La tentazione di Siracusa

Il 18 gennaio 2001 venne conferita a Jacques Derrida la cittadinanza onoraria della città di Siracusa. La tentazione di Siracusa è il discorso che il filosofo franco-algerino tenne per l’occasione e che ora l’editore Mimesis pubblica nella collana Eterotopie, con una introduzione di Caterina Resta e due postfazioni di Elio Cappuccio e Roberto Fai.


La secolare tentazione di cui si parla è quella che ha inizio con Platone e che ricorre costantemente nella storia: il filosofo che diventa consigliere del Principe e che tenta di persuaderlo e di indirizzarlo a realizzare le sue idee. Una storia che inizia con Platone proprio a Siracusa quando l’autore de La Repubblicae dunque il teorico dei filosofi-re, si reca nella città siciliana alla corte del tiranno Dionigi, sollecitato anche da Dione, cognato del tiranno, che apprezzava le idee del filosofo. Le illusioni di Platone si infrangeranno davanti ad una realtà corrotta dove alla fine viene addirittura imprigionato.

Platone e la sua esperienza siracusana prefigurano “le gesticolazioni, talvolta ingenue, talvolta colpevoli, di pensatori che hanno creduto o voluto, sino al secolo che è appena terminato, divenire gli ispiratori, i consiglieri, i teorici del sovrano, i maestri del pensiero dei padroni dell’epoca, i mentori di un potere conservatore o rivoluzionario.”

Di fronte alla seduzione del potere, cioè all’idea che è possibile esercitarlo indirettamente attraverso le idee e i progetti teorici, Derrida si dichiara innocente. Innocente rispetto a questa costante tentazione (da Platone ad Heidegger) che chiama in causa il rapporto tra filosofia e politica o, per dirlo nei termini di Kojeve e come ricorda Roberto Fai nella postfazione, tra saggezza e tirannide.

Innocente rispetto a quel rapporto tra filosofia e politica ma questo non significa che la filosofia sia morta. La decostruzione di quel rapporto apre un nuovo modo di essere della filosofia del politico. Proprio il mondo attuale, de-territorializzato, con confini labili perché attraversati da forze sovranazionali di tipo economico, tecnico, giuridico e mediatico, necessita di un’esperienza filosofica che è anche indicazione di una cittadinanza possibile.

Quando vengono meno le certezze (quelle legate a confini precisi, alla sovranità statuale ecc.) si fa esperienza filosofica dell’altro, ospite perché atteso in un crocevia di lingue, culture, pratiche sociali, flussi economici qual è sempre stato il Mediterraneo e qual è l’attuale esito della mondializzazione.

Una cittadinanza utopica dove l’esigenza incondizionata dell’ospitalità deve conciliarsi con le pratiche politiche effettuali, dove l’esigenza incondizionata di giustizia deve conciliarsi con la norma positiva.

Ecco che, in un breve testo e d’occasione qual è La tentazione di Siracusasi prefigurano problematiche attuali viste con lo sguardo acuto e originale di un pensatore che ha segnato la storia della filosofia contemporanea. 

Jacques Derrida, filosofo francese (El Biar, Algeri, 1930 – Parigi 2004). Autore di opere quali Della grammatologia(1967), La scrittura e la differenza (1967), Margini della filosofia (1972). Associato spesso ai concetti della decostruzione e della differenza, si è affermato nel panorama filosofico contemporaneo con uno stile originale. Ha insegnato all’École Normale Superieure della Rue d’Ulm e all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. 

Autore: Jacques Derrida
Titolo: La tentazione di Siracusa
Editore: Mimesis
Pagine: 76
Prezzo: 6 euro
Anno di pubblicazione: 2018