La chiave di Sara

la-chiave-di-saraUn momento nero nel passato della Francia”, così è definito nel romanzo “La chiave di Sara” di Tatiana de Rosnay (Mondadori 2012) uno degli avvenimenti più oscuri della storia francese. Parigi estate 1942, la Wehrmacht aveva invaso dal giugno del ’40 la Francia, divisa poi in una zona militare di occupazione a nord e lungo le coste dell’Atlantico (zone occupée), mentre a sud era stata instaurata la Repubblica di Vichy (zone libre).

Opération Vent printanier (Operazione Vento di Primavera) è il nome in codice del rastrellamento che la gendarmeria francese a Parigi tra il 16 e il 17 luglio del ’42 attuò nei confronti di circa 13mila cittadini di origine ebraica (di cui 4mila bambini tra i 2 e i 15 anni e oltre 5mila donne) rinchiudendoli nel Velodromo d’Inverno Vélodrome d’Hiver.

“Non bisogna dimenticare che è stata la polizia francese ad arrestare tutte quelle famiglie ebree, non i nazisti”. Dopo aver trascorso alcuni giorni ammassati in condizioni ambientali e igieniche disumane nel circuito adibito a gare di ciclismo, i prigionieri colpevoli di essere cittadini francesi appartenenti alla razza ebraica furono condotti nel campo d’internamento di Drancy e in seguito trasportati con il treno ad Auschwitz, in un lungo viaggio verso la morte.

Il bestseller di Tatiana de Rosnay racconta con stile sobrio e incisivo a piani temporali alternati, un tema ancora scottante e scomodo, una macchia indelebile nella coscienza del popolo francese. “Era come un segreto, qualcosa sepolto nel passato, su cui tutti preferivano sorvolare”. È la Shoah vista attraverso gli occhi di Sara bambina dal coraggio straordinario. “La bambina fu la prima a udire che qualcuno bussava forte alla porta. La sua camera era la più vicina all’ingresso”. All’alba di una già calda mattina di luglio la polizia francese irruppe con violenza nell’abitazione in rue de Saintonge della famiglia Starzinsky di origine polacca, composta dal padre Wladyslaw, dalla madre Rywka e dai figli Sara (Sirka) di 10 anni e Michel di 6. “Aprite! Polizia!”. Prima di essere portata via insieme ai genitori Sara nascose il fratellino reputando di salvargli la vita “nel nostro posto segreto” chiudendolo a chiave in compagnia di un po’ d’acqua, una torcia e un libro di fiabe Un buon diavoletto, “nel lungo e profondo armadio a muro segreto incassato nella parete” della camera dei bambini. Sara promise a Michel che sarebbe tornata presto a riprenderlo e dopo aver girato la chiave nella toppa, se la infilò in tasca. La chiave di ottone rappresenta per la ragazzina “i giorni innocenti e sereni di prima della guerra”. Le ultime parole di Sara al fratello furono: “Torno più tardi. Promesso”. Invece i Starzinsky insieme a molte altri ebrei parigini furono arrestati e rinchiusi nel Vel’Hiv trasformato in un’orribile prigione a cielo aperto. Non ci fu più scampo. “Una giornata di angoscia senza fine. Schiacciata contro la madre, vedeva le famiglie vicine perdere pian piano l’equilibrio mentale”. Come poter tornare indietro e liberare Michel? “Non mi importa cosa dicono. Troverò il modo di tornare a casa a salvarlo. Un modo lo troverò”. Sessant’anni dopo a Parigi è ancora estate. Julia Jarmond giornalista americana che vive nella capitale con il marito Bertrand Tezac e la figlia undicenne Zoe conduce per Seine Scenes un’inchiesta sul rastrellamento del Vel d’Hiv. Julia ricostruendo la tragica storia scopre l’esistenza di Sara e comprende che la bambina non è morta ad Auschwitz. Julia si rende conto che esiste un legame tra la famiglia Tezac e la famiglia di Sara e la chiave del mistero è da ricercare nell’appartamento del Marais abbandonato in fretta una calda mattina di luglio del ’42. “Due famiglie legate dalla morte e da un segreto. Due famiglie legate dal dolore”. È da sottolineare che il Velodromo d’Inverno situato in rue Nélaton è stato demolito nel ’59. Ora al suo posto c’è il Ministère de L’Intérieur. Una targa “piuttosto piccola e modesta” ricorda ciò che avvenne. “Circolavano voci di un imminente grosso rastrellamento. Ce n’erano stati un paio in precedenza, nel 41 quando erano stati arrestati solo uomini. Ma non furono così massicci e minuziosamente preparati. Ecco perché questo rastrellamento è particolarmente ignobile”.

Nella Premessa di Sara’s Key Tatiana de Rosnay scrive che “i personaggi di questo romanzo sono frutto della mia fantasia, ma non lo sono molti degli eventi raccontati, quelli che ebbero luogo durante l’estate del 1942 nella Francia occupata... Questa non è un’opera storica … è il mio tributo ai bambini del Vel d’Hiv, bambini che non tornarono mai più. E a quelli sopravvissuti per raccontarlo”. L’emozionante romanzo che ha venduto 5 milioni di copie è diviso in due parti, nella prima la vicenda dell’odissea di Sara che ha “occhi di donna nel volto di una bambina di 10 anni” si alterna con le indagini incessanti di Julia l’américaine che scava nel passato anche perché vuol far luce sul proprio presente. Nella seconda parte il lettore assiste alla presa di coscienza della protagonista che comprende che il dramma vissuto da Sara ha cambiato completamente la sua vita. Il libro si apre con la frase di Iréne Némirovsky “Dio mio! Che cosa mi sta facendo questo paese? Poiché mi ha respinto, consideriamolo con distacco, osserviamo come perde l’onore e la vita”. Solamente nel luglio del 1995 l’allora Presidente della Repubblica francese Jacques Chirac chiese scusa alla popolazione ebraica sottolineando il ruolo che aveva avuto il governo francese durante l’occupazione in particolare durante l’episodio del Velodrome d’Hiver. “Quelle ore buie macchieranno per sempre la nostra storia e sono un insulto al nostro passato e delle nostre tradizioni. Sì, la follia criminale dell’occupazione è stata assecondata da alcuni Francesi, dallo Stato francese. La Francia, patria dell’Illuminismo e dei diritti umani, terra di accoglienza e di asilo, la Francia, quel giorno, ha compiuto l’irreparabile. Mancando alla sua parola, ha consegnato i suoi protetti ai loro carnefici”. Nel 2005 Chirac durante l’inaugurazione “di un enorme muro di pietra grigia con incisi settantaseimila nomi. I nomi di ogni ebreo deportato dalla Francia” durante il suo discorso disse “Zahor. Al Tichkal. Ricorda non dimenticare mai”. Sono le stesse parole che Sara scrisse in fondo alla lettera al fratello. “Ora so che le mie ferite non guariranno mai”.

Welt online ha recentemente pubblicato 15 pagine dattiloscritte, prova schiacciante della Shoah, documento originale del protocollo della riunione segreta in cui, il 20 gennaio 1942, alti ufficiali delle SS e dignitari d’alto rango del Partito nazionalsocialista (Nsdap) e dell’amministrazione del Terzo Reich discussero e organizzarono con precisione e metodicità industriale il genocidio del popolo ebraico. Per decenni, è stato custodito come documento storico negli archivi dell’Auswaertiges Amt, il Ministero degli Esteri tedesco. Il documento fu trovato per caso, dopo la disfatta dell’Asse, da ufficiali delle forze armate americane e consegnato ai giudici del processo di Norimberga, la grande istruttoria degli Alleati contro i criminali nazisti. È l’ennesima smentita ai negazionisti, ai nostalgici e agli storici revisionisti che spudoratamente affermano che l’Olocausto sarebbe stato inventato a posteriori dai vincitori della seconda guerra mondiale (Usa, Regno Unito, Urss, la Polonia del governo in esilio a Londra, la Francia libera di De Gaulle e i molti Paesi e movimenti di resistenza loro alleati). Nossignore: tutto vero, confermato ancora una volta dalla lettura di quell’agghiacciante documento. Dall’articolo di Andrea Tarquini, su Repubblica.it del 12/01/2012, dal titolo Così il Reich pianificò lo sterminio degli ebrei, esiste ancora una copia del protocollo.

Tatiana de Rosnay è nata nel 1961 da padre francese e madre inglese ed ha vissuto negli USA e in Gran Bretagna. Oggi risiede a Parigi con il marito e due figli. Giornalista e scrittrice, ha già pubblicato numerosi romanzi di successo in Francia. Dal romanzo La chiave di Sara tradotto da Adriana Colombo e Paola Frezza Pavese è stato tratto Elle s’appelait Sara La chiave di Sara uscito nelle sale italiane lo scorso 13 gennaio diretto da Gilles Paquet Brenner protagonista Kristin Scott Thomas. la rivelazione Mélusine Mayance e Niels Arestrup. “Avevo voglia di tornare a un cinema più profondo. Così mi sono imbattuto nel libro di Tatiana de Rosnay. L’ho letteralmente divorato per il suo intreccio avvincente che, oltre a raccontare il rastrellamento del Vél’d’Hiv e i campi di concentramento del Loiret, li riesamina attraverso uno sguardo contemporaneo: dopo aver scoperto un segreto di famiglia, una giornalista americana che vive in Francia conoscerà meglio la storia del suo paese di adozione mentre la sua vita resterà sconvolta da qualcosa che all’inizio sembrava non riguardarla. La storia esplora anche zone d’ombra di cui si è sempre parlato poco, come il comportamento dei testimoni dell’epoca, dei quali collaborazionisti e partigiani costituivano solo una piccola parte. La maggioranza delle persone semplicemente faceva finta di non vedere, cercando così di salvarsi la pelle; come la famiglia Tezac, che in linea di massima non ha fatto niente di male eppure si sente colpevole; o come i Dufaure, eroi quasi loro malgrado”. Ha dichiarato il regista in una recente intervista. Il titolo della pellicola riprende la canzone Si chiamava Sarah, parole riprese da una celebre canzone francese scritta da Jean-Jacques Goldman nel 1982 in memoria di una bambina ebrea dal destino simile a quello della protagonista del film.

Elle s’appelait Sarah
Elle n’avait pas huit ans
.
Sa vie, c’était douceur,
Rêves et nuages blancs.
Mais d’autres gens en avaient décidé autrement.

Si chiamava Sarah, non aveva otto anni. La sua vita era dolcezza, sogni e nuvole bianche. Ma altre persone avevano deciso che non dovesse essere così.

Autore: Tatiana de Rosnay

Titolo: La chiave di Sara

Editore: Mondadori

Anno di pubblicazione: 2012

Prezzo: 17 euro

Pagine: 318