“I demoni del deserto”. Intervista a Bijan Zarmandili

zarmandili_demoni_È un’Odissea moderna, ma soprattutto una profonda e originale riflessione sulla vecchiaia, l’avvincente romanzo “I demoni del deserto” di Bijan Zarmandili (Nottetempo, 2011).

È il 26 dicembre del 2003 quando la storica città di Bam, in Iran, viene devastata da un tremendo terremoto: soli superstiti di un’intera famiglia, l’anziano maestro Agha Soltani e sua nipote Hakimé, bambina splendida e misteriosa, spesso taciturna e incantata da visioni incomprensibili, scappano dalla città in macerie diretti a Sud, verso il mare, in un incipit che ricorda il capolavoro di Cormac McCarthy, “La strada”.

Incontreranno anime nobili e malfattori, spiriti del deserto e trafficanti di bambini che rapiranno la piccola Hakimé. Un viaggio in una terra arida, un Paese fuori dal tempo. Al centro la vecchiaia, a cui, spiega l’autore, “Si pensa sempre come un’età statica di saggezza e certezze acquisite: volevo invece sottolinearne la capacità di rieducare le persone al caos della vita. Un uomo rispettabile, colto, partecipe dei fatti del suo Paese, un insegnante, è costretto dal terremoto a ripensare se stesso. Anche attraverso l’affetto verso la nipote, strana e perturbante, che lo porta ad avere un rapporto diverso con la realtà”. Il terremoto fisico diventa sconvolgimento interiore: “Quella del protagonista è anche una riscoperta dei diritti umani” spiega Zarmandili. “Dall’amicizia con il vecchio pescatore, discendente di schiavi africani e anima nobile, al vecchio amico che lo aiuta a fare la cerimonia funebre per i suoi figli, insegnandogli a portare il lutto. Il protagonista si rimette totalmente in discussione: non solo sente di non aver capito la moglie, non solo non ha avuto il coraggio di celebrare la morte dei suoi figli nel terremoto, ma rivede altri due elementi essenziali della sua vita, la fotografia e l’insegnamento. E anche il rapimento della nipote è per lui una disgrazia meritata, ma non capitata a caso”.

Perché un nonno e una bambina?
“Poteva anche non esserci un legame di parentela tra i due: dovevano essere distanti, sconosciuti l’uno all’altra, per riscoprirsi a vicenda.”

Qual è il ruolo della fotografia?
“Per Agha Soltani la fotografia è un modo per immortalare ciò che in fondo gli sfugge, ciò che non capisce. Come il deserto, che continua a immortalare per tutta la sua vita. Ma non ha mai voluto fotografare moglie e figli, anche per egoismo, e di questo si accorgerà solo dopo la morte di tutta la sua famiglia, dopo il terremoto: forse per non dover vedere cose difficili e nascoste sotto l’apparente normalità della sua famiglia. I problemi dei figli, la malinconia nascosta della moglie.”

Cita il film “Il deserto dei tartari” dell’italiano Valerio Zurlini, tratto dal romanzo di Dino Buzzati.
“Il deserto dei Tartari ha un ruolo importante per il protagonista, è il senso dell’attesa di un nemico che non arriva mai. Sono cresciuto con il cinema neorealista italiano: mio padre comprava film in Italia e li portava in Iran.”

Lei è nato a Teheran ma da 50 anni vive a Roma. Voleva tornare all’Iran, con questo romanzo?
“Pensare a sottintesi politici e sociali ghettizza la narrazione: la storia di questi due superstiti del terremoto non ha legami diretti con l’Iran di oggi o di quei giorni. Anzi vorrei che questo fosse considerato un romanzo italiano. È la storia di un uomo che cerca la salvezza, anche attraverso il riscatto della nipote. L’anziano maestro non è indifferente rispetto ai fatti del suo Paese, ne è anzi la memoria storica: parla spesso dei suoi idoli giovanili e della sua visione dell’Islam, rivivendo anche gli anni della guerra tra Iran e Iraq. Ma per lui l’Iran non ha tempo. Volevo togliere il tempo a un luogo, raccontarlo come poteva essere al tempo dei Sumeri, dell’antica Mesopotamia. Anche se non mancano legami con l’attualità, a partire dai traffici di bambini dopo il terremoto di Bam, denunciati anche dalla pacifista iraniana e premio Nobel Shirin Ebadi.”

Bijan Zarmandili è nato a Teheran e dal 1960 vive a Roma. Giornalista esperto di politica del Medio Oriente per il Gruppo Repubblica – L’Espresso, ha scritto tra gli altri “La grande casa di Monirrieh” (Feltrinelli 2004) e”Il cuore del nemico” (Cooper 2009).

Autore: Bijan Zarmandili
Titolo: I demoni del deserto
Editore: Nottetempo
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 16 euro
Pagine: 260