Il ritorno di Jean C. Grangè. Arriva “Amnèsia”

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Un grandissimo thriller che non molla la presa fino all’ultima pagina. Un’indagine sui meccanismi sconosciuti dalla mente umana. Jean Cristophe Grangè torna in libreria con un nuovo avvincentissimo romanzo, Amnèsia, edito da Garzanti.

Bordeaux: il dottor Mathias Freire, psichiatra, viene svegliato nel cuore della notte per il ritrovamento di un uomo un stato confusionale sulla banchina di una stazione. L’uomo, un colosso, stringe in mano un elenco telefonico sporco di sangue e una chiave inglese, non è ferito ma non ricorda nulla del suo passato, neppure il suo nome. Lo psichiatra lo accoglie in clinica e gli da un riparo per la notte, in attesa di scoprire qualcosa di più sul suo conto. E ignorando che, a poca distanza dal gabbiotto in cui è stato ritrovato il suo paziente, un cadavere giace sul fondo di una fossa.

Ma la scena del crimine che si presenta agli occhi del giovane commissario Anais Chatelet non è una delle solite: il cadavere ha infatti, incastrato a forza sul cranio, l’enorme testa di un toro. Una scena allucinante, e il cadavere ricorda in tutto e per tutto il mitologico Minotauro. Anais inizia le sue indagini e scopre ben presto che sulla scena del crimine c’era qualcuno, qualcuno che potrebbe essere un semplice testimone o l’autore materiale del delitto, ma che non è in grado di dare risposte: il paziente di Freire. Tra lo psichiatra e la poliziotta scatta subito un’intesa particolare, ma nulla si concretizza: i due sono dalla parte opposta della barricata, Freire tutela il suo paziente, Anais è in cerca della verità. Dopo qualche giorno qualcosa si smuove, e il colosso comincia a ricordare qualcosa, tra cui il suo nome, da dove arriva, il nome della sua compagna, ma nulla su quanto è accaduto la notte del ritrovamento.

Freire indaga sui ricordi del paziente, ma si rende ben presto conto che, nonostante l’uomo ci creda fermamente, non c’è nulla di vero in ciò che racconta. Il dottore riesce comunque a risalire alla compagna dell’uomo, e decide di riaccompagnarlo a casa senza avvisare la polizia. Una volta ricongiunto alla compagna, il paziente comincia a ricordare la sua vera identità, e Freire riesce finalmente a formulare una diagnosi: fuga psicogena, un’alterazione della memoria che cancella completamente i ricordi e ne costruisce di nuovi in seguito a un forte trauma. La diagnosi per Freire non è però motivo di soddisfazione. Il caso di Patrick – così si chiama lo smemorato – gli causa un malessere inspiegabile, gli porta alla mente immagini relative a un passato che lui non ricorda, fotografie mentali terrificanti di una donna uccisa. Freire comincia a interrogarsi sul suo passato: dov’è stato prima di arrivare alla clinica di Bordeaux? Perché la sua casa è così vuota e impersonale e nessuno, nonostante sia nuovo della città, sembra aver stretto con lui un rapporto che vada oltre il lavoro? Freire torna da Patrick per cercare di fare chiarezza, ma una volta arrivato al paesino in cui l’uomo e la compagna vivono ha una brutta sorpresa. Due uomini lo hanno seguito e freddano la coppia a fucilate.

Lo psichiatra fugge, ma è sempre più convinto che nel suo passato ci sia qualcosa di strano. Una volta arrivato a casa, scopre che Mathias Freire non esiste: la documentazione è falsa, nella clinica dove, stando ai suoi ricordi, avrebbe lavorato prima di Bordeaux nessuno si ricorda di lui, non ha amici né parenti cui telefonare. Chi è dunque Mathias Freire? Uno psichiatra sicuramente, perché le conoscenze sono quelle, e lui ha effettivamente esercitato. C’è un’unica spiegazione: che anche lui sia vittima di una fuga psicogena, scatenata da chissà quali eventi, e che i killer del suo paziente siano anche sulle sue tracce. Freire comincia allora un’indagine del suo passato, ostacolato dal fatto di essere ricercato dalla polizia per il delitto de Minotauro a causa della presenza delle sue impronte sulla scena del delitto, ma difeso dal commissario Chatelet, che non crede nella sua colpevolezza. La sua ricerca della verità si snoda tra i bassifondi di Marsiglia, il mondo chic e sfavillante dei single parigini e l’ambiente underground di Nizza, luoghi in cui Freire insegue sé stesso compiendo un percorso a ritroso verso l’origine, cercando a sua prima identità, quella da cui tutto è partito, e svelare finalmente il mistero.

Chiudendo Amnesia, il lettore ha la conferma di aver speso in maniera egregia il proprio denaro: Jean Cristophe Grangé è una garanzia. Nei suoi libri sono presenti tutti gli elementi che trasformano un giallo in un thriller d’autore: l’originalità della trama, la scrittura evocativa, piena ma mai retorica, il modo magistrale in cui l’autore conduce attraverso la storia, mantenendo la tensione – e l’attenzione – alta fino all’ultimissima pagina, la perfetta chiusura del racconto, i dialoghi e  il modo in cui tratteggia la personalità dei protagonisti rendono Grangé il più grande thrillerista europeo, perfettamente in grado di competere con i maggiori esponenti americani. I lettori sono avvisati: Grangé dà dipendenza, e una volta aperto sarà difficile posare il libro prima di averlo terminato.

Jean-Christophe Grangé è autore di romanzi di grandissimo successo che hanno ampliato i confini del thriller tradizionale. I fiumi di porpora(Garzanti 1999), un best seller internazionale tradotto in venti lingue, nel 2000 è diventato un film, diretto da Mathieu Kassowitz con Jean Reno e Vincent Cassel, che si è imposto subito all’attenzione del grande pubblico. Per Garzanti ha pubblicato anche Il volo delle cicogne e Il concilio di pietra (2001).

Autore: Jean Cristophe Grangé
Titolo: Amnèsia
Editore: Garzanti
Anno: 2012
Pagine: 752
Prezzo: 19,60 Euro

Articolo di Andrea Francesca Barsanti