Libri come: ricordo di Antonio Tabucchi

Di tutto resta un poco. Letteratura e cinemaLo scorso sabato 16 marzo alle ore 12 presso lo Spazio Risonanze dell’Auditorium Parco della Musica di Roma all’interno della quarta edizione di Libri come (14/17 marzo 2013) ha avuto luogo l’incontro Come Tabucchi. Un omaggio. La Festa del libro e della Lettura per ricordare Antonio Tabucchi (Vecchiano, Pisa 24 settembre 1943 – Lisbona 25 marzo 2012) a un anno dalla sua scomparsa.

L’indimenticabile scrittore italiano era legato da grande passione per il Portogallo ed era il maggior conoscitore, critico e traduttore dell’opera del poeta Fernando Pessoa. Erano presenti Paolo Mauri, Paolo Di Paolo, Romana Petri, Andrea Bajani. Il critico letterario Mauri tra le altre cose ha ricordato uno dei suoi tanti incontri con Tabucchi (aveva conosciuto lo scrittore nel 1978 quando era stato pubblicato C’era una volta un piccolo naviglio che Mauri aveva recensito) avvenuto a Vecchiano nel cortile – giardino della casa di Tabucchi in una tarda estate degli anni Ottanta. “Antonio aveva preso uno dei suoi quaderni simile a quelli che si usavano a scuola una volta e mi aveva letto Donna di Porto Pim, questo bellissimo racconto ambientato nelle isole Azzorre. Arrivato alla fine Antonio mi aveva detto «non so con chi pubblicarlo». Io gli avevo risposto «guarda, ascoltando la tua lettura penso che sia un libro perfetto per La memoria di Sellerio».

Allora la collana era nata da pochi anni ed era ancora materialmente diretta da Leonardo Sciascia, piccoli libri che si erano subito imposti all’attenzione dei lettori italiani per la felicità delle scelte, per la bellezza della grafica ma anche per la loro consistenza. Libri che volevano essere piccoli ma grandi nello stesso tempo. Conoscevo Elvira Sellerio e quindi li misi in contatto. Da lì nacque quella che fu una grande amicizia tra Elvira e Antonio”.

La scrittrice, critica letteraria, traduttrice e editrice Romana Petri è riandata con la memoria a quando conobbe Antonio Tabucchi. “Ho conosciuto Antonio fisicamente nel 1992, ma già dal ’90 avevamo iniziato a scambiarci delle lunghissime lettere e qualche telefonata. All’epoca non c’erano le mail e quindi quando si voleva avvicinare uno scrittore si scriveva alla sua casa editrice, io scrissi alla Feltrinelli e dopo un certo periodo di tempo Antonio mi rispose”.

La signora Petri che ha condiviso con Tabucchi la grande passione geografica e culturale per la terra lusitana ha proseguito nel suo racconto. “Gli avevo scritto che mi piacevano tantissimo i suoi libri e che avevo intenzione di partire per il Portogallo e per le Azzorre e che desideravo avere da lui qualche consiglio. Antonio mi scrisse una lunghissima lettera contenente un lungo itinerario. Ci siamo conosciuti due anni dopo in un agosto caldissimo. Quando arrivai a Vecchiano portando con me il suo libro da me preferito Requiem, finalmente conobbi lo scrittore che avevo tanto amato. Quando lui mi aprì la porta mi accorsi che Antonio era diventato simile a un uomo portoghese, la sua era una malinconia atlantica anche se Tabucchi non aveva mai abbandonato il furore italiano. Pranzammo tardissimo, verso le 15,30 – 16, perché Antonio mangiava sempre a quell’ora. Dopo pranzo mentre lo scrittore andava a riposarsi io lessi le bozze di Sogni di sogni, libro che in seguito ho amato tantissimo. Il più grande insegnamento che mi ha lasciato Antonio è che le scuole di scrittura non servono a niente. O hai talento o se non ce l’hai non te lo darà niente e nessuno. Antonio era molto colto, i nostri argomenti preferiti erano la filosofia e la tragedia greca. Il bello della letteratura di Tabucchi era il suo “non finito” perché il suo scopo (che poi è lo scopo della grande letteratura) è quello di “inquietare chi legge”.

Io gli dicevo sempre che lui aveva “il dono del mito tragico” perché quando un romanzo di Tabucchi finiva il suo personaggio principale non si consolava mai solo ed esclusivamente attraverso una ricompensa di tipo terreno delle sue sofferenze ma aveva quella capacità di consolarsi sempre un po’ metafisicamente. Tabucchi aveva la capacità straordinaria di lasciare la porta aperta, quando Antonio terminava di scrivere un suo romanzo lui diceva sempre “a me piace che il lettore quando finisce un mio libro abbia la possibilità di finirselo da sé. Mi piace che il libro continui”.

Andrea Bajani, del quale è appena uscito Mi riconosci (Feltrinelli) dove lo scrittore racconta la sua amicizia con Tabucchi, ha precisato che “con la morte un anno fa di Tabucchi è scomparso uno degli ultimi esemplari di scrittori che con il tempo volevano essere in relazione e anche uno degli ultimi intellettuali a cui l’industria culturale e la società riconosceva il peso delle parole quando Tabucchi interveniva. Antonio era una specie di personaggio” ha proseguito Bajani “ricordo quando mi lesse la poesia La tabaccheria di Pessoa in portoghese di notte a Lisbona. Facevo fatica a capire chi era chi. In certe foto Tabucchi sembrava Pessoa”. Paolo Di Paolo ha dichiarato che per lui Antonio Tabucchi è stato un autore fondamentale. “Anche soltanto avendo sfiorato i suoi libri si può sapere cosa significa l’atmosfera, la corrente elettrica che c’è e che segue i libri in quanto tali. Per cui noi possiamo aver sfiorato soltanto Pereira, perfino il film che pure lo tradisce come tutti i film hanno il diritto di fare… Ho sempre considerato inarrivabile la scrittura di Tabucchi, perché senza perdere niente della forza del linguaggio l’autore è riuscito a non contorcere il linguaggio (come ci aveva abituato il Novecento) e quindi a renderlo – credo che sia stata una parola che gli piaceva – liquido. Come accade qua: “La notte, in queste latitudini, cala all’improvviso, con un crepuscolo effimero che dura un soffio, e poi è buio. Io devo vivere soltanto in questo breve spazio di tempo, e per il resto non esisto. O meglio, ci sono, ma è come se non ci fossi, perché sono altrove, anche lì, dove ti ho lasciata, e poi dappertutto, in tutti i luoghi della terra, sui mari, nel vento che gonfia le vele dei velieri, nei viaggiatori che attraversano le pianure, nelle piazze delle città, con i loro mercanti e le loro voci e il flusso anonimo della folla. È difficile dire come è fatta la mia penombra, e che cosa significa. È come un sogno che sai di sognare, e in questo consiste la sua verità: nell’essere reale al di fuori del reale”. Messaggio dalla penombra da Si sta facendo sempre più tardi. Romanzo in forma di lettere (Feltrinelli 2001).

Per ricordare e celebrare Antonio Tabucchi a un anno dalla sua morte il 20 marzo uscirà il volume postumo Di tutto resta un poco. Letteratura e cinema a cura di Anna Dolfi (Feltrinelli, pagg. 304, euro 20). Nel libro lo scrittore tocca i grandi temi dell’invenzione artistica, del gusto, della poesia, del canto e del racconto cinematografico. Tabucchi parla anche di tutti quegli scrittori che lo hanno ispirato e formato: Fernando Pessoa, Rudyard Kipling, Jorge Luis Borges, Julio Cortázar, Primo Levi, Mario Vargas Llosa.

Antonio Tabucchi è una raccolta dei suoi scritti: Donna di Porto Pim, Notturno indiano, I volatili del Beato Angelico, Sogni di sogni introdotti da Paolo Mauri (Sellerio, pagg. 282, euro 16). Il 25 marzo su Rai Storia, Digitale Terrestre, alle 18,30 andrà in onda La vita non basta un autoritratto involontario di Paolo Di Paolo e Alessandra Urbani per la regia di Daniela Mazzoli.