Italia: il Paese fragile per Marco Revelli

poveri-noiL’Italia è un paese fragile: sotto il profilo sociale, per i processi in atto di progressivo impoverimento e di crescente disuguaglianza; sotto il profilo morale, dal momento che soffre di una scarsa tenuta dei suoi sentimenti collettivi e dei valori condivisi; sotto il profilo politico, infine, a causa di una classe dirigente sempre più distante dalle istanze dei cittadini. Marco Revelli affronta questo tema nel libro “Poveri, noi” (Einaudi, 2010).
Tuttavia, sostiene l’autore, questa realtà è nascosta all’opinione pubblica dalla rappresentazione rassicurante ed illusoria fornita da buona parte del sistema mediatico e del suo indotto politico.

A contraddire tale immagine è il crudo linguaggio dei numeri, ovvero delle statistiche, nazionali ed internazionali, che descrivono, al contrario, un paese “dal profilo piatto, da livello inferiore della graduatoria europea, con una società grigia, bloccata in basso, con aree ampie di sofferenza, e settori più estesi di declassamento e di disgregazione”. Nell’altra narrativa sono ignorati, in particolare, i poveri, i nuovi poveri, gli impoveriti, spesso occulti e silenziosi, di cui si é occupata in questi anni la Commissione di indagine sull’esclusione sociale (diretta tra il 2007 ed il 2010 dallo stesso autore) dal lavoro  della quale deriva buona parte del materiale documentario utilizzato nel libro.

Secondo le rilevazioni ufficiali, sono ben un milione 126mila nel nostro paese le famiglie  povere “in senso assoluto”, intendendosi con tale definizione quei gruppi sociali che non hanno effettivo accesso a beni e servizi giudicati essenziali per condurre una vita dignitosa. Un esercito impressionante, che una recente indagine Istat ha cercato di scomporre nei gruppi più significativi, evidenziando un nuovo tipo di povertà in “un quadro inaspettato e per molti versi sconvolgente”. Risulta, infatti, che, se una parte consistente degli “assolutamente poveri” (circa metà dei nuclei familiari) è data da una tipologia familiare tutto sommato scontata, composta da figure ai margini della vita sociale e soprattutto del mercato del lavoro, l’altra  metà è, invece, formata da famiglie  di lavoratori, in cui il lavoro è presente in modo significativo. Ciò è avvenuto, sottolinea l’autore, a seguito di un costante deterioramento dei livelli retributivi soprattutto nell’ultimo decennio nel corso del quale i salari italiani che nel 2000 erano quattro punti al disopra della media europea sono oggi otto punti al di  sotto.

Nella graduatoria, poco sopra agli ufficialmente poveri, si colloca la grande massa, in costante crescita, degli “impoveriti”. Sono tali i 19 milioni di persone che non possono essere definite tecnicamente povere per il livello di reddito e di consumo ma che, della povertà o “della minaccia di povertà portano le stigmate”. Si tratta di quasi 4 milioni di persone che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, i 3 milioni e mezzo di individui in difficoltà per le spese della vita quotidiana, i quasi sei milioni di c.d.” vulnerabili” che sono tuttavia dichiaratamente in difficoltà. E inoltre la descrizione di tutta una serie eterogenee di figure sociali e di profili culturali, spesso distanti fra loro, mette in evidenza quanto ormai sia ampia e diffusa nel nostro paese la condizione di precarietà, di coloro che sono in bilico tra alti standard di consumo e il baratro dell’indigenza.

In conclusione, l’autore sottolinea come il progressivo impoverimento del Paese abbia cambiato la struttura stessa della compagine sociale: dal profilo “a botte”, caratterizzato dagli estremi relativamente ristretti e da un gran corpo centrale (il ceto medio) si è in presenza ormai di  una struttura sociale “a clessidra asimmetrica” con un piccolo serbatoio in alto, un segmento centrale a collo di bottiglia ed una vasta base su cui continua a depositarsi la sabbia che cade.

Marco Revelli, nato a Cuneo nel 1947, attualmente titolare di cattedra  presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università del Piemonte orientale “Amedeo Avogadro”, ha alle spalle una lunga esperienza politica iniziatasi in “Nuova Resistenza”, movimento politico nato all’indomani degli avvenimenti del luglio 1960, per proseguire in “Lotta Continua” in cui rimase fino allo scioglimento. Notevole la sua attività giornalistica (collaboratore, fra l’altro, del Manifesto e cofondatore della rivista “Carta dei cantieri sociali” alla fine degli anni ’90) e di analista dei movimenti politici del’900 e dei processi produttivi e dei problemi del lavoro. Al riguardo, ricordiamo, tra i suoi libri, “Lavorare in Fiat. Da Valletta ad Agnelli e Romiti” (Garzanti 1969), “La destra nazionale” (Il Saggiatore,1996), “La sinistra sociale” (Bollati Boringhieri,1998) e i più recenti: “La politica perduta” (Einaudi 2003), ” Berlusconismo senza Berlusconi” (B.C. Dalai, 2006), “Destra sinistra: l’identità smarrita”( Laterza 2007) e “Controcanto”. Sulla caduta dell’altra Italia” (Chiarelettere 2010).
Dal 2007 presiede la “Commissione di indagine sull’esclusione sociale (Cies)”.

Autore: Marco Revelli
Titolo: Poveri, noi
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 10 euro
Pagine: 127