le quinte, fantastico e irriverente, di un Vaticano sempre più spalancato ai consumi televisivi e all’irruenza dei media.

È l’occhio di un «grande fratello» curiale puntato tra i corridoi e le stanze private del palazzo apostolico. È l’esilarante confessione che persino nella trascendenza prospera il malaffare. Come nei romanzi precedenti, Calaciura cattura il suo personaggio dalla realtà più urgente, con una metafora del bene e del male, dell’inappagata aspirazione a Dio. L’io narrante è un noi, cosca di prelati che in una sequela di trame luciferine contamina la fede con la malapianta del dubbio. Sino alla miscredenza. Eminenze grigie, strumenti e vittime della malattia del mondo.

Infine Urbi et Orbi è l’allucinato e struggente epilogo di un papato, resoconto surreale, ma palpitante e commosso, della malattia e della senescenza di un pontefice, troppo santo o troppo uomo, interprete e medium del dolore di tutti. Attraverso la ricchezza della sua scrittura Calaciura, ancora una volta, porta in superficie la sostanza più autentica e rimossa, quanto di universale e non effimero si nasconde nella contemporaneità.

Giosuè Calaciura (Palermo, 1960), giornalista e scrittore, per Baldini Castoldi Dalai editore ha pubblicato i romanzi Malacarne (1998) e Sgobbo (2002), finalista del Premio Campiello.