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Materiale altamente resistente

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Materiale altamente resistente è un libro che sta a cavallo tra il romanzo e la raccolta di racconti. E in effetti ci sono quattro racconti, ma tra di loro c’è un filo che attraversa queste storie in modo così resistente che ci viene da pensare più a un romanzo corale che a una raccolta. Ed è materia forte, resistente per l’appunto, quella che maneggia Carannante. Una materia che quando prende forma dà vita al plastico di una Napoli feroce e selvaggia. Sono storie che riguardano soprattutto Napoli, perché Napoli è una città dall’anima inconfondibile, ma basta allontanare un po’ lo sguardo per vedere il panorama di una grande periferia globale. Ed è il tema della “resistenza” forse, intesa sia come durezza degli animi e delle coscienze sia come opposizione morale e civile, il tirante che dà una sostanza e un’unità alle storie.

C’è la storia di un ragazzino che vive in un quartiere periferico, uno di quelli che non sfigurerebbe in Gomorra di Garrone. Un gomitolo di palazzine dove l’unico luogo di pace è il terrazzo di casa, quello dal quale si può comunque vedere Jasmine farsi di eroina. Di eroina il padre e la madre gestiscono un florido commercio, un’attività condotta con una precisione che spacca il grammo e caratterizzata dal via vai d’intermediari dello spaccio che portano i pittoreschi (almeno per noi) nomi di L’Inglese e Il Pensionato. La normalità è vissuta all’ombra del mito del Professore ed è solo un po’ distorta dalla consapevolezza di dormire accanto a un rifugio per malavitosi, un buco scavato tra i muri. Sullo sfondo il pericolo incombente di un padre allunato e sempre in fuga, costantemente ossessionato da un mantra di sopravvivenza: fottere gli altri prima che gli altri fottano lui.

C’è anche la storia di Vincenzoblu, un bellissimo racconto che è una declinazione in chiave malata della favola di Peter Pan. Vincenzo è fermo al 1982, anno della vittoria dell’Italia ai Mondiali e momento apice della sua adolescenza. Parcheggiato all’Università da anni Vincenzo si tiene ancorato alla giovinezza con litri di botox anzitempo spalmati in faccia, un ciuffo fuori moda sempre più diradato e una maglietta blu da calciatore nazionale anni ‘80. Tra le repliche di Happy Days e le canzoni dei Queen passa le giornate organizzando furtarelli con Antonio, liceale proprio sul punto di crescere. Il tempo scorre così verso una separazione da Antonio e da soprattutto da sé stesso che Vincenzoblu non vuole e non è in grado di accettare.

Autore: Antonio Carannante

Titolo: Materiale altamente resistente

Editore: Ad est dell’equatore

Anno di pubblicazione: 2011

Prezzo: 10 euro

Pagine: 96

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Intervista Carlo Ziviello

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Perché avete deciso di diventare editori?

Ad est dell’equatore è stata fondata dai fratelli Ciro e Marco Marino nel 2008, allora poco più che ventenni. Il senso del loro sogno – e del nostro, Carlo Ziviello e Guglielmo Gelormini, che siamo entrati in società un anno dopo – si riassume in questo: “I libri sono la nostra scommessa: farli, oggi, è difficile, ma  noi  crediamo  ancora che possano inventare  il migliore  dei mondi possibili.” Da allora non è cambiato molto; fare libri è ancora una scommessa, a crederci con noi, però,  oggi si sono aggiunti altri!

Come pensate di distinguervi nel panorama editoriale italiano?

Con qualità e originalità, soprattutto.  Scegliamo strade diverse non solo come contenuti, ma anche come strategie di marketing: le bESTie, un diverso modo di permettere agli esordienti di accedere al mercato editoriale basato sulle produzioni dal basso – il crowdfunding, per intenderci – è tra questi.

Come giudicate lo “stato di salute” dell’editoria campana?

Ci sono editori storici che non sono sempre riusciti ad uscire dalla dimensione dell’editore-persona per diventare azienda, e si identificano troppo con la figura del fondatore, nel bene e nel male. Ci sono case editrici giovani e molto attive, tra cui speriamo di rientrare, che però soffrono per problemi dimensionali e finanziari. La vera criticità dell’editoria campana, e in generale del mezzogiorno, è la distanza dai centri culturali del paese: Roma e soprattutto Milano. L’editoria campana vive spesso del proprio mondo culturale – sia in termini di autori che di contatti con la stampa e i media. Una sorta di autoreferenzialità geografica che, se in termini di fecondità culturale aiuta molto – Napoli è e resta una città culturalmente molto viva –  non aiuta invece per ciò che concerne la visibilità. Quello che proviene da Napoli, se non parla di camorra o ecomafia, resta poco visibile e raramente raggiunge quel mercato che non a caso viene definito nazionale.

Come scegliete i libri (e gli autori) per il vostro catalogo?

Abbiamo un’identità editoriale precisa e decisa: colori forti, testi rapidi e taglienti, contenuti originali, storie brevi ed incisive per ciò che riguarda la narrativa, senza dimenticare le collane che trattano di indagine sociale. Prendiamo in considerazione i manoscritti che rispettano queste caratteristiche, senza dimenticare che all’autore è richiesto di impegnarsi attivamente – e soffrire, se necessario – al nostro fianco nella promozione del libro.

Quale dei vostri libri consigliereste a chi non vi conosce?

Direi tutti; abbiamo creduto in ogni singolo libro che abbiamo pubblicato; oggi, tra le novità, direi sicuramente Pane e Peperoni, autobiografia di Peppe Lanzetta in uscita ad aprile. 3 volte 10, una trilogia di racconti surreali su Maradona – che con l’icona del calciatore non hanno niente a che vedere – scritta da Davide Morganti. Tra i romanzi, Quis ut deus, di Paolo Logli, pubblicato l’anno scorso e già alla seconda ristampa. Direi anche Inferno di Gianfranco Marziano, autore cult non solo in Campania, che purtroppo però è esaurito.

Come avete definito le vostre collane?

Riporto dal nostro sito:

Virus: Romanzi e racconti lunghi per raccontare il nostro tempo attraverso la lente deformata di ciò che siamo. Romanzi pop, acidi, dai colori irreali o surreali, con in ogni caso un passo diverso rispetto alla realtà, troppo avanti o decisamente troppo indietro. Romanzi che entrano dentro, come virus appunto, e lentamente modificano il dna della vostra struttura mentale

Extras: Libri che non scorrono su un piano stabile. Che non hanno una geografia e un identità immediata. Che si collocano dovunque. Cataloghi, narrazioni multimediali, spin off. Tutto ciò che è extra collana e anche oltre.

Liquid: La letteratura alta, o altra. Poesia soprattutto. La letteratura che si mette di proposito le classifiche di vendita e il mercato alle spalle, per avere davanti una sola cosa: l emozione. Letteratura liquida, che non ha una forma immediata, letteratura del nostro tempo che si muove incessantemente, e che solo le parole possono provare a fissare.

Ni Mu: Romanzi che affondano nella realtà. In qualche modo l opposto dei Virus. Romanzi che recuperano la grande tradizione della letteratura d impegno civile, narrazioni che impattano sulle coscienze e che non smettono mai di ricordarci che la vera letteratura non e fatta per intrattenere ma per scuotere.

Cubi: Immagini che bucano la carta su cui sono stampate raccontando realtà invisibili, ora vicine, ora lontane. Che si tratti spazi deserti, periferie dimenticate o centri ipermondani, i Cubi descrivono tutto quanto l’occhio da solo non riesce a raccogliere. Viaggi fotografici che attraversano il quotidiano con curiosità e precisione, pescando nell’insolito, sciogliendo il difficile, fissando memorie.

Barbari: Saggi dal passo lungo e meditato, e instant-book  per cogliere i fermenti più immediati del nostro tempo. In ogni caso, strumenti di conoscenza perché la narrazione della realtà deve necessariamente passare per un’analisi accurata di essa. L’intento è quello di cogliere gli impulsi di ricerca nella loro forma più diretta, per informare e, se necessario, per contro informare.

E la veste grafica delle vostre collane?

Usiamo colori primari, non di rado pantoni fluo, e disegni o immagini forti. Credo sia uno degli aspetti di maggior riconoscibilità che abbiamo.

Com’è il vostro rapporto con la distribuzione e le librerie?

Abbiamo un’ottima distribuzione nazionale, PDE; con le librerie, ci aiutiamo cercando di consolidare rapporti diretti.

Fino adesso come giudicate la risposta dei lettori al vostro progetto?

Alterna: ottima dal punto di vista della visibilità o dell’attenzione. Le vendite, però, stentano a decollare; ma questo è un punto che condividiamo con molti altri piccoli editori e fortemente dipendente dalla congiuntura economica.

Cosa pensate del fenomeno dell’editoria digitale? Quali rischi e potenzialità intravedete?

Né  rischi né potenzialità. L’editoria digitale è uno strumento del tutto diverso, a nostro parere. Un nuovo modo di fruire la letteratura, che richiede a nostro parere testi diversi, studiati per strumenti diversi, e che va affrontata in modo del tutto diverso rispetto all’editoria cartacea.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Ad Aprile uscirà Mariano Baino, uno dei più importanti poeti italiani viventi, con un romanzo che definirei spiazzante. A maggio pubblicheremo due racconti neri di Giancarlo De Cataldo, in linea con lo stile dell’autore di Romanzo Criminale mentre a giugno uscirà un saggio-reportage scritto in diretta sulla rivoluzione in Libia di Lucia Goracci, inviata del TG3 in medio oriente. In prospettiva, vogliamo aprirci alla letteratura straniera, soprattutto nordamericana e sudamericana: a settembre uscirà per i nostri tipi l’opera forse più importante di Alejandro Morales, tra i maggiori esponenti della letteratura chicana mondiale, del quale tradurremo per la prima volta in italiano Caras viejas y vinho nuevo.

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