L’ultima fuggitiva. Intervista a Tracy Chevalier

l_ultima_fuggitiva_1Le praterie selvagge e i boschi smisurati dell’Ohio, terra di confine verso la libertà, sono i protagonisti del coinvolgente romanzo L’ultima fuggitiva della scrittrice statunitense Tracy Chevalier (Neri Pozza, 2013).

“Non poteva più tornare indietro”
. America 1850, Honor Bright era sbarcata a New York insieme alla sorella maggiore Grace per dimenticare il fidanzato che le aveva preferito un’altra.

Le giovani quacchere avevano lasciato il mare d’erba del Dorset salpando da Bristol a bordo del veliero Adventurer, avevano attraversato l’Atlantico per giungere nell’Ohio dove le aspettava il correligionario Adam Cox, futuro marito di Grace. Le avventure che sembrava promettere il grande veliero si erano rivelate però subito tragiche: Grace era morta di febbre gialla. A Honor, che con pazienza e buon senso era solita affrontare le avversità, dopo aver trascorso vent’anni fra le braccia della famiglia, faceva un effetto strano e spaventoso sentirsi alla deriva. Giunta a Faithwell la ragazza aveva subito compreso che non sarebbe potuta restare a lungo nella triste e polverosa abitazione di Adam Cox (chiuso in se stesso e riservato) e della cognata Abigail bisbetica e dallo spirito inflessibile. In quella terra di frontiera divisa tra schiavismo e abolizionismo undici anni prima l’inizio della Guerra di Secessione, Honor avrebbe scoperto nuovi orizzonti. Se il passato era rappresentato dal paziente lavoro di cucitura delle trapunte patchwork che erano completamente diverse dai semplici quilt delle donne americane, il futuro per Honor era rappresentato dall’aiuto che avrebbe dato ai nigger fuggiaschi dagli Stati del Sud che attraversando l’Ohio cercavano di raggiungere il Canada, terra di libertà. Bisognava però fare i conti con i temibili cacciatori di schiavi, uomini determinati e violenti come Donovan al cui fascino Honor, divenuta irreprensibile moglie di Jack Haymaker, non sarebbe stata insensibile.

L’ultima fuggitiva (titolo originale The Last Runeway) è la suggestiva descrizione degli americani “gente pratica e piena di risorse” fieri della loro indipendenza dalla Gran Bretagna, orgogliosi di aver creato un paese grande ma solo apparentemente libero. Negli Stati del Nord dell’America vi era il dibattito su come eliminare lo schiavismo: c’era chi voleva la liberazione immediata dei negri, mentre altri “ritenevano che un cambiamento così repentino sarebbe stato dannoso per l’economia del paese”, soprattutto per il Sud che basava tutta la sua economia sulla lavorazione del cotone per il quale erano impiegati gli schiavi di colore. I quaccheri “sobri nel vestire e nella condotta”, seguendo la loro Luce Interiore (tramite la quale Dio si manifestava all’uomo) erano abolizionisti, perché “lo straniero che risiede tra voi, lo tratterete come colui che è nato fra voi, tu l’amerai come te stesso”.

L’autrice ritrae con colori vividi e splendenti questo momento storico ricco di contraddizioni, quell’America, dove il suo popolo composto d’immigrati giunti da luoghi lontani non era incline alle recriminazioni forse perché abituato al cambiamento. Come le strisce di stoffa inserite insieme nelle trapunte che Honor cuciva, allo stesso modo la giovane avrebbe trovato un posto in questa terra capace di offrire opportunità di ogni genere a tutti, collaborando con la rete clandestina Underground Railroad che aiutava i fuggiaschi a scappare verso il Nord America. Ancora una volta Tracy Chevalier “dona il soffio della vita al romanzo storico” secondo la brillante definizione dell’Independent. “Eppure un sospetto covava già nel cuore di Honor: la sua vita sarebbe cambiata per sempre nell’attimo in cui lasciava il suolo inglese”.

Abbiamo intervistato Tracy Chevalier durante il suo breve soggiorno romano per la presentazione del volume.

Per quale motivo ha scelto l’America del 1850 come scenario di ambientazione del Suo libro?
Era molto tempo che avevo in mente di ambientare un libro in America, non l’avevo mai fatto prima. Cercavo un periodo che fosse per me il più interessante. Ho scelto il periodo che ha preceduto la Guerra di Secessione Americana, perché mi è parso il più importante in quanto quello è il momento nel quale i bianchi americani hanno incominciato a protestare contro la schiavitù.

La ricetta giusta per cucire bene: mente tranquilla e una mano ferma”. Che cosa rappresenta per Honor la “trapunta degli affetti”?
All’epoca quasi tutte le donne realizzavano dei manufatti, molte di queste donne, sia in Inghilterra e sia in America realizzavano queste trapunte, i quilt. Tutte le trapunte richiedono molto tempo per essere completate, in questa maniera diventano una sorta di continuità con il proprio passato, con la propria famiglia. La trapunta è un ponte, un collegamento con il proprio nucleo familiare, l’ambiente domestico, non è più soltanto un oggetto di uso pratico quotidiano. Per quelle donne i quilt erano una delle poche occasioni per esprimere la propria creatività. Per tutte queste ragioni la trapunta significa tanto per Honor.

Il segreto dell’attrazione che la protagonista prova per Donovan sta forse nel fatto che l’uomo è l’unico ad accettarla per quella che è, senza la pretesa di volerla cambiare?
Sì, in parte sicuramente è questa. In parte il segreto è anche il fatto che quest’attrazione ci ricorda che in realtà non esercitiamo nessun controllo sui nostri desideri e che quindi può capitare di desiderare anche le persone a noi meno opportune agli occhi della società. Inoltre non dobbiamo dimenticare che i due hanno qualche cosa in comune: entrambi sono degli outsider, degli esterni, delle persone che vivono in una posizione lievemente emarginata rispetto alla società e ciascuno riconosce questa caratteristica nell’altro. Donovan in Honor e Honor in Donovan.

Le donne descritte in tutti i Suoi romanzi oltre ad essere tutte vissute in epoche passate, quale altro denominatore comune hanno?
Penso che un altro denominatore comune sia il fatto che tutte queste donne si trovano in una posizione subordinata o di esclusione rispetto all’ambiente e alla società nella quale vivono. Come scrittrice considero queste donne più interessanti, perché il viaggio che le potrà condurre a un’eventuale autonomia è molto più lungo, quindi ricco di eventi e carico di potenziale drammaturgico.

Il romanzo affronta anche il secolare contrasto che oppone gli USA alla Gran Bretagna, ce ne vuole parlare?
Comincio col dire che io sono nata negli Stati Uniti e sono emigrata in Gran Bretagna quindi ho fatto il percorso contrario alla mia Honor. Ho vissuto in Inghilterra lontano dalla mia patria gran parte della mia vita di adulta. Scegliendo una protagonista che si reca in America per i motivi che sappiamo, ho potuto avere la possibilità di ricordare alcune delle esperienze che io stessa ho fatto trovandomi da straniera in Inghilterra ma appunto a ruoli invertiti. Questi due paesi, come lei diceva giustamente, hanno un contrasto secolare e tante differenze. C’è una famosa battuta, che non so più chi ha detto, secondo la quale “sono due Paesi separati da una lingua comune”. È un modo spiritoso per dire che sono due culture molto diverse con qualcosa di comune. Alcune delle differenze e dei contrasti che Honor osserva nel corso del romanzo in realtà sussistono tutt’oggi. Posso fare alcuni esempi: in linea di massima gli americani sono molto più patriottici e sono molto orgogliosi dell’indipendenza conquistata. Inoltre sono persone che quando fanno conoscenza con un estraneo tendono a mettersi con lui o con lei su di un piano di parità. Questo da principio fa effetto a Honor, perché lei rispetto alla società di provenienza occupa nella gerarchia sociale un certo ruolo che però è completamente misconosciuto in America, dove tutti quanti quando vi giungono ricominciano da capo e hanno la possibilità di fare di se stessi ciò che desiderano. Questo disorienta Honor. Ci sono altre differenze: gli americani per esempio mangiano più velocemente degli inglesi…

Non pensa che libri come The Last Runeway e film come Lincoln di Steven Spielberg servano ad alimentare nel Suo paese d’origine il dibattito sempre vivo sul razzismo?
Sono d’accordo. La tensione razziale permane negli USA ed io spero che gli americani arrivino a comprendere fino in fondo da dove scaturisce quella tensione, perché sono veramente convinta che la conoscenza del passato ci metta in mano la possibilità di affrontare a viso aperto i problemi del presente.

Ripensando al bestseller La ragazza con l’orecchino di perla, ha visitato la mostra “Vermeer. Il secolo d’oro dell’arte olandese” alle Scuderie del Quirinale?
Ci andrò domani mattina, sono impaziente. Non vedo l’ora! Mi pare una meravigliosa coincidenza puramente casuale. Vengo a Roma per la promozione del mio nuovo libro appena pubblicato in lingua italiana e scopro su Internet che la mostra dedicata a Vermeer è ancora aperta. Ciò mi fa un enorme piacere!

Tracy Chevalier è nata nel 1962 a Washington. Ha conseguito la laurea in Letteratura Inglese all’Oberline College nell’Ohio. Nel 1984 si è trasferita in Inghilterra, dove ha lavorato a lungo come editor. Il suo primo romanzo è La vergine azzurra (del 1997 – Neri Pozza 2005), seguito da La ragazza con l’orecchino di perla (del 1999 – Neri Pozza 2000). Bestseller internazionali sono stati anche i libri successivi Quando cadono gli angeli (del 2001 – Neri Pozza 2002), La dama e l’unicorno (Neri Pozza 2003), L’innocenza (Neri Pozza 2007), Strane creature (Neri Pozza 2009).

L’ultima fuggitiva è tradotto da Massimo Ortelio.

Autore: Tracy Chevalier
Titolo: L’ultima fuggitiva
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: 18 euro
Pagine: 311

1 thought on “L’ultima fuggitiva. Intervista a Tracy Chevalier

  1. sto cercando recensioni in lungo e largo su questo libro! Adoro i romanzi storici, adoro l’America di quegli anni, adoro le storie d’amore… questi i motivi per il quale ho acquistato il libro! Ho tartassato la libreria finchè non è arrivato. L’ho letto in tre giorni e mi rendo conto in meno di tre secondi (ormai a libro finito) che tutto quello che mi sono aspettata fin dall’inizio non è accaduto!
    Il neo di questo libro (x me) è questa storia assurda tra Honor e Donovan, ci fanno sospirare fino alla fine, aspettiamo con trepidazione che accada qualcosa tra quei due, che ci sia un cambiamento e poi???? NIENTE!
    Beh… mi ha deluso! Per quanto l’ambientazione è bellissima e i protagonisti sono descritti bene.

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