Blanchard close: i versi del poeta dell’invenzione

blanchard-closeLa capacità di guardare ti ha fatto poeta“. Nella splendida cornice della casetta rossa della Garbatella, a Roma, le parole di commento di Andrea Viviani sul nuovo libro di Matteo Chiavarone, “Blanchard close” (Giulio Perrone editore, 2011) introducono e soddisfano allo stesso tempo. Ieri, martedì 7 giugno 2011, l’autore romano ha presentato la sua silloge discutendo con Paolo Rigo, autore di “Anima piange” (Edizioni della Sera, 2011) ed il già citato Viviani, linguista.


Una prova matura
. Se è vero che “Vedere e udire: altro non deve il poeta”, Chiavarone lo fa molto bene. Dipinge, con l’estro del giocoliere, una lirica forte ed al tempo stesso freddo che chiude i versi finali con una calma quasi invidiabile, profetica. Un poeta, come ricorda Antonio Spadola nell’introduzione, il cui sguardo “si pone sempre con minuziosa sensibilità su realtà diverse” e dove “gli oggetti del quotidiano diventano quasi dei pascoliani correlativi oggettivi di sensazioni e stati d’animo che mal si esprimono per mezzo del linguaggio codificato“.

La forza del lirismo
. E’ Paolo Rigo a concentrare il suo intervento sulla poetica “biblica” di Chiavarone, che dà l’idea di “uomo della strada che cammina sulla strada“, con una sorprendente capacità di sintesiche va dritta ai fianchi e che preme forte“. Uno stile crudo e diretto ma che tende, inevitabilmente per chi ha già potuto leggere “Gli occhi di Saturno” (Giulio Perrone, 2006) verso la sublimazione.

I versi da non spiegare
. Viviani elogia il poeta romano, concordando sul concetto espresso nel componimento 25, “Miss Poesia“, dove si materializza la critica al noto Zeichen: /io vorrei vomitargli Ezra Pound, dirgli che non si deve spiegare alcun verso…/. Quello che caratterizza soprattutto “Blanchard close” è l’uso “originale della lingua su elementi noti“. In questo possiamo annoverare Chiavarone come “poeta dell’ignoto, poeta sbagliato (l’io lirico si definisce un uomo che parla poco e male), poeta relazionale (nel componimento 33 si ripete sette volte un’anafora), poeta del carnaio e della violenza inutile“.

Il lavoro sulle parole
. “Non sono un poeta di getto“, afferma Chiavarone dopo i commenti di elogio dei colleghi. La stesura finale è frutto di una revisione continua e meticolosa sull’uso delle singole parole.

Matteo Chiavarone è nato e vive a Roma. Cofondatore di Flanerí (www.flaneri.com) ha lavorato e collaborato con diverse realtà editoriali e culturali (Giulio Perrone Editore, IlRecensore, Ghigliottina); per il marchio Perrone Lab ha ideato e curato la collana Lab City Lights. Gli occhi di Saturno (Perrone, 2006) è stata la sua prima raccolta. Suoi articoli, recensioni ed interviste sono apparsi su diverse testate. Il suo sito è www.matteochiavarone.com

Autore: Matteo Chiavarone
Titolo: Blanchard close
Editore: Giulio Perrone
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 10 euro
Pagine: 80

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