Il tempo di morire

Il limite di ogni esistenza è la morte. Questo limite ci induce a riflettere nella misura in cui siamo inevitabilmente esseri finiti. Gettati nell’esistenza non possiamo fare a meno di rivolgere uno sguardo al di là. Ma anche al di qua.


Perché la morte non ancora sopraggiunta può essere sofferenza, indecisione, mancanza di prospettive. Ed ecco che le questioni etiche ed esistenziali sottese alla morte prematura, alla morte anticipata, a ciò che è legato ad una decisione umana che interrompe il decorso naturale delle cose, irrompono con forza. Ma poi è così naturale lasciare imprigionato un corpo senza speranza? Sono domande che attraversano un libro di grande profondità: Il tempo di morire – Breve esortazione per una cultura della morte scritto dal magistrato Eduardo Savarese e pubblicato dalla casa editrice napoletana Woytek.

Le questioni sono quanto mai attuali ed investono anche il legislatore e le recenti posizioni della Consulta sul fine vita. L’autore si muove anche in una dimensione autobiografica, attraverso una narrazione costellata di incontri ed episodi: “La presenza della morte mi trasformò in orfano e portò con sé tutta una serie di cose, che cominciano faticosamente a chiarirsi soltanto ora che mi accosto al giro di boa dei quarant’anni. La morte ha una sua fisionomia, per me: è l’unico sprazzo di memoria che conservi di mio padre, quando, dopo un’aspirina inghiottita per sbaglio, morì di emorragia.”

La morte è come un ospite inquietante, ci accostiamo alla sua presenza/assenza con fare sbrigativo, per farla uscire presto dai pensieri. Ma tutto questo è naturale. Difficile affrontare questo limite. Ma la morte è anche una conquista ed è importante coltivare una cultura della morte. Si tratta di una conquista difficile che avviene attraverso un combattimento: “Nel combattimento finale ciascuno di noi ha le sue armi da dispiegare, la sua ultima strategia da mettere in campo: non siamo semplici come gli animali, purtroppo, la complessità aggrava ed esalta i nostri destini. Anche la morte, per noi, è rappresentazione. Ma possiamo raggiungere in questa rappresentazione un grado elevato di senso, per completare il cerchio in modo il più possibile autentico, dignitoso. Nel modo più santo.”

Nella seconda parte vengono trattati laicamente i temi del suicidio, dell’eutanasia, delle leggi sulla morte. La libertà di autodeterminazione è sostenuta con un argomentare che accoglie le possibili obiezioni e compromessi. Al centro anche la figura di Beppino Englaro che il giudice incontrò e che, in questo libro, ne racconta la lucida testimonianza. Le sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di Appello di Milano fanno da sfondo alla vicenda di Eluana e ci aiutano a capire le difficoltà e le obiezioni rispetto all’incertezza nel ricostruire la sua volontà.

Quello che è necessario, di fronte alla necessità della morte, è una cultura che sappia discernere e valutare al fine di approdare ad una morte dignitosa. Forse è proprio la riflessione meditata, al riparo dalle urla e dalle strumentalizzazioni, che potrà condurci a questo.

Eduardo Savarese è magistrato e studioso di diritto internazionale. Ha pubblicato diversi romanzi e il saggio-romanzo Lettera di un omosessuale alla Chiesa di Roma. Vive a Napoli e collabora con Il Foglio e il Corriere del Mezzogiorno.

Autore: Eduardo Savarese
Titolo: Il tempo di morire
Editore: Wojtek edizioni
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo: 14 euro
Pagine: 140