Paolo Liguori indaga sull’Irpiniagate

il-terremoto-della-ricchezzaIrpinia, novembre del 1980: tragedia, catastrofe, dramma, dolore. E miseria. Pochi istanti e la provincia di Avellino ha gli occhi di tutta Italia addosso. Occhi che piangono, si impietosiscono. In questo groviglio di emozioni, ci sono sempre loro: gli sciacalli. A sfruttare l’occasione e far divenire una carneficina, un territorio opulento. Paolo Liguori dal 19 al 27 novembre 1988, allora inviato del “Giornale”, in “Il terremoto della ricchezza” (Mursia, 2009) confeziona un’inchiesta in 5 puntate sulla speculazione.

Il fatto. Il 23 novembre 1980 un sisma di magnitudo 7 della scala Richter devasta l’Irpinia. È catastrofe: i morti sono 2.914, più di 280mila gli sfollati. Gli aiuti, anche internazionali, sono davvero generosi per un giro d’affari pari a 63mila miliardi di lire. La “pioggia d’oro” scatena banchieri, imprenditori e politici, cancellando il tessuto economico preesistente e creandone uno nuovo. La prima inchiesta sul terremoto più ricco del mondo.

L’inchiesta. Liguori non ha peli sulla lingua, fa nomi, riporti fatti, si basa sui dati. “Il terremoto della ricchezza” vive ancora di contributi statali, soldi che il Friuli (devastato da un tremendo sisma soltanto quattro anni prima) nemmeno ha sognato di ricevere. La differenza sostanziale è nella sostanza dei cambiamenti che registriamo oggi con i paesini friuliani (Osoppo, Gemona del Friuli e altri) completamente ricostruiti in perfetto rigore antisismico: dall’altra parte il territorio irpino che, malgrado, il flusso “disordinato” di soldi ricevuto ha ancora una situazione, dal punto di vista abitativo, di disagio.

Il governo della ricchezza. A capo c’è Ciriaco De Mita, presidente del Consiglio in quel caldo 1980. L’intervento a favore dei terremotati irpini è una “pioggia di aiuti” che “cancella il tessuto economico preesistente, creandone uno radicalmente nuovo”. Presupposti nuovi, sviluppo diverso, ricchezza potenziale: un investimento di 63mila milardi. Quello che si creò in Irpinia, come afferma Liguori, fu “un’economia florida e senza crisi, un modello di sviluppo che non teme concorrenza“.

Un reportage giornalistico breve ma puntuale, che ha il sapore del giornalismo tutto penna e taccuino, coraggio e lealtà. Il libro di Liguori si inserisce nella colonna “Inchiostri” lanciata quest’anno da Mursia editore con altri tre titoli in catalogo: “Gli arricchiti all’ombra di Palazzo Venezia” di Silvio Bertoldi, “Da Milano a Dongo. L’ultimo viaggio di Mussolini” di Paolo Monelli e “Viaggio in Versilia. L’estate del boom” di Gian Carlo Fusco.

Paolo Liguori (1949) ha scritto per «Lotta Continua», il «Giornale di Sicilia», «il Giornale». È stato direttore del settimanale cattolico «Il Sabato», del «Giorno» e di Studio Aperto. Attualmente è alla testa del TGcom.

Voto: 6,5
Autore: Paolo Liguori
Titolo: Il terremoto della ricchezza. Inchiesta sull’Irpiniagate
Editore: Mursia
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 10 euro
Pagine: 104