Edizioni Ensemble: intervista a Matteo Chiavarone

edizioni_ensemble-350x340Per la rubrica dedicata al mondo delle case editrici, il Recensore ha intervistato Matteo Chiavarone, che ci ha parlato di Edizioni Ensemble.

Come è nata l’idea della casa editrice?
L’idea risale al 2011, nasce dall’idea di portare in un progetto nuovo esperienze passate sia in ambito editoriale che culturale in genere. Volevamo provare a fare qualcosa di nuovo, coniugando qualità e flessibilità puntando su una redazione e su autori “carichi di entusiasmo”.

Raccontaci la vostra giornata lavorativa. Come è strutturata la redazione e come si svolge il vostro lavoro?
La giornata “tipo”  è difficile da descrivere, credo non esista. Ogni giorno è diverso. In linea di massima c’è la parte produttiva (redazione, correzione, impaginazione) e quella commerciale/organizzativa. In ufficio stiamo poco, cerchiamo sempre di stare in giro per cercare di inventarci sempre qualcosa di nuovo. La redazione è composta come un’associazione culturale (il modello associativo è ala base di tutto il progetto): un consiglio direttivo, tre ragazzi che lavorano più o meno in maniera fissa e vari ragazzi ce proviamo saltuariamente.

Quali sono i vostri dettami per le proposte editoriali e che cosa deve avere un’opera per colpirvi?
Ci deve piacere. Ci deve incuriosire. E l’autore deve avere entusiasmo, voglia di spaccare il mondo.

Il dibattito sull’editoria a pagamento è sempre attuale ed è puntualmente contraddistinto da toni accesi e condanne. Voi cosa pensate di chi paga e fa pagare per la pubblicazione di un’opera?
Si tratta di una domanda difficile. Fammi fare una premessa. Cos’è l’editoria a pagamento? Lo sappiamo bene? Ci sono case editrici che derubano gli autori e quelli sono delinquenti, va bene. Ma lo sapete che molti professori pagano le loro pubblicazioni (magari con fondi dipartimentali)? Le opere scientifiche sono tutte a pagamento, o quasi. Se un libro – mettiamo caso un saggio su un animale raro che si trova in una determinata ragione – si vuole pubblicare per l’importanza che può avare in un determinato contesto quale editore filantropo può permettersi di pubblicarlo? Io non voglio difendere l’editoria a pagamento, anzi. L’ho sempre condannata e noi non faremo mai pagare un autore ma bisogna capire bene il problema. È un problema molto grande. La gente pensa che un libro costi poco o nulla o magari solo il costo della stampa. Se si paga tutto quanto si dovrebbe pagare (redazione, grafici, eventuali fotografi, AUTORI), il libro dovrebbe costare tre-quattro volte tanto quanto costa oggi. L’opinione pubblica però già afferma che i prezzi di copertina sono alti. La gente non è disposta a pagare di più i libri, gli editori sono costretti a vivere senza creare la giusta e sacrosanta filiera. Il mercato decide cosa pubblicare o cosa no? Bene così: in due secondi spariscono poesia (anche quella dei poeti maggiori), saggistica (anche quella dei luminari), narrativa esordiente. Cosa c’è di male se l’autore DECIDE di sua volontà di aiutare l’editore? In Francia c’è un dipartimento che finanzia l’editoria di qualità. Così in altri paesi. Noi stiamo pubblicando una collana di poeti (Erranze) diretta da uno dei maggiori poeti viventi, Gëzim Hajdari, che ospita le voci più intense di aree tra le più disparate del mondo. Lo stato non ci dà un euro. In qualsiasi altro paese dalle Alpi in su ci avrebbero aiutato sia nelle traduzioni che nella promozione. Niente. Allora, qual è la soluzione? Non c’è. O forse sì: scappare dagli editori a pagamento che vi rubano soldi, tempo e sogni e avvicinatevi alle case editrici che lavorano seriamente, con impegno e valori. Aiutateli, sosteneteli, seguiteli, sentitevi parte dei progetti. L’editoria indipendente, quella sana, è quanto di più vivo c’è in Italia in questo momento. Andate alle fiere, nelle librerie (non nelle catene), alle presentazioni. Aiutate anche voi autori a tenere accesa la fiamma.

Che idea avete e qual è la politica che avete deciso di adottare in merito agli ebook?
Ci stiamo ancora riflettendo. Non siamo molto interessati per ora ma ci stiamo studiando il fenomeno per non farci trovare impreparati qualora prendessero piede nel vero senso della parola.

Parlaci del vostro libro di punta. Quali soddisfazioni vi ha dato e come si gestisce un volume che genera profitto e visibilità?
Cosa vuol dire libro di punta? Quello che ha venduto di più? Per motivi diversi possiamo considerare i nostri volumi maggiori “Tutta colpa di Robben” di Nicola Tanno e “Tempeste e approdi” di Maria Cristina Mannocchi. Ma forse il maggior risalto lo sta avendo “Tu prova ad avere un’idea. Ripensando De André e Gaber”, un saggio su questi due grandissimi artisti della musica italiana. Proprio in questi giorni stiamo cercando di fare una promozione col circuito La Feltrinelli. Grandi aspettative le abbiamo poi per “Dalla sua parte”, il nuovo romanzo di Isabella Borghese, che presenteremo l’8 marzo al Palazzo delle Esposizioni a Roma.

C’è un titolo, tra quelli dei vostri colleghi, che avreste voluto pubblicare voi?
Ce ne sono molti ma la cosa bella dell’editoria indipendente è che non c’è rivalità tra di noi. Da appassionato di poesia invidio Crocetti per aver pubblicato Transtromer, il premio Nobel dello scorso anno. Non per il riconoscimento ma per la qualità dell’autore svedese. Un poeta molto, molto, valido. In generale mi piacciono i cataloghi di case editrici come Marcos y Marcos, Zandonai, Quodlibet, Transeuropa.

Perché uno lettore o uno scrittore dovrebbe scegliere proprio la vostra casa editrice?
Perché siamo seri e perché crediamo che solo insieme (ensemble appunto) si può arrivare da qualche parte.

Il nodo della distribuzione in libreria è un cardine del meccanismo editoriale. In che modo affrontate questo aspetto?
No, mi rifiuto di aprire anche questo discorso. Mi limito a dire il nostro metodo. A Roma ci muoviamo per conto nostro: vecchia maniera, zaini e scatole, libreria per libreria. Ormai abbiamo un circuito molto ampio che va dalle Arion alle piccole librerie di periferia. A Nord abbiamo un distributore (Libro.co), piccolo ma onesto più, anche qui, una serie di fiduciarie. Il problema, ahimé, ce lo abbiamo al Sud. Ma stiamo risolvendo. O almeno spero.

Quali sono i vostri progetti futuri?
Creare un progetto di condivisione tra strutture diverse che alla produzione dei libri affianchi varie attività (laboratori, premi, corsi, circoli di lettura, teatro, cinema), Il progetto funzionerà solo se troveremo persone disposte ad andare nella nostra stessa direzione.

Un ringraziamento a Matteo Chiavarone e a Edizioni Ensemble.