In epigrafe al volume collettaneo “Questo nomade nomade mondo” (Il Mulino, 2011) la curatrice Isabella Gagliardi, medievista a Firenze, premette una considerazione, paradossale vista la paternità, di Bruce Chatwin a Pascal, la ben nota considerazione che l’infelicità dell’uomo dipende dal “non sapersene stare quieto”.
Peraltro, Adelphi qualche anno fa dette un titolo inequivocabile a una raccolta di scritti vari dell’ottimo inglese, Anatomia dell’irrequietezza. Gli è che del viaggio gli umani non hanno saputo/potuto fare a meno. Gagliardi perciò mette insieme una piccola serie di studi intorno all’argomento, tenendolo dentro una varietà ampia di accezioni, non solo letterali evidentemente. Peraltro la contiguità (o almeno la metaforizzazione) del viaggio con la letteratura è fatto ovvio e acquisito da sempre, basterebbe una rapida ricognizione enciclopedica fra i poemi fondativi di civiltà lontanissime fra loro. Ma la caratteristica del volume, nato a margine di un seminario accademico, è di percorrere – il caso di dire – rotte inconsuete, viaggi non sempre noti al grande pubblico, mappe eccentriche e, non ultimo, motivazioni “all’andare” non comuni. Intanto, la collocazione storica è cinta quasi interamente dentro il medioevo, periodo che nonostante la ricca produzione storiografica degli ultimi decenni continua a essere meno conosciuto. Principiando dalle sue avvisaglie, dalla disfazione dell’impero romano, e dal viaggio periglioso dell’imperatrice Galla Placidia (prima ancora prigioniera e poi regina dei Visigoti) che dopo la morte del fratellastro Onorio, da Costantinopoli nel 423 d.C, raggiunge faticosamente Ravenna. Ad avviso di Baldassarre Regina è probabile che la traversata fu davvero tempestosa – nei mosaici della basilica di San Giovanni Evangelista le immagini di onde e naufragi non possono essere casuali.
Interessante poi il saggio di Ilaria Sabbatini sul pellegrinaggio penitenziale, viaggio certo non di piacere essendo peraltro i rei costretti a percorsi immani con catene di ferro. In origine, i penitenti erano condannati a “una perpetua vagatio, un vagabondaggio espiatorio che si identificava con l’esilio”. In un fase ulteriore, a Medioevo praticamente tramontato, il potere romano, papale, assume un ruolo centrale nel perdono (così il giro delle “sette chiese”).
Non mancano i francescani convinti di dover persuadere il Nuovo Mondo della bontà della loro religione e perciò decisi ad affrontare l’Atlantico per sbarcare in Messico, o il dinamismo leggendario delle cavalcate nelle steppe asiatiche delle popolazioni tataro-mongole, diversamente interpretate dagli occhi stranieri e diseguali di Ibn Battuta (“Chi non viaggia, non conosce il valore degli uomini”) e di Giovanni di Pian Di Carmine. Il viaggio insomma sospeso fra storia negletta o mitica, avventura o letteratura – ce lo ricordano i resoconti dell’ebreo spagnolo Beniamino da Tudela che scrisse di luoghi, affari e comunità ebraiche incontrate lungo diversi anni di peregrinazioni dalla Provenza alla Persia (siamo nel dodicesimo secolo). O l’attraversamento perentorio, imperioso dell’immaginario europeo – nella fattispecie del teatro – di una figura come quella di Tamerlano. E non ultima, va da sé, la Comedìa dantesca e l’infinito commento su di essa.
Isabella Gagliardi, laureata a Siena, si è perfezionata alla Scuola Normale di Pisa ed è ricercatrice in Storia medievale presso l’Università di Firenze. Si occupa di storia della religiosità. Tra le monografie pubblicate si segnalano: “Santi frati e corpi santi. Il Beato Antonio (Patrizi) da Monticiano” (2002), “‘I Pauperes Yesuati’ tra esperienze religiose e conflitti istituzionali” (2004), “Li Trofei della Croce. L’esperienza gesuata e la società lucchese tra Medio Evo ed Età Moderna” (2005) e “Sola con Dio. La missione di Domenica da Paradiso nella Firenze del primo Cinquecento” (2007).
Autore: a cura di Isabella Gagliardi
Titolo: Questo nomade nomade mondo
Editore: Il Mulino
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine 241
Prezzo: 19 euro