Cattiverìa

cattiveria perdisaRosario Palazzolo in libreria il 24 aprile 2013 con Cattiverìa, nella collana “Corsari” di Perdisa Pop. Un linguaggio incoerente e sgrammaticato, a tratti spinto verso una comicità irresistibile, ma anche sintomo di un’epoca al collasso culturale.  Un labirinto narrativo, in cui l’irriverenza si mescola all’inquietudine in modo indissolubile, porta i lettori verso un finale inatteso e potente come pochi.

Una Cattiverìa con ha l’accento sulla i perché io mi sono fatta tutto il quadro della questione come a un piero angelo stampato, e perciò, tu, ora, per farti il favore, ascolta il consiglio mio: immaginati la migliore storia in cui non si fa altro che morire, sforzati, fai un respiro lungo lungo e riempiti la bocca di tutta l’acquolina che puoi, riempitela sulla fiducia, perché io ti prometto che sarà una storia per come la vuoi tu, la mia, una di quelle con tutto il bene che finisce male e la sofferenza del cane e la speranza del cacio e la faccia bianca di sticchio e il cuore tutto sanguinato e niente, proprio nisba, che ti sembrerà fuori posto.

Una donna, maniaca dei rituali sociali e dell’ordine domestico, costringe i figli a ripetere preghiere e filastrocche rassicuranti, minaccia punizioni fantasiose, strepita di vite immaginarie di santi, mischiandole a quelle dei personaggi della sua soap preferita. In parallelo, un uomo rinchiuso in un ospedale psichiatrico impasta episodi colmi di dislivelli di senso, di autoinganni, di esilaranti peripezie lessicali che dettano i tempi di una follia inquietante. Chi sono costoro? Qual è la loro storia? 

Ciò che i personaggi raccontano è il loro passato: la storia di una famiglia che nasconde un segreto, forse un crimine, forse qualcos’altro. Intorno a questa oscura vicenda domestica, prenderà forma ciò che infine si rivelerà come «la nuova tragedia greca», con personaggi grotteschi che sembrano aver perso il senso stesso delle parole, prediligendo il mascheramento, l’immobilismo del pasto garantito, l’iperbole del buon senso.

 A trascinare i lettori verso la scoperta della verità c’è infatti anche il mistero delle loro voci, perché chi parla fa dubitare della sua stessa narrazione, usando un linguaggio incoerente e sgrammaticato, a tratti spinto verso una comicità irresistibile, ma anche sintomo di un’ epoca al collasso culturale: la nostra, l’epoca della comunicazione televisiva inumana, autoreferenziale e malata.

Cattiverìa è senza dubbio l’opera più matura e multiforme di Palazzolo: un romanzo intriso di umorismo ma nel contempo violento e spietato, che esprime «l’impossibilità di essere» mettendo in discussione anche le nostre certezze di lettori.

Rosario Palazzolo è nato a Palermo nel 1972. Drammaturgo, scrittore, regista e attore, per il teatro ha scritto e diretto: “Ciò che accadde all’improvviso”, “I tempi stanno per cambiare” (con Luigi Bernardi), i tre spettacoli che compongono la Trilugia dell’impossibilità: “Ouminicch'”, “‘A Cirimonia”, “Manichìni” e il Dittico Del Disincanto (“Visita guidata” e “Tauromachia”). Vincitore del Fringe al 18° Festival Internazionale del Teatro di Lugano, i suoi spettacoli sono stati rappresentati nei maggiori teatri di ricerca nazionali. Ospitato a più riprese dall’Università di Liverpool nell’ambito degli Studi di Italianistica, di recente al suo lavoro sono stati dedicati studi monografici e tesi di laurea, in Italia e all’estero. Per la narrativa ha scritto: “L’ammazzatore” (Perdisa Pop, 2007) e”Concetto al buio” (Perdisa Pop, 2010)..