I complici: la via di fuga

i-compliciAvvenne tutto in maniera brutale, istantanea. Eppure lui non se ne stupì, né si ribellò, quasi se l’aspettasse da sempre”. Nell’incipit de “I complici” di Georges Simenon (Adelphi 2012) il lettore è immediatamente spettatore del dramma che segnerà la vita di Joseph Lambert, protagonista dell’ultimo romanzo pubblicato dell’autore belga.

Nel giro di pochi secondi, nel momento stesso in cui il clacson si mise a urlargli dietro, lui seppe che la sciagura era inevitabile e che la colpa era sua”. Lambert costruttore edile di una città della provincia francese si trovava a bordo della sua Citroen insieme alla sua segretaria e amante Edmonde Pampin. Una mano sul volante e l’altra sulle cosce invitanti della giovane, l’imprenditore si era accorto troppo tardi che dietro di lui avanzava velocemente “la massa bianca e rossa di un enorme pullman”. Procedendo a zig zag Lambert sotto una pioggia che aveva reso l’asfalto scivoloso “sterzò cercando di raddrizzare la Citroen” ma invano. Il pullman era riuscito a passare lo stesso nonostante la macchina si fosse piazzata in mezzo alla strada, andando però a sbattere “con tutta la sua mole, in un tremendo colpo d’ariete, contro il muro dello Chateau – Roisin”. Mentre il pullman lo superava, Lambert era riuscito a vedere “dietro i finestrini, tante teste di bambini ignari”.

Il primo pensiero di Joseph era stato quello di non fermarsi per prestare i primi soccorsi e fuggire. Accanto a lui, Edmonde non aveva urlato, non si era mossa. Solamente “un lieve irrigidirsi del corpo” della donna testimoniava ciò che gli occhi di Edmonde avevano appena visto. La coppia era fuggita in silenzio mentre alle loro spalle si ergeva “un mostruoso braciere”. Lambert in una frazione di secondo aveva accettato che l’incidente fosse colpa sua e che “da allora in poi, la sua vita sarebbe stata divisa in due”.

Les Complices terminato di scrivere da Simenon il 13 settembre 1955 a Mougins e pubblicato un anno dopo non è solo il breve racconto di un avvenimento atroce del quale sono vittime ben 48 bambini “angeli innocenti”, con una sola piccola superstite. Il romanzo analizza il rapporto d’intimità complice che si era instaurato immediatamente tra Joseph e Edmonde che non era solo dato dal piacere carnale, fisico, immediato. Lambert aveva creduto di scorgere nella giovane “quello che aveva cercato a tentoni per tutta la vita” e che nessuno, né la famiglia, né la moglie Nicole, gli aveva mai dato. Era un gioco segreto “che aveva le sue regole, i suoi segnali, i suoi riti consacrati”. Non innamorati, solamente complici, insieme “in un mondo diverso, e quel mondo assomigliava più a quello dell’infanzia che non a un mondo maledetto”. Che cosa sarebbe accaduto se la città e la Francia intera avessero scoperto che alla guida della Citroen vi era lui Joseph Lambert stimato cittadino e presidente della Eredi di Joseph Lambert, con accanto la seria signorina Pampin? Mentre “le anime belle della città si crogiolavano nel pianto”, il colpevole della strage continuava a condurre la solita vita, la mattina al cantiere insieme al fratello minore Marcel “così intelligente, così sicuro di sé”, il pomeriggio sul tardi la consueta partita di bridge al caffè Riche, la cena accanto alla moglie che “non era mai diventata la signora Lambert, era rimasta una signorina Favre”, entrambi serviti dalla domestica Angèle secondo la quale il mondo “era popolato da milioni di peccatori e da pochissimi giusti – e lei era tra quelli – fatalmente condannati al ruolo di vittime, ma destinati, in un’altra vita, a prendersi la rivincita”.

Joseph Lambert con la sua vita borghese è il perfetto prototipo del personaggio preferito di Simenon: una vita noiosa, piatta, sempre uguale a se stessa che nasconde un folle desiderio di libertà. Forse c’è una sola via di fuga per Joseph Lambert e il lettore lo scoprirà solo all’ultima pagina. “Sentiva crescere, in città e probabilmente in tutta la Francia, un’ondata di odio nei confronti di quell’uomo a cui non si riusciva ancora a dare un nome: se si fosse costituito, sarebbe stato davvero possibile arginare l’ira della folla?”. L’autore osserva l’esistenza della sua creatura letteraria, la sua psicologia e ci restituisce con frasi brevi e con pochi essenziali aggettivi la realtà che lo circonda che è sempre nuda, cruda. Senza filtri. È l’atmosfera dei romanzi di Georges Simenon. Unici e inimitabili. “Il suo primo pensiero, il più forte era stato di non vedere. Non ce l’avrebbe fatta. Proprio perché aveva ben chiara la percezione della propria colpevolezza”.

Georges Simenon nacque a Liegi il 13 febbraio 1903 e morì a Losanna il 4 settembre 1989. Scrittore belga di lingua francese è stato uno dei narratori più prolifici del XX Secolo. Scrisse centinaia di romanzi e racconti, molti pubblicati sotto diversi pseudonimi, tradotti in cinquanta lingue e pubblicati in più di quaranta Paesi. Oltre che per i romanzi noir, psicologici e di guerra Simenon è noto soprattutto per essere l’ideatore del Commissario Maigret, che ha contribuito in maniera decisiva alla fama e al successo dello scrittore. Molti romanzi sono divenuti film e sceneggiati televisivi. I libri di Georges Simenon sono pubblicati presso Adelphi dal 1985.

Autore: Georges Simenon

Titolo: I complici

Editore: Adelphi

Traduttore: Laura Frausin Guarino

Anno di pubblicazione: 2012

Prezzo: 17 euro

Pagine: 158