Giorni felici

giorni_feliciIn un futuro non troppo lontano Jerry e Tina vivono al di sopra delle nuvole, al 198° piano di un maxi grattacielo: si nutrono di strani cibi inscatolati, preparano i compiti su floppy disk, guardano moltissima televisione e nel tempo libero giocano con Dinky, il loro cane robot.ù

Giorni Felici” (Coniglio editore) racconta in 16 episodi slegati una possibile deriva tecnologica della realtà così come la conosciamo: Miguel Angel Martin (testi e disegni) traspone in un fumetto (nemmeno troppo) per bambini le angosce provocate dalla sua visione del Primo Mondo e così la vita apparentemente tranquilla e “normale” dei suoi due piccoli protagonisti (bambini dall’età biologica imprecisata) diventa il luogo in cui vengono denunciati i mali che affliggono l’umanità che conosciamo, germi che rischiano di crescere e distruggere ogni possibile forma di esistenza autentica.

L’espansione delle macchine ha addormentato i cuori e gli esseri viventi si sono ridotti a contenitori semi-vuoti, impegnati unicamente a recitare ciascuno il proprio ruolo sociale; il fumetto è una lunga serie di istantanee di vita quotidiana senza emozioni, che appare in tutta la sua drammaticità quando i due protagonisti si imbattono in strani personaggi organici destinati a morti improvvise, casuali, disegnate con leggerezza ed allo stesso tempo portatrici di una violenza cristallina.

E’ la vita che non rispetta se stessa, che procede costante verso un obiettivo mai realmente compreso e consuma rapidamente tutto quel che trova nei propri dintorni; Jerry e Tina sono attori inconsapevoli di una tragedia che vede trionfare un ordine di idee quasi computazionale: se il cane-androide si rompe basta sostituire le batterie, il calamaro puzza e quindi verrà gettato via da una macchina in corsa.

L’atto di accusa di Martin va nelle profondità della nostra cultura e trova nella famiglia il suo bersaglio prediletto; la “presenza” dei genitori viene percepita unicamente tramite baloon riempiti da rimproveri sterili e manifestazioni d’affetto o preoccupazione tanto fredde da far rabbrividire il lettore: mamma e papà sono fisicamente presenti, ma le loro anime sembrano momentaneamente irraggiungibili (che l’altura impedisca al loro cuore di “trovare campo” per connettersi a quello dei figli?).

L’autore è particolarmente abile a delineare i tratti di una “serenità a tutti i costi”, una specie di rete sfilacciata che rischia di spezzarsi da un momento all’altro facendo fuoriuscire il portato di ossessioni intrappolato dentro di essa.

Lo stile deformed contribuisce ad incrementare l’impersonalità dei personaggi, eppure piccoli lampi di sentimento continuano a brillare negli occhi dei due fratellini: che si tratti di gioia (Jerry trova uno strano verme intrappolato in una scatola di cozze e viene preso da un entusiasmo contagioso) o disperazione (ad esempio durante l’ennesima partenza del padre), questi rari istanti di emozione allo stato puro vanno forse interpretati come un lieve alito di ottimismo che l’autore affida alle nuove generazioni, perché cresca fino a diventare un tornado, faccia tabula rasa di ogni forma e rifondi un nuovo Ordine in cui i cani possano fare il bagno senza andare in corto-circuito.