Manuale di controeducazione. Firmato Paolo Mottana

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Un piccolo (ma dirompente) manuale di controeducazione per far risorgere la speranza, specialmente nelle nuove e future generazioni, di riuscire a fuggire da quelle gabbie che la cultura dominante, in primis il sistema scolastico, ha creato per ognuno di noi.

Dentro le quali siamo destinati a rinchiuderci una volta sottomessi alle leggi e all’ideologia dell’utilitarismo infinito, dell’essere costantemente redditizi e produttivi in ogni situazione e relazione, completamente assordati e assuefatti dalle gazzarre dello spettacolo e dei consumi.

Paolo Mottana – fondatore del gruppo “Immaginale all’Università Bicocca di Milano teso alla ricerca diuna visione in grado di resistere all’inflazione di “idoli” e simulacri che l’oscenità del visibile oggi celebra quotidianamente” – nel Piccolo manuale di controeducazione (Mimesis, 2012) chiama sul banco degli accusati, prima di ogni altro, la scuola che ha la colpa mortale di riflettere un sistema educativo allineato da decenni alle richieste di un potere economico e politico, di un capitalismo totale e totalizzante che impone l’utilitarismo e la strumentalità come i soli principi validi per interpretare e vivere la realtà. Per Mottana tutto questo è difficile chiamarlo ancora educazione. La scuola gli appare come una tomba dell’immobilità e della noia che al posto di insegnare ad essere liberi, ammansisce alla condizione di servi “emarginando sistematicamente e perversamente le facoltà intuitive e immaginative, della curiosità, della potenza espressiva e creatrice del corpo e delle emozioni, della pregnanza insostituibile dell’esercizio di pratiche concrete e reali”.

Il risultato finale è l’omologazione, la massificazione, l’appiattimento culturale, quando, all’opposto, secondo l’autore, l’obiettivo della nostra esistenza dovrebbe essere quello della ricerca della “differenza” “che produce novità, movimento, altra differenza”. Il libro di Mottana è un disperato e rivoluzionario assalto alla vitalità ed alla creatività che si riflette in un stile di scrittura “espressionista”, novecentesco e poetante, poco tecnico, poco ancorato al codice terminologico dell’attualità, erudito, ricco di citazioni, di poesie e opere note: anzi, più uno stile di vita che – a differenza di tanta pedagogia accademica – restituisce possibilità e brulichii vitali all’oggetto di cui tratta affinché l’ “educazione” cominci ad essere concepita non più come un grigio sistema di regole e codici,  bensì come uno sguardo “contemplativo” atto a cogliere i tanti mondi possibili, le innumerevoli “occasioni di sapere ancora vive, palpitanti”.

Un manifesto di controeducazione che risvegli i corpi, la natura, gli oggetti, ciò che si pensa, dalla presa del potere, dalla mortificazione delle coscienze, dai consumi, costumi e bisogni imposti, nel quale non vengono proposte formule pedagogiche alternative, anche perché probabilmente la pedagogia vera è quel gioco speciale e misterioso la cui posta, alla fine, è proprio la scomparsa della pedagogia stessa. Un ritorno all’incontaminazione del pensiero che passa anche per la liberazione sessuale, la rimozione dei vincoli ipocriti alla passione e all’emozione imposti da un sistema sociale e familiare che tratta la sessualità giovanile quasi come una malattia, un pericolo e per questo ha forgiato un odioso repertorio di metodi repressivi. Che passa per la riscoperta del rapporto con la natura, con l’ecosistema ambientale emarginato e compresso dalle automobili, dal cemento e dai centri commerciali.

Un piccolo grande libro “per scuotere la polvere, il cemento e il gesso che soffocano i sensi, i corpi e i gesti nei reclusori scolastici, negli obitori del sapere e negli annessi feretri in forma di libro, così come troppo spesso anche negli attori al perenne tramonto della gran tragicommedia dell’educazione”. “Per rovesciare credenze ossificate, ideologie aberranti e poteri inamovibili e ritrovare l’appetito bruciante, sessuato e nervoso di capire, di fare e di pronunciare il violento sì alla vita che le nostre diseducazioni ci hanno intimato di tacere.”

Paolo Mottana parla, scrive e cerca di diffondere una filosofia dell’educazione e dell’immaginazione incarnata e trasgressiva all’Università di Milano Bicocca e all’Accademia di Brera. Tra i suoi ultimi lavori: Antipedagogie del piacere: Sade e Fourier e altri erotismi(2008), L’immaginario della scuola (a cura di), (Mimesis, 2009), L’arte che non muore (Mimesis, 2010), Eros, Dioniso e altri bambini. Scorribande pedagogiche (2010).

Autore: Paolo Mottana
Titolo: Piccolo manuale di controeducazione
Editore: Mimesis
Anno: 2012
Pagine: 122
Prezzo: 12 Euro

Articolo di Gaetano Farina