Regole d’Italia

regole-garzantiRoger Abravanel e Luca D’Agnese sono gli autori di “Regole” (Garzanti 2010). Il tema delle regole è oggi fondamentale per lo sviluppo dell’economia mondiale e lo sarà ancora di più nel futuro. In Italia questo tema è ancora più rilevante che in molti altre nazioni industrializzate. Nel nostro paese, infatti, le regole esistenti sono per lo più sbagliate ed é troppo diffusa l’abitudine dei cittadini a non osservarle. Ma perché l’Italia si trova in queste condizioni? 

Le regole giuste emergono attraverso una serie di tentativi che, per essere efficaci, hanno  bisogno di un processo che gli autori definiscono il circolo virtuoso delle regole. Si tratta di un meccanismo di aggiustamenti per approssimazioni successive del sistema normativo, “in cui una società vigile ed attiva si assicura che che le regole vengano fatte rispettare e da ciò ricava indicazioni preziose per migliorarne la qualità ed efficacia“. Insomma, può sembrare banale, senza il rispetto delle regole, le regole giuste non possono nascere. La componente essenziale del c.d. circolo virtuoso è la vigilanza da parte dei cittadini, dei regolatori, del sistema della giustizia e dei media. In Italia, invece, mancano purtroppo le condizioni per la nascita del circolo virtuoso. Anzi, si può dire che nel nostro paese funzioni piuttosto un circolo “vizioso” delle regole, fatto di norme sbagliate e non rispettate  in cui la loro cattiva qualità  e l’illecito diffuso si giustificano e si rafforzano a vicenda.”

In base alle stime fornite nel volume, il mancato rispetto delle regole costerebbe al nostro paese l’astronomica cifra di 400 miliardi di euro, poco meno di un terzo dell’ammontare complessivo del nostro prodotto interno lordo (pil). L’incapacità italiana di spezzare questo circolo vizioso che ne blocca lo sviluppo è anche dovuta ad una percezione errata del problema delle regole e, più in generale, dell’economia e della società del nostro paese. Questa percezione – si legge nel libro – è fondata su una serie di “miti” sul rapporto tra norme e  sviluppo delle società moderne, che non trovano più corrispondenza nella realtà. E nel volume  ne sono indicati quattro e se ne spiegano l’infondatezza: il primo è che il capitalismo si sviluppi al meglio se le regole non ci sono; il secondo è che per lo sviluppo dell’economia ci vogliono meno regole e regole più semplici; il terzo é che le troppe regole soffocano “il piccolo  è bello”, motore dello sviluppo italiano; il quarto ed ultimo mito è che le regole giuste le fanno i politici.

Gli autori, dopo aver analizzato le arretratezze e le criticità di cui soffre il Paese, sono tuttavia ottimisti: le regole giuste possono nascere anche in Italia “perché milioni di italiani aspettano solo l’occasione per mettere la propria laboriosità, ingegno  ed iniziativa all’opera in un sistema di regole che li valorizzi”. E dopo aver illustrato alcuni esempi positivi al riguardo, avanzano le proposte a loro giudizio necessarie per rovesciare il meccanismo vizioso esistente. La battaglia contro l’illegalità ed il mancato rispetto delle regole va pianificata secondo una logica militare, quella della “guerra lampo” e suggeriscono di applicare questa idea in quattro settori dell’economia e della società in cui siamo vittime del circolo vizioso delle regole: l’economia dei servizi, l’educazione dei cittadini, i media.

Le proposte formulate vanno discusse e approfondite, ma occorre tener presente che il nostro paese in questo campo ha un background di analisi, studi ed iniziative concrete di tutto rispetto, che hanno suscitato apprezzamento in sede internazionale (OCDE) ed interesse da parte di alcuni governi, come quello britannico, da tempo impegnati nella regolazione. Ci riferiamo, in particolare, alla costituzione di un organo tecnico per la semplificazione delle norme e delle procedure presso la Presidenza del Consiglio ed alla sperimentazione nella Pubblica Amministrazione dell’Analisi dell’Impatto della Regolazione (AIR): iniziative partite con grande slancio e con alcuni apprezzabili risultati, ma ben presto accantonate.

Roger Abravanel nato a Tripoli nel 1946 e trasferitosi in Italia nel 1963, si laurea in ingegneria chimica nel 1968 al Politecnico di Milano. Lavora per la  società di consulenza Mc Kinsey fino al 2006. Dal 2006 opera nel settore private equity svolgendo l’attività di advisor per alcuni Fondi di investimento. Dal 2008 è editorialista del Corriere della Sera. Nello stesso anno Garzanti pubblica il suo libro di maggiore successo: “Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto”.   Altri libri pubblicati: “I distretti tecnologici” (2001); “La sfida della crescita delle imprese familiari italiane” (2006) Per il Ministero dell’Istruzione ha coordinato il “Piano nazionale per la qualità ed il merito”. Siede nei Consigli di amministrazione di Luxottica, della Banca Nazionale del Lavoro, della Teva Pharmaceutical Industries e dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

Luca D’Agnese, nato nel 1963,  é laureato in Fisica presso la Scuola Normale di Pisa. Per quindici anni ha lavorato presso la società di consulenza Mc Kinsey.e successivamente é stato alla guida didi diverse imprese nel campo dell’informatica, delle telecomunicazioni e dell’energia in Italia, negli Stati Uniti ed in Medio Oriente.

Autori: Roger Abravanel e Luca D’Agnese
Titolo: Regole
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 18,60 euro
Pagine: 367