Duggan e una storia controversa

laforzadeldestino-dugganI giudizi di Christopher Duggan contenuti ne La Forza del Destino. Storia d’Italia dal 1796 ad oggi, pubblicazione laterziana oggi nella collana Robinson dopo la precedente uscita nel 2007, sono spesso così severi nei confronti di questo nostro tristo paese, che lo storico inglese si è a sua volta guadagnato la cattiva fama di autore convenzionale e inadeguato, fin troppo dentro la tradizione storiografica anglosassone che ci riguarda.

Non so se contribuisce alla partita il fatto che Duggan, sebbene non immune da errori di prospettiva, dica chiaramente quello che da vent’anni in molti (non ultime certe firme della pubblicistica sedicente liberale di alcuni importanti quotidiani) affermano e poi smentiscono. Oppure occorre ricordare il revisionismo allegro di alcuni libri imbarazzanti ma di successo? Esiste oppure no “la tendenza a non vedere distinzioni morali e politiche tra quanti supportarono il regime fascista e quanti diedero il loro supporto alla Resistenza”? Come smentirlo, lo storico inglese? E anche quando dice: “Accade così che il fatto che il Fascismo fosse per la guerra, razzista e illiberale, viene dimenticato; vi è una sorta di coro nell’opinione pubblica per sostenere che il Fascismo non fosse così male“: qualcuno potrebbe confutarlo?

Il punto di problema non riguarda a mio avviso nemmeno una certa insistenza che non a pochi è parsa caricaturale sui difetti storici degli italiani. Il saggio di Duggan si avvale di una retorica consolidata in ambiente anglosassone tendente a considerare l’Italia terra di conquista poco in grado di darsi istituzioni comparabili a quelle di altri paesi europei. A me non pare un giudizio scandaloso. Così come mi pare impossibile revocare in dubbio la proposizione secondo cui è in atto oggi in Italia una “continua erosione e il discredito nei confronti delle istituzioni dello Stato a favore di una elitè dittatoriale come avvenne negli anni Venti“.

Tuttavia è vero che a forza di alimentare il suo punto di vista, Duggan non vede alcuni tratti minoritari sì ma non propriamente assenti nella nostra storia – peraltro, in questo libro raccontata con un buon grado di leggibilità.

Rischi di sbilanciamento ci sono in un lavoro che pretende di riassumere una storia lunga più di due secoli. Selezione e montaggio sono opinabili; Cavour svolse un ruolo – ci piaccia o meno – più robusto di quello qui adombrato; le cinque giornate di Milano, è stato già notato, avrebbero meritato spazio e considerazione maggiori, l’impresa di Fiume è letta in chiave un po’ superficiale, così come non viene dato risalto al fatto che uomini come Prezzolini non erano semplici nazionalisti ma pure dei critici dell’antropologia italiana. Gramsci è assente. Sono cose che pesano.

Però l’idea che ai pochi scrittori e pensatori e politici che hanno coltivato il sogno di una patria vera, abbia fatto da vincente contraltare un potere incline all’autoritarismo classista da una parte, e una frammentazione geografica ma prima ancora culturale e civile mai composta davvero delle masse, è, per quanto disturbante, decisamente degna di credito. La questione antropologica e sociale di una mancata educazione alla stessa idea di cittadinanza, assenza dovuta al dominio secolare della Chiesa e di tiranni di varia specie, è sottaciuta da alcuni liberali nostrani, che non ritengono plausibile disegnare una storia del paesaggio culturale italiano attraverso i suoi vizi atavici (egoismo, culto per il particulare, indifferenza, confessionalismo privo di vera sostanza etica). Solo che non ci spiegano perché l’Italia ha inventato il fascismo esportandolo tragicamente fuori confine, perché ha esportato le mafie più violente della storia moderna, perché ha prodotto il potere mediatico più stringente dei regimi liberali etc.

L’idea di fondo di un paese che a fatica e quasi mai è riuscito a trovare una coesione di popolo intorno a poche parole d’ordine buone a farne una democrazia compiuta e uno stato davvero democratico, è niente affatto peregrina. Ha sottolineato di recente, Duggan, come in Italia “le persone sentano la necessità di gettarsi nelle braccia di un uomo solo che si ritiene sia in grado di rimettere le cose a posto”. Infastidisce certo, perché è la verità.

Christopher Duggan (1957) ha scritto fra gli altri Creare la nazione. Vita di Francesco CrispiLaterza, 2000 (in seguito Feltrinelli);  Breve storia della Sicilia, con Moses I. Finley.[1]Laterza, 1987 e 2006 ; La mafia durante il fascismo, prefazione di Denis Mack Smith, traduzione di Patrizia Niutta, Rubbettino (in seguito Feltrinelli), 1992 e 2007

Autore: Christopher Duggan
Titolo:
La forza del destino. Storia d’Italia dal 1796 a oggi
Editore:
Laterza
Anno di pubblicazione:
2011
Prezzo:
20 euro
Pagine:
794