Arrivederci Signor Kotch

kotch_coverIl romanzo Arrivederci Signor Kotch di Katharine Topkins (Castelvecchi 2014) esplora il rapporto genitori-figli. “Kotch passò il pomeriggio al parco col nipotino, Duncan e la babysitter di Duncan, Erica”. L’anziano uomo provava un grande amore per il suo primo nipote, figlio di suo figlio Gerald, perché il piccolo Duncan era proprio la cosa migliore che fosse capitata a Kotch, che possedeva un carattere non semplice. La sua irascibilità era stata mitigata dall’arrivo di Duncan, era divertente giocare con il nipote, vederlo crescere e (ri)scoprire la vita insieme a lui. Fino a due settimane prima era stato Mr Kotcher “il custode principale” di Duncan, ora toccava dividere il compito con “una specie di adolescente a pagamento” di soli quindici anni, scalza, che indossava dei pantaloncini rosa che mettevano in mostra una pelle molto bianca. Era chiaro che sua nuora Wilma non si fidava più del senso di responsabilità di suo suocero, non solo, l’insopportabile donna aveva preteso che suo suocero si sottoponesse a una serie di esami clinici. “Vedi Papà, Wilma dice… anzi, tutti e due, Wilma e io… ne abbiamo parlato…”. La responsabilità di Duncan doveva essere condivisa insieme a “Secondascelta”, ma l’adolescente Erica non è che desse molto affidamento con il suo comportamento disinvolto. Infatti mentre i genitori di Duncan stavano fuori a cena e il televisore trasmetteva le ultime notizie riguardo una guerra feroce e brutale che si svolgeva lontano “… altrove stasera, nel Vietnam del Sud dilaniato dal conflitto…”, Erica s’intratteneva sul sofà con il boyfriend del momento Rickie (Brufoli). Kotch era sconvolto e amareggiato, sarebbero mai ritornati quei pomeriggi insieme al parco, “da uomo a uomo” tra lui e Duncan? “Stammi a sentire, Gerry, te lo voglio dire una volta per sempre, prima che succeda davvero qualcosa: si comporta da pazzo. È una cosa progressiva, lo dicono i libri, si verifica un blocco da qualche parte. Non è che la mattina ci si sveglia con le arterie ostruite. E poi aumenta. C’è tutto un processo”.
Nel 1965 l’autrice statunitense pubblicava Kotch, romanzo che raccontava la solitudine di un uomo non più giovane, emarginato a causa della sua età, come tanti suoi coetanei, da una società egoista e superficiale. La casa editrice romana riedita il volume, che a distanza di quasi cinquant’anni conserva la sua originalità e schiettezza grazie a una trama coinvolgente e a dialoghi vivaci. L’ottusità di Wilma “le generazioni diverse non dovrebbero vivere insieme, è stato dimostrato tante e tante volte”, viene contrapposta alla freschezza naive di Erica, la quale, rimasta incinta e lasciata dal suo boyfriend fuggirà proprio insieme con il suo antico nemico. Bellissima e quanto mai attuale la figura di Kotch che “nel pieno della vita, aveva nostalgia della vita”. Da questa perla ritrovata della narrativa americana è stato tratto nel 1971 il film Vedovo aitante, bisognoso affetto offresi anche babysitter, diretto da Jack Lemmon. Nel ruolo di nonno Joe Kotcher uno strepitoso Walther Matthau, irresistibile e commovente, ironico e toccante, maschera insuperabile, perfettamente calato nella parte di un arzillo pensionato che non intende arrendersi. “Gerald, il seme, la minuscola frazione di se stesso, il suo pegno all’eternità, drenato, trasportato sulle correnti dell’amore, diluito, scisso in un complesso nuovo, forte abbastanza da negare la propria sorgente”.
Katharine Topkins nata a Claremont, in California. è scrittrice e giornalista. Ha collaborato con diversi periodici, tra cui The Nation e The New Yorker. Oltre a Kotch, ricordiamo i best seller All the Tea in China (1962) e i due romanzi scritti insieme al marito Richard Topkins: Passing go (1968) e Boom (1974), quest’ultimo ambientato in Italia.
Il romanzo Arrivederci Signor Kotch è tradotto da Gianluca Testani
Autore: Katharine Topkins
Titolo: Arrivederci Signor Kotch
Editore: Castelvecchi
Pubblicazione: 2014
Prezzo: 15,00 Euro
Pagine: 128