Bocca e l’Annus Horribilis. J’accuse contro la società

annushorribilisLa ricchezza come potere“. Questa la frase simbolo di “Annus Horribilis” di Giorgio Bocca (Feltrinelli, 2010). L’autore nel suo ultimo saggio descrive i motivi del declino della società attuale culminato nel 2009.

Le cause di questo declino che sembra inarrestabile sono molteplici; partendo da personaggi di spicco tra i quali il Presidente della Camera Gianfranco Fini, il Ministro della Difesa Ignazio La Russa e il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, divenuti “neodemocratici ferventi” e dal saggista considerati trasformisti. A questi vanno aggiunti la nuova onda nazista, il tramonto dell’operaismo, le nuove guerre, la crisi economica, l’affaire Papi, “una mescolanza di varie paure” anche quella di “non piacere abbastanza al padrone”, il revisionismo, il populismo incarnato nella persona dell’attuale Capo del Governo Italiano Silvio Berlusconi.

L’autore parla di “dittatura morbida“, il sultanato di cui ha scritto Giovanni Sartoriun regime di democrazia autoritaria” dove l’informazione televisiva viene distorta, vedi il caso del TgUno Rai di Augusto Minzolini, mentre la stampa ha la febbre, è malata, vedi il caso Boffo entrambi citati nel saggio. Secondo lo scrittore, le cui riflessioni non lasciano mai indifferenti ed hanno il potere di scuotere le coscienze, “le élite della cultura vengono retrocesse alla vanità snobistica” e “nei dibattiti televisivi i sostenitori del sultano urlano come cagnacci rabbiosi, impediscono agli altri di parlare”.

L’ideale della società contemporanea è “il viver come bruti” frase di dantesca memoria, e il nostro pensiero ritorna ad Ulisse il quale invece visse “per seguir virtute e canoscenza”. Sono quindi questi “i giorni peggiori della nostra vita, quelli per cui possiamo mestamente pensare di averla vissuta invano”.

Ma il problema sostiene Bocca non è Berlusconi ma “la maggioranza degli italiani che hanno accettato il conflitto d’interessi, che accetta le ronde e avrebbe accettato il Lodo Alfano e anche il silenzio imposto alla stampa se non fossero intervenuti la Corte Costituzionale e Napolitano…”. Prosegue Bocca “… la nazione accetterebbe anche i presunti vizi privati del Presidente, il suo amore per le veline“. L’antitaliano per eccellenza dal nome della rubrica che tiene sul settimanale L’Espresso, ha sostenuto in una recente intervista televisiva che la guerra partigiana da lui vissuta si è rivelata anche un grande inganno, una grande illusione perché allora chi combatteva aveva sperato in un’Italia diversa, che il Paese stesse cambiando ed invece ci si è accorti che la nostra nazione ha dei vizi eterni e che non cambierà mai. Del resto un concetto simile l’aveva sostenuto Tancredi ne Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa quando rivolgendosi allo zio il Principe di Salina pronuncia la famosa frase “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” e si unisce alle truppe piemontesi dopo lo sbarco in Sicilia di Giuseppe Garibaldi nel 1860.

Alla soglia dei suoi primi 90 anni il decano dei giornalisti italiani consegna alle stampe un saggio scritto con il suo solito stile privo di metafore, ironico, ruvido ed aspro proprio come quelle stesse montagne del cuneese che lo hanno visto nascere, crescere, formarsi. In quelle stesse valli piemontesi durante la II Guerra Mondiale ha combattuto come partigiano, esperienza da lui considerata fondativa, per cacciare l’invasore dal suolo italico. “Ho conosciuto in guerra uomini valorosi, di coraggio estremo, primi negli assalti… e li ho visti ripresi dalla fragilità, li ho visti tornare alle prudenze… Li riconoscevi dal sorriso incerto, dai trasalimenti“.

Giorgio Bocca è nato a Cuneo il 28 Agosto 1920. Lo scrittore e giornalista italiano ha studiato alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino. Durante la II Guerra Mondiale si è arruolato come allievo ufficiale alpino. Dopo l’8 Settembre, ha aderito alla lotta partigiana fondando insieme a Benedetto Salmastri e a Duccio Galimberti le formazioni partigiane di Giustizia e libertà, operando nella zona della Val Grana e successivamente della Val Maira nel cuneese. Ha iniziato a scrivere da adolescente su periodici a diffusione locale. Dal 1938 al ’43 ha scritto per la testata cuneese La Provincia Grande, Sentinella d’Italia. Alla fine della guerra Giorgio Bocca ha lavorato per La Gazzetta del Popolo, L’Europeo e il Giorno. Nel 1976 è stato uno dei fondatori del quotidiano La Repubblica. Il carismatico giornalista, conosciuto e stimato per le sue tante inchieste a sfondo sociale che riguardano la realtà italiana ha inoltre scritto diverse opere storiche riguardanti la sua esperienza partigiana. Ha ricevuto il Premio Ilaria Alpi alla carriera. Tra i suoi tanti libri citiamo: Storia dell’Italia partigiana (1966), Palmiro Togliatti (1973), La Repubblica di Mussolini (1977), Piccolo Cesare (Feltrinelli 2002), Basso Impero (Feltrinelli 2003), Partigiani della montagna (Feltrinelli 2004), L’Italia l’è malada (Feltrinelli 2005), Le mie montagne. Gli anni della neve e del fuoco (Feltrinelli 2006), È la stampa bellezza! La mia avventura nel giornalismo (Feltrinelli 2008).

Autore: Giorgio Bocca
Titolo: Annus Horribilis
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 15 euro
Pagine: 158