Il montaggio

ilmontaggioSembra un millennio e non un secolo quello che ci distanzia dal cinema e dalla riflessione teorica su di esso di Sergej Michajlovič Ejzenštejn, che fece del montaggio il fulcro del suo lavoro. Il montaggio è appunto il titolo del volume del regista russo in libreria da Marsilio (editore che al cineasta di Sciopero! presta da anni notevole attenzione con una serie di opere scelte).

Nell’imperante pigrizia intellettuale che sforna accidiosi pensierini scambiati per pro(posizioni) critiche (sempre più buffamente manichee e non di rado intrise di stupefacenti enfasi e stupori come nell’affaire Bertolucci-Brando-Schneider già noto da tempo), il cinema di Ejzenštejn è stato relegato fra le aule di giovani universitari sensibili alla prospettiva di uno sciccoso elitarismo culturale. Molti anni sono passati anche dacché il personaggio di un attor comico egolatrico spropositò sulla Corazzata Potemkin definendola una “cagata pazzesca”: specie a chi giovane non era più ed era pervenuto al nuovo snobismo del divertimento da radical-chic (cantavano tutti “vamos a la playa”) da cui non si è più ripreso, non sembrava vero aver trovato una citazione irriverente e mondanissima per liquidare d’emblée una scrittura che mal aveva digerito fingendo fino ad allora il contrario – e con essa qualsiasi odore eventuale di marxismo.

Resta invece che nel cinema di Ejzenštejn (artista vero e perciò capace di muoversi fra le rigide maglie di un’ideologia di piombo per realizzare una propria idea di scrittura), in quel film come in altri i momenti esaltanti non sono pochi – basterebbe riguardarseli senza i pregiudizi seriosi di prima e l’avventatezza da egemonia sottoculturale di poi. Se l’idea di “concetti tradotti in immagine” potrebbe lasciare perplessi, i film di Ejzenštejn vanno sempre messi alla prova della visione. Misurare quanto riescano ad agitare lo spettatore, quanto funzioni in essi la sovrapposizione di un paio di (diversi) occhiali alla sua visione delle cose – funzione che il più grande di tutti (Marcel Proust) delega all’opera d’arte (che poi Proust in un improbabile confronto fra la scrittura letteraria e quella cinematografica risulterebbe autore agli antipodi del regista russo è secondario).

Il montaggio delle attrazioni  mira a una riflessione intellettuale, col che non vuol dire che un film di Ejzenštejn non sia “godibile”: tutt’altro. Nell’analitica scomposizione dei segni della sua scrittura il caos del mondo si riproduce non per via naturalistica ma scuotendo la percezione dello spettatore in maniera esplosiva – peraltro, è sempre un onesto (benché molto parziale, e propedeutico) criterio di giudizio quello di verificare quanto e come l’opera di un artista sia il portato delle sue proposizioni teoriche.  E magari constatare che laddove esse manchino di brillare per coerenza o stabilità argomentativa (lo nota nell’introduzione al presente volume Jacques Aumont) l’opera sa fare di meglio e di più. Ed essa, non si finirà di ricordarlo, è la sola cosa che in ultimo conta davvero.

Tra i film di SERGEJ MICHAJLOVIČ EJZENŠTEJN  Sciopero! (Stacka) (1924), La corazzata Potëmkin (Bronenosec Potëmkin) (1925) , Ottobre (Oktiabr’) (1927), Que viva Mexico! (incompleto), Alexander Nevskij (Aleksandr Nevskij) (1938), Ivan il Terribile, (Ivan Groznyi) in tre parti

Autore: Sergej M. Ejzenštejn
Titolo: Il montaggio
A cura di: Pietro Montani
Editore: Marsilio
Pagine: 253
Prezzo: 27 euro