I mostri nel mio frigorifero. Intervista a Stefania Cecchetti

imostrinelmiofrigoriferoUn viaggio nel cibo di tutti i giorni. A condurre questa guida per fare la spesa è Stefania Cecchetti in “I mostri nel mio frigorifero” (Terre di mezzo editore). Dalle parole dell’autrice capiamo cosa c’è dietro a quello che mangiamo.

Un libro che colpisce per il titolo e la copertina. Quali mostri sono nascosti nei frigoriferi degli italiani?
“I mostri sono tanti: non ci sono solo i normali prodotti industriali, zeppi di additivi e aromi e spesso fatti con ingredienti scadenti, è possibile anche essere vittima di frodi alimentari… Per fortuna, almeno per quanto riguarda i prodotti “legali”, abbiamo una potente arma per difenderci, che si chiama informazione. Solo imparando a leggere un’etichetta, si possono già fare scelte molto intelligenti. Facciamo un esempio: nell’elenco ingredienti di un prodotto i componenti della ricetta compaiono in ordine decrescente di peso, vale a dire il primo della lista è quello più presente. Quanti lo sanno? Questa informazione, da sola, ci dice già tanto: una merendina il cui primo ingrediente è lo zucchero è meno “buona” di una che abbia al primo posto la farina. Così per il cioccolato: meglio quello che ha in pole position il cacao o uno che riporti per primi i grassi (magari idrogenati, quelli peggiori per le nostre arterie)? Certo, leggere l’etichetta con attenzione non è facile e poi si rischia di scoraggiarsi di fronte a sostanze sconosciute dai nomi impronunciabili. Ma è anche vero che questa fatica si fa una volta sola: individuati i prodotti che ci interessano (la tal marca di biscotti o di cereali o di yogurt) poi si può vivere di rendita…”

Come nasce questo libro e cosa pensa del cibo attualmente in commercio nei supermercati italiani?

“Il libro nasce dall’incontro di due interessi: la passione dell’editore Terre di mezzo, tradizionalmente attento ai temi del consumo critico e degli stili di vita (non a caso sono gli “inventori” della Fiera “Fa’ la cosa giusta”) e il mio interesse come giornalista e come mamma per quello che finisce nel piatto dei mie figli. Com’è il cibo che si trova nei supermercati? Bè, devo dire che anche facendo la spesa al supermercato è possibile riempire il carrello di prodotti decenti, in alcuni casi addirittura buoni. Basta saper scegliere. Purtroppo a buttare un occhio nel carrello del vicino ci si accorge che gli italiani hanno una scarsissima cultura alimentare. Tanta carne, poca verdura, pochissimi legumi. In generale, pochi prodotti freschi e tanti prodotti confezionati. E tra i confezionati tanti prodotti scadenti quando ci sarebbe potuta essere un’alternativa di qualità, magari a pochi centesimi in più (o anche allo stesso prezzo). Credo che questo sia il problema maggiore, di questi tempi.”

Come varia la sua considerazione da Nord a Sud? Ha avuto modo di constatare diversità di atteggiamento nelle varie regioni d’Italia?

“Purtroppo non ho grande esperienza né di industrie alimentari né di supermercati al Sud. Recentemente però, mi è capitato un episodio che mi ha fatto sorridere e riflettere sulle abitudini alimentari meridionali: stavo bevendo un caffè al bar, quando sono entrati un papà e un bambino di dieci anni entrambi visibilmente in sovrappeso e con chiaro accento napoletano. Erano le sei di sera e il padre ha tranquillamente ordinato per sé e per il figlio un frappè al cioccolato e una brioche, rassicurando il bambino, che temeva non fosse il caso di mangiare tutte quelle cose fuori pasto. È solo un aneddoto, ma sembra confermare uno stereotipo italiano per cui al Sud il sovrappeso è considerato più benevolmente che al nord, “tanto è tutta salute”.”

La pubblicità fuorviante. Cosa ne pensa delle dinamiche pubblicitarie relative ai prodotti alimentari e la relativa influenza sui consumatori?

“La pubblicità ha un’enorme influenza sulle nostre scelte alimentari, come dimostra il boom dei prodotti light, assolutamente inutili, quando non dannosi, in una dieta sana, per lo meno a sentir la maggior parte degli esperti. E d’altra parte basterebbe fermarsi a riflettere sull’assurdità di alcuni prodotti come le “patatine light” per capire che il cibo veramente amico della dieta è quello che ci prepariamo da soli, seguendo le indicazioni di un nutrizionista. Un altro esempio paradossale: non è praticamente più possibile acquistare uno yogurt magro alla frutta, fatto semplicemente con latte scremato e zucchero: impazzano gli yogurt light, appunto, che promettono zero o quasi calorie, ma che in compenso sono fatti con dolcificanti, come l’aspartame, la cui sicurezza per la salute non è ancora stata accertata. Non parliamo, poi, dell’influsso della pubblicità e dei gadget sulle scelte dei bambini. La torta fatta in casa non ha nessun appeal se paragonata alla merendina di moda che regala un giochino o un adesivo del personaggio preferito. La merenda “trendy” porta consenso e popolarità: lo si vede chiaramente già all’asilo (sperimentato sulla mia pelle, credetemi).”

Trasmissioni tv: “Occhio alla spesa”: uno dei pochi che cerca di aiutare il consumatore e svelare i trucchi e gli inganni nel settore alimentare. E’ d’accordo?

“Sì, mi sembra un buon programma, forse l’unico interamente dedicato al cibo. Bisogna dire, però, che l’argomento cibo industriale trova sempre più spazio in molti programmi di informazione. “Report”, per esempio, ha dedicato diverse puntate a questi temi.”

Il libro parte dal primo e arriva all’happy hour. E’ comunque un libro da prendere molto sul serio. Mi  riferisco anche al capitolo sulle frodi in agguato. Ce ne parla?

“Il tema delle sofisticazioni alimentari è in effetti molto serio, soprattutto perché, come ha affermato Roberto Burdese, il presidente di Slowfood, intervistato nel mio libro: “La frode è diventata un business: si rischia meno che a trafficare in droga e rende bene, per via delle grandi quantità. In fondo, tutti devono mangiare“. Non bisogna però credere che sulle nostre tavole arrivino solo potenziali veleni. Innanzi tutto perché ci sono frodi e frodi. Un conto è spacciare una mozzarella per dop (denominazione di origine protetta) quando non lo è. Un altro è usare uova marce per preparare dolci industriali. Nel primo caso è gabbato il portafoglio, nel secondo la nostra salute. E poi bisogna sempre ricordare che, a detta di tutti gli esperti, in Italia il sistema dei controlli funziona. Se ci pensiamo, quando un caso giunge all’attenzione pubblica, con gran clamore sui media, è perché è stato scoperto.”

Stefania Cecchetti
è nata nel 1972 a Milano, dove vive con il marito e i suoi due bambini. Giornalista professionista, lavora per le testate Il Segno e incrocinews.it, occupandosi prevalentemente di temi sociali, famiglia, scienza e medicina. Collabora con il mensile Terre di mezzo e con l’agenzia di stampa Redattore sociale.