Il Boccaccio di Dario Fo

boccariv-ecorrettoMentre Wody Allen annuncia che si appresta a girare la prossima estate a Roma un film ispirato alle vicende del Decamerone, esce in libreria – riscuotendo già alla sua apparizione, com’era facilmente prevedibile, un notevole interesse – un “Boccaccio riveduto e scorretto” (Guanda 2011) curato da Dario Fo.
Sembra dunque che questo classico della nostra letteratura stia di nuovo per essere riscoperto. Come ci ricorda lo stesso autore nella sua introduzione, l’iniziale enorme successo che “destò la sorpresa risentita dei letterati di buon rango dell’epoca“, è durato nei secoli, pur sotterrato più volte a partire dal Seicento (con illustri accademici in testa) fino ai nostri giorni. E ci ricorda anche che uno straordinario uomo di cultura e spregiudicatezza quale Pier Paolo Pasolini, sensibile al valore di questo ” narratore di conte” alle sue favole, dedicò un film” “Boccaccio” dichiara Foè stata per me una grande scoperta acquisita anni ed anni dopo l’Accademia. E’ a quel punto che mi è apparsa evidente tutta la potenza di questo autore“.

Boccaccio, spiega Fo, ha infatti determinato una vera e propria rivoluzione, non solo nella scrittura dei racconti, ma soprattutto nel teatro, “riuscendo a superare la dicotomia, fino allora esistente, fra le rappresentazioni buffe e quelle tragiche, fra gli svolgimenti allegorici e quelli impostati sulla realtà e la cronaca. Da questa impostazione libera dell’assetto narrativo e, quindi, dalle stesse opere del Boccaccio che in seguito hanno tratto in maggior numero idee, situazioni sceniche e interi racconti gli autori della Commedia dell’Arte e i protagonisti di quello straordinario rinnovamento del teatro che si ebbe in tutta Europa, a partire dagli elisabettiani, Shakespeare in testa. E porta, a dimostrazione, l’esempio proprio del grande drammaturgo inglese che, nel suo “Cymbeline”, riproduce non solo situazioni ma anche luoghi e dialoghi e mette in scena gli stessi personaggi, con nomi leggermente variati, della storia di Ginevra descritta nel Decamerone.

Il libro, oltre che richiamare la centralità del ruolo storico del Boccaccio nella storia e nella cultura del teatro europeo, è una rivisitazione, ricca di osservazioni critiche, storiche e culturali, di alcune delle cento novelle del capolavoro del Boccaccio. Lo stile narrativo inconfondibile e le riproduzioni dei suggestivi, coloratissimi disegni e dipinti dell’autore sui temi trattati, accrescono la godibilità e l’interesse del testo.

Dario Fo è nato ottantacinque anni fa a San Giano in provincia di Varese, dove il padre era capostazione. Nell’arco di oltre sessanta anni di attività si è cimentato nei ruoli di drammaturgo, attore teatrale e cinematografico, scrittore, scenografo e costumista. In una recente intervista ad Antonio Gnoli parlando della sua infanzia, della sua formazione e delle sue scelte, ha raccontato: “Sono nato a San Giano, una terra di fabulatori meravigliosi. Da quelle parti c’era una vetreria dove ogni anno si davano appuntamento da tutta Europa i soffiatori di vetro. Arrivavano con le loro famiglie, comunità intere che si spostavano e ciascuna aveva i loro raccontatori. A dieci anni ho capito il valore delle lingue, dei dialetti e delle storie che venivano narrate. Fu un apprendistato, un’educazione all’insolito e al trasgressivo. Ma io volevo dipingere perché questa era al mia passione. Frequentai il liceo artistico e poi l’Accademia. Furono otto anni durante i quali tutte le mattine prendevo il treno per Milano e tutte le sere tornavo al mio paese . Sul treno ho avuto la mia formazione di autore: recitavo su richiesta e mi consideravano bravissimo. Ma non potevo fare a meno della pittura. Frequentavo Brera ma alla fine – anche per una crisi legata ad un malessere interiore – il teatro ha avuto la meglio”. Debutta negli anni cinquanta in un trio, formato da Franco Parenti, Giustino Durano e da lui stesso, recitando con successo testi satirici. E’ l’inizio di una lunga e fortunata  carriera che lo porterà, tra trionfi e censure, a venire rappresentato in tutto il mondo con commedie politiche che attingono alla cultura popolare ed alla cronaca di tutti i giorni. “E sa cosa é stato il mio successo?” dice nell’intervista citata “Trasgredire, portare un vento di novità, rompere con i canoni fino ad allora dominanti sul mondo della cultura”. La sua fama è legata ai suoi testi teatrali di satira politica e sociale legati alla cronaca ma che,anche a distanza di anni, conservano intatti la forte carica satirica ed anticonformista. Nel 1997 viene insignito del Premio Nobel per la letteratura.

Autore: Dario Fo
Titolo: Il Boccaccio riveduto e scorretto
Editore: Guanda
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 22 euro
Pagine: 445