Il potere degli introversi in un mondo che parla troppo

il-potere-degli-introversiSusan Cain, nel suo “Il potere degli introversi (Bompiani), vuole ribaltare la prospettiva nella quale sono valutati gli introversi: gente troppo chiusa, poco socievole, alle volte antipatica.

Un luogo comune. Così chi è chiuso in se stesso, non è uno che fugge, ma uno che pensa il mondo, che riesce a provare emozioni dentro di sé senza bisogno di dover trovare l’applauso adulatorio degli altri.

Questo tratto dell’essere non è considerato ricco di personalità, perché la società ti spinge a rischiare, ad essere intraprendente, attivo, pronto ad affrontare ogni ostile giudizio. Allora perché il titolo restituisce potere a questi individui solitari e pensosi? Un’indicazione per spostare la direzione di una società che ha intrapreso una strada sbagliata? Più vicino alla verità, forse, è il bisogno di reintegrare chi è stato estromesso nel proprio ruolo d’innovatore, parola chiave in un periodo di forte crisi. Infatti, come cita la stessa autrice, i più grandi ingegni dell’umanità non avevano un carattere proprio espansivo, anzi del tutto simile agli introversi tanto biasimati oggi: Albert Einstein, Isaac Newton, Frédéric Chopin, Marcel Proust, solo per citarne alcuni. Anche la signora Rosa Parks, la fiamma della ribellione dei neri contro la loro segregazione razziale, non era il tipo più aperto e loquace che si conoscesse.

Ma quand’è che la nostra società è diventata così intollerante verso gli introversi? Susan Cain ci spiega l’origine del passaggio da una società che privilegia il carattere ad una società dal forte culto della personalità, elencando una serie di volumi sulla comunicazione in pubblico come arma fondamentale per raggiungere il successo, per aver diritto alla massima considerazione sociale. Non solo, ci svela che  la personalità estroversa è molto gettonata all’interno delle scuole di business, come quella di Harvard, tanto che è parte integrante dell’insegnamento.

Nel caso di studenti piuttosto chiusi, com’è possibile insegnare loro la determinazione nelle varie situazioni d’affari? Oppure non esistono veri e propri caratteri, ma solo etichette attribuite ai differenti contesti in cui ci si trova ad agire? La risposta non è definitiva e per mostrare l’ambiguità la scrittrice americana parla del dottor Brian Little, ex professore a contratto di psicologia presso la Harvard University, loquace baritono che piroettava e cantava in aula, ma dedito ai libri e alla scrittura nel tempo libero in una casa circondata da un ettaro di foresta. Gli studenti non avrebbero mai pensato che il professore potesse avere abitudini così fortemente solitarie. Diversi, illustri, psicologi si sono cimentati in pro e contro la teoria del carattere fisiologicamente determinato, a cui lo stesso Little fornisce una risposta arguta.

Chiuso da un interessante glossario riguardante tutti i termini nella sfera di significato di “introverso” o di “estroverso”, il volume, nonostante consti di più di trecento pagine, non appesantisce la lettura perché è farcito di esempi e storie comuni, un saggio aneddotico che ha l’intezione di illustrare i comportamenti alla luce della tesi di fondo: Qual è il potenziale di un introverso? Quale apporto può dare alla nostra società?

Susan Cain è attualmente scrittrice e conferenziere. Ha studiato e si è laureata con pieni voti presso la Princeton University e all’Harvard School of Law. Ha lavorato come avvocato e consulente legale, oltre ad essere stata proprietaria di una società che si occupava di negoziazione.

Autore: Susan Cain
Titolo:
Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare.
Editore: Bompiani
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 424
Prezzo: 17 euro