Fiori amari – Intervista a Massimiliano Carocci

fiori-amariA leggere “Fiori amari” di Massimiliano Carocci (Eclissi Editrice 2014) viene da pensare che per la capitale morale d’Italia non ci sia più speranza e che a ognuno resti al massimo la via d’uscita della salvezza personale in un panorama desolante di malavita, affaristi di bassa tacca, droga e periferie abbandonate. Di bello, di ancora autentico, restano i singoli come il protagonista – il “Poeta” – adolescente insoddisfatto e poi giovane uomo intelligente e infelice in questa nuova Milano da bere, che dopo varie vicissitudini scolastiche sceglie di mettersi alle dipendenze del famigerato Cinese, boss della droga. In realtà la malavita è per il Poeta solo una copertura per la sua attività di giustiziere dei disonesti e dei prepotenti a beneficio dei deboli di ogni sorta. Attorno a lui, una Milano amara, che fa da specchio alle inquietudini del protagonista e alla sua solitudine, smorzata solo dalla figura della nonna e dall’inseparabile cagnolina Patti Smith.

Il romanzo prende spunto da vicende autobiografiche, spiega l’autore: Lo scrissi dopo la laurea: il titolo originario era “Sangue Amaro” e venne segnalato al Premio Calvino del 2009. Vivevo un momento simile a quello della depressione giovanile provata intorno ai 18 anni: non trovavo un lavoro, non cercavo legami affettivi e non vedevo prospettive di rinnovamento per me e la mia generazione” racconta. “Questo romanzo ha avuto per me una funzione catartica: ho voluto reagire e raccontare sentimenti con cui non avevo dal tutto fatto i conti: la rabbia, la ribellione, la volontà di giustizia. Rivivevo i miei 18 anni per parlare al me stesso contemporaneo. Nel Poeta ci sono elementi autobiografici: l’amore per la poesia e i cani, la passione per la bellezza (estetica, intellettuale, morale) e la compassione verso “i vinti”.

Nel tuo libro Milano è una città cattiva, dove i disonesti hanno sempre la meglio, e pare non restare altra soluzione se non adattarsi al sistema. Non vedi niente di positivo nella Milano di questi anni?

Tangentopoli aveva svelato che la nomea di capitale morale non s’addiceva più alla nostra città. Temo che l’expo sia la dolorosa conferma che il problema etico della nostra società è tuttora irrisolto. Gli scandali quotidiani vengono accettati con una rassegnata abitudine. Neppure si avverte quella tensione di rinnovamento morale di cui Tangentopoli si era fatta portatrice. E la malavita organizzata non indossa più la coppola né impugna la lupara, ma veste con giacca e cravatta e partecipa all’economia reale. Temo che questo mascheramento non venga percepito dalle Istituzioni né dalla gran parte dei nostri concittadini nella sua devastante gravità. Di positivo ci sono le vite di molte persone e associazioni che non si fanno sporcare e rimangono oneste e generose: in loro vedo quello che è rimasto della mia Milano.

C’è una tensione costante tra centro e periferia. Periferie degradate, ma anche simbolo di rapporti più autentici, di persone in qualche modo più “vere”..

Da adolescente, vivendo entrambe le realtà, lo percepivo e in parte penso che sia ancora vero. Dico in parte perché la diffusione dei social network e la proliferazione di comunicazioni diverse da quella diretta stanno cambiando il tessuto emozionale della società, anche quella più povera, tanto quanto in passato ha fatto la televisione, dalle osservazioni di Pasolini in poi. Il potere dell’immagine, il denaro come unico generatore di valori produce l’inganno della partecipazione ad un soggetto collettivo che in realtà non esiste. Si è tutti meno umili, si sgomita per apparire: ecco il perché della cocaina, per auto ingannarsi di essere dei “vincenti”. Oggi questo processo accomuna e confonde tutte le parti della società nel ciclo inarrestabile della produzione e del consumo, anche di se stessi.

I tuoi personaggi, come il Poeta, vivono una profonda solitudine. Sembrano essere gli unici portatori di valori in una società malata. Perché?

Perché i più veri soggetti rivoluzionari possono essere oggi solo gli esclusi. E nella lunga tradizione della letteratura la verità è spesso mostrata dall’eroe negativo, che attraverso la sua redenzione svela gli arcani della vita e degli uomini. Le ipocrisie degli insospettabili. E poi penso che una cosa sia la solitudine, un’altra l’isolamento. La solitudine è la condizione iniziale della comprensione che spinge poi al confronto e alla condivisione, l’isolamento è quello dato dall’apatia, dalla seduzione verso ciò che luccica in alto. Mi piaceva provocare su questo punto, inserire una riflessione “esistenzialista”: non esistono più innocenti, e vi è più verità nei border-line della periferia e in chi sbaglia che in chi non prende mai posizione.

Come è nato il personaggio del Cinese? E quello della nonna?

Osservando da ragazzino oscuri personaggi del mio quartiere, poi leggendo le biografie dei più noti criminali milanesi. Tenendo insieme il tutto con un po’ di fantasia ed il gusto shakespeariano per il delitto. Mia nonna è vera, sotto tutti i punti di vista.

Torna il tema dello sfruttamento dei lavoratori, della precarietà dei giovani, del sopruso del potere. Dell’anarchia come strumento attuale di lotta, o almeno come ultima manifestazione di dignità. Come se ne può uscire, o almeno resistere a testa alta?

Senza più ingannarsi, senza più delegare. Restando liberi nei giudizi e nella coscienza. Dignità è una bellissima parola, vederla praticata negli uomini un vero insegnamento. L’Anarchia è tutt’altro che una filosofia della confusione, è un ordine di serietà e onore che dai a te stesso e che vorresti tanto ti venisse riconosciuto. Credo che l’esempio sia il miglior modo per trasmettere dei valori, possiamo possederli solo dopo averli mostrati. Resistere perché diversamente le crepe diventano una diga e saremo sommersi.

Massimiliano Carocci è nato a Milano nel 1980. Laureato in Filosofia all’Università Statale di Milano, insegna in un Liceo scientifico milanese. E’ stato finalista al Premio Calvino 2007 con il romanzo “Vento Rosso”. Nel 2009 ha pubblicato il piccolo libro di poesie “Madre Terra” per la Signum Edizione d’Arte. Nel 2013 ha pubblicato il romanzo “Milano City Blues” (Eclissi).

 Autore: Massimiliano Carocci

Titolo: Fiori amari

Editore: Eclissi

Anno di pubblicazione: 2014

Prezzo: 18 euro

Pagine: 344