“Storia proibita di una geisha”

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Mineko Iwasaki, una delle geishe più famose di Gion Kobu e di tutta la storia del Giappone, scopre il velo di mistero attorno alla figura di “artista” che ha rappresentato per lunghi anni della sua vita. Con l’aiuto della scrittrice americana Rende Brown, dipinge un affresco intimo e coinvolgente della vità di una “donna d’arte”. Continue reading

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Un gran libro ritrovato: Stoner

stoner-faziVoglio dirlo subito, uno: non è per niente facile scrivere come John Williams, sebbene a uno sprovveduto potrebbe capitare di pensare il contrario. Due: non lo è nemmeno scrivere del suo gran libro, Stoner, tradotto ora da Fazi, pubblicato per la prima volta nel 1965, in seguito consegnato all’oblio, fino alla riedizione del 2006 dalla New York Review Books. Continue reading

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“La casa di vetro”

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Nelle prime righe dello struggente romanzo La casa di vetro di Simon Mawer (Beat 2011) l’antica proprietaria della Glass House dopo trent’anni tornava a visitare la dimora che si trovava in cima a una ripida collina situata ai margini della immaginaria città di Mesto nella Repubblica Ceca. “Oh siamo arrivati. Lo capì subito, anche dopo tanto tempo”.

Liesel Landauer ormai anziana e non vedente “era a casa” e con il ricordo indovinava le pareti “i pannelli di palissandro di fronte a lei e, sulla sinistra la scalinata che scendeva in soggiorno”. La Landauer House rimasta a dominare dalla sua “prospettiva magnifica” la città che si stendeva ai suoi piedi ora sembrava sospirare di gioia, felice di rivedere la sua vecchia padrona dopo anni di degrado. Le pareti di vetro della casa, considerata un’opera d’arte concepita dalla mente innovatrice dell’architetto tedesco Rainer von Abt, erano state spettatrici di tanti avvenimenti orribili e dolorosi dopo che i Landauer nel ’38 erano riparati in Svizzera per sfuggire alla minaccia nazista. “… un giorno varcheranno semplicemente la frontiera”. Imperterrita l’abitazione era sopravvissuta a un incendio, a un’infiltrazione d’acqua su di una parete, alla caduta accidentale di una bomba e cosa ancora più terribile all’abbandono. Casa Landauer era stata testimone dell’esistenza dorata di Viktor e Liesel, dei loro figli Ottilie e Martin, dei loro amici come la spregiudicata Hana, la quale si era fatta ritrarre senza veli a 19 anni da Tamara de Lempicka, e di quella élite artistica e finanziaria che legava allora la Germania alla Cecoslovacchia. Adesso l’elegante edificio era diventato un museo, compreso der Glasraum la stanza/spazio di vetro dove le vetrate si mutavano in specchi “producendo un duplicato della stanza sullo sfondo della notte”. In questo modo “la rifrazione si fa intuizione” amava pronunciare von Abt. “L’essenza della stanza di vetro è l’idea di ragione” perché per Victor incarnava “la pura razionalità dei templi greci, l’austera bellezza di un’opera perfetta, la grazia e l’equilibrio di un dipinto di Mondrian”.

The Glass Room pubblicato in Italia da Neri Pozza nel 2009 e riedito nel 2011 da Beat, marchio editoriale indipendente specializzato in edizioni tascabili di qualità, è la rappresentazione del destino di un Paese, la Cecoslovacchia, attraverso sessant’anni dallo splendore degli anni Trenta fino all’inarrestabile decadenza sotto il regime stalinista. L’autore inglese per redigere il suo capolavoro si è ispirato alla sorte di Villa Tugendhat, famosa costruzione in vetro e acciaio progettata negli anni 1929/30 da Mies van der Rohe per l’industriale tessile Fritz Tugendhat e sua moglie Greta, che si trova a Brno in Cecoslovacchia. Doloroso, infatti, il percorso storico della dimora divenuta nel corso del tempo da abitazione privata a sede di esperimenti genetici sotto il nazismo, centro fisioterapico per bambini malati e infine museo. Nel 2002 la prestigiosa costruzione è stata iscritta nell’elenco degli edifici e dei luoghi Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. “Questo romanzo è un’opera di fantasia, ma non lo sono la casa e la sua ubicazione. Il mio camuffamento non riuscirà ad ingannare chi conosca l’edificio su cui ho modellato la Landauer House o la città che si nasconde dietro il nome di Mesto”. Partendo dunque da una vicenda reale Mawer torna indietro nel tempo al 1929 quando la coppia di giovani sposi Viktor e Liesel erano partiti per il loro viaggio di nozze a bordo di una Landauer 80 cabriolet, lussuosa auto “di un bel bianco panna” prodotta dall’azienda di famiglia dello sposo, erede di un impero industriale che produceva automobili e motociclette. Vicktor di origine ebraica ma non praticante e Lise proveniente da una famiglia dell’alta borghesia tedesca erano una coppia moderna, all’avanguardia per i tempi, amanti delle novità, autentici innovatori. Avevano già in mente la casa dei lori sogni “una casa tutta per loro”, una dimora che non esisteva ancora. Durante il viaggio di nozze a Venezia gli sposi alloggiati al Royal Danieli avevano conosciuto l’architetto von Abt che aveva proposto loro la costruzione di una casa moderna, avveniristica, in acciaio e vetro. “Mi avete chiesto di progettarvi una casa e lo farò. Ma tutto ciò che posso darvi è pura forma, senza ornamenti di sorta”. L’architetto desiderava offrire ai Landauer “uno spazio di vetro” da abitare, Glasraum dove l’unico orpello sarebbe stato lo spazio infinito, nel quale la luce si sarebbe riflettuta infinite volte. Uno spazio trasparente, una casa perfetta con un arredamento minimalista, inaugurata nel 1930, che sarebbe stata in grado di celare le riflessioni di chi vi abitava, i tradimenti e i desideri inconfessabili. La purezza e la perfezione del vetro si sarebbe confrontata con l’imperfezione degli esseri umani. Appare questo il tema centrale di un romanzo coinvolgente ed affascinante. Quella casa sulla collina sarebbe stato il simbolo delle speranze della Cecoslovacchia allora l’unica democrazia liberale nel centro del vecchio continente, presto mira del folle disegno criminale di Adolf Hitler. “Non piangeva solo per la splendida casa sulla collina di Mesto, ma anche per la sua vita perduta, per l’amore svanito, perché il suo mondo era altrove e le sembrava di vivere la vita di qualcun altro, un’altra realtà, uno strano sogno sospeso sull’orlo di un incubo”. Ma nessuna guerra mondiale e nessun stravolgimento avrebbero fatto mai fatto scordare a Liesel Landauer la casa di vetro, perché “le cose non si dimenticano, si ripongono soltanto”.

Simon Mawer è nato in Inghilterra. Ha vissuto a lungo a Cipro e a Malta. Ora vive in Italia con la moglie e i due figli. È autore di altri sei romanzi, tra i quali Mandel’s Dwarf, che ha concorso per il Booker Prize e The Fall, che ha vinto il Boardman Taker Prize.

La casa di vetro è tradotto da Massimo Ortelio.

Autore: Simon Mawer

Titolo: La casa di vetro

Editore: Beat

Anno di pubblicazione: 2011

Prezzo: 10,00 Euro

Pagine: 441

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“Notte inquieta”

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È calata la notte, il buio scende sulle case, sulle persone, su una Europa che va verso la sua autodistruzione, in quel atroce “gioco alla guerra” del secondo conflitto mondiale. È la Notte inquieta (Marcos y Marcos, 2011) di Albrecht Goes, un uomo che quella guerra l’ha vista con gli occhi, gli occhi di un cappellano militare incapace di accettare quella pagina di storia.

Un cappellano che lascia il sacerdozio per diventare scrittore, a guerra finita. Un cappellano che racconta di un altro cappellano, di un cappellano che deve salvare l’anima di un condannato a morte.

A Proskurov, in Prussia, c’è un viavai di militari. Alcune figure indegne di vivere, altre incapaci di accettare. C’è anche chi si rifugia nella vodka, per non pensare.

Ma di chi è la colpa di questa follia?

L’assurdo di una guerra che i tedeschi sani devono capire che è meglio perdere. Che mondo sarebbe stato se avesse vinto Hitler?

In questa notte che non è notte – ci sono troppo anime che non possono dormire sonni tranquilli – un uomo deve morire perché ha tradito, un altro deve dire “sparate”, un altro deve dare l’estrema unzione. Un altro ancora vuole un attimo di felicità, una notte d’amore prima della tempesta. In un mondo di non uomini si vuole sentire uomo.

E anche il condannato a morte muore perché per sentirsi uomo, per raggiungere l’amore. Anche solo sfiorandolo.

Maledetta guerra, maledetta guerra di Hitler. L’aria di questa notte è pesante ma tra le pieghe spunta un po’ di luce.

C’è una lettera da scrivere, qualche addio da decifrare, da spedire, una giustizia da raggiungere.

E la giustizia è fatta di parole, pensieri, di abbracci, di voci, di ricordi che vivranno sempre.

Notte inquieta è un inno alla speranza, uno sguardo profondo unito ad uno stile lirico, meravigliosamente orchestrato, un volume prezioso per raccontare una barbarie con la voce di chi non ha voluto piegarsi, di chi non si è arreso, di chi ha creduto, a ragione che l’umanità non poteva finire in una di quelle notti.

Albrecht Goes è nato nel 1908 a Langenbeutingen, ha studiato teologia ed è stato ordinato pastore protestante nel 1930.

Ha prestato servizio come cappellano militare durante la Seconda guerra mondiale, e nel 1953 ha deciso di lasciare il sacerdozio e dedicarsi alla scrittura.

È morto a Stoccarda nel 2000.

Figura eclettica di teologo e libero pensatore, ha pubblicato opere poetiche e in prosa. Da Notte inquieta, la più famosa, tradotta in diciotto lingue, sono stati tratti un film e uno sceneggiato televisivo per la bbc.

Autore: Albrecht Goes

Titolo: Notte inquieta

Editore: Marcos y Marcos

Anno: 2011

Pagine: 124

Prezzo: 10 Euro

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“Racconti fatali”

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La casa editrice “Nova Delphi” fa scoprire al pubblico italiano i “Racconti fatali” di Leopoldo Lugones, poeta, giornalista, narratore argentino, che ha saputo dare spirito, corpo e sostanza al racconto fantastico sudamericano, considerato da Borges e Cortàzar un vero e proprio maestro. La vita di Lugones fu segnata da numerose svolte e frequenti cambiamenti, sopratutto politici,passò dal socialismo al liberalismo e poi al conservatorismo e infine al fascismo e alla speranza che una svolta autoritaria dell’Argentina potesse portare il Paese fuori da un dibattito che si era aggrovigliato su se stesso. Lugones non chiese mai alla politica, tanto rifiutare, durante il governo militare e conservatore, il direttorio della Biblioteca Centrale Argentina.

Ne i “Racconti fatali” Lugones sembra erigere le fondamenta per la nuova letteratura sudamericana, pulita dagli orpelli del localismo e della costante introspezione e varca le porte Scee del fantastico creando col lettore una sorta di patto  dove il narratore onnisciente dei primi tre racconti (Il vaso di alabastro, Gli occhi della Regina e Il pugnale), conduce per  mano il lettore fino a confonderlo su cosa sia reale e cosa sia fantastico, mescolando come ne “Il vaso di alabastro” e “Gli occhi della Regina” alle importanti scoperte in ambito archeologico che tra l’800 e i primi decenni del ‘900 fecero sognare molti studiosi sulla natura della civiltà egizia e della natura della specie umana stessa. La prosa di Lugones è quindi fantastico-antropologica dove l’uomo/narratore sembra chiedersi il significato delle proprie origini e del proprio futuro, rifugiandosi nell’archetipo della magia e del fantastico. E’ prosa irrazionale e delle origini che però si lega ad un fantastico “reale”, quando ne “Il segreto di Don Giovanni” e in “Agueda” il contesto diventa la quotidianità argentina.

Leopoldo Lugones segna con i “Racconti fatali” proprio una passerella tematica ed ideale tra originario e quotidiano, creando una realtà mitica e forte, che arriva con intatta attualità fino ai giorni nostri, perché il “destino fatale” che lega tutti i racconti, una forza oscura dove, né l’archeologo che muore inebriato dai profumi del Faraone non può che accettare la fatalità della sua scoperta e la fatalità del suo destino, né il Don Giovanni reincarnato che spazia tra luoghi ed epoche, possono opporsi a questo.

La scrittura di Leopoldo Lugones, sapientemente tradotta, è figlia di questo flusso narrativo, scorrevole ed incessante, un ritmo forte che taglia il fiato e ci conduce ad un punto visivo di non ritorno. Lugones si estranea ed estranea la sua scrittura, creando quel mondo originario nella sua Argentina, dove niente è più forte della storia e del destino, lo stesso destino che lo porterà a togliersi la vita in un hotel per cause mai chiarite, ma forse questa opera, può chiarirle, perché Lugones si sentiva parte di quella fatalità, sentendosi figlio della terra e delle idee, opponendosi alla realtà e divenendo parte di quel significato sincretico ed esoterico della terra argentina che ha cercato per una vita intera, ponendo con quel suicido, l’immortalità della sua figura e della sua anima innovatrice che è fondamento della nuova cultura sudamericana. Una raccolta da leggere per capire un mondo nuovo.

Leopoldo Lugones, poeta, narratore, giornalista e storiografo argentino, nasce a Córdoba nel 1874. Fa il suo esordio letterario con l’importante raccolta lirica Las montañas del oro (1897), ispirata da sentimenti umanitari e socialisti, cui seguono Los crepúsculos del jardín (1905) e Lunario sentimental (1909). Nel 1916 riunisce, sotto il titolo di El payador, una serie di conferenze dove, per primo, riconoscerà l’influenza del poema epico Martín Fierro sulla formazione dell’identità culturale del popolo argentino. I suoi racconti riuniti nelle raccolte Las fuerzas extrañas (1906) e Cuentos fatales (1924) sono oggi considerati dalla critica internazionale precursori della narrativa breve in America latina tanto che scrittori come J.L. Borges e J. Cortázar non esiteranno a definirlo loro indiscusso “maestro”. Il 18 febbraio del 1938 Lugones si toglie la vita in un hotel non distante dalla sua amata Buenos Aires per ragioni ancora misteriose.

Autore: Leopoldo Lugones

Titolo: Racconti fatali

Editore: Nova Delphi

Anno: 2012

Pagine: 176

Prezzo: 9 Euro

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“Mr. Jones e lo zoo della torre di Londra”

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Dopo il successo internazionale del suo primo romanzo “Monsieur Ladoucette e il club dei cuori solitari” giunge in questi giorni nelle librerie del nostro paese “Mr. Jones e lo zoo della torre di Londra” (Corbaccio 2011) seconda prova della scrittrice inglese Julia Stuart che, pur non rappresentando ormai una sorpresa, ha tutti gli ingredienti di un libro destinato ad incontrare il più largo favore dei lettori.

La trama: la Corona britannica decide che la collezione di animali esotici, ricevuti in dono nel corso degli anni da leaders stranieri, venga trasferita dallo Zoo alla Torre di Londra. Al guardiano della Torre, Balthazar Jones, proprietario della tartaruga più vecchia del mondo, viene conferito il prestigioso incarico di occuparsi della faccenda.

Le nuove incombenze e l’accresciuta affluenza del pubblico cambieranno la vita di Mr Jones, rendendola più movimentata, e in qualche misura lo distrarranno dal grande dolore per la morte del figlio, Milo, perduto in tenera età. Il compito più difficile è quello di cercare di mantenere l’ordine e la calma all’interno della Torre, di far convivere un’inedita e bizzarra comunità,i rissosi abitanti storici con i nuovi, numerosi ed esigenti ospiti. Infatti, anche i vecchi abitanti sono, a loro modo,degli individui “esotici” o meglio dei protagonisti eccentrici e contribuiscono a rendere divertente e piacevole la lettura. Fra i tanti numerosi personaggi, il lettore farà la conoscenza del Reverendo Septimus Drew, un uomo sempre innamorato e scrittore in incognito di romanzi erotici, del “guardiano dei corvi reali” la cui dipartita, si dice, porterebbe alla rovina del regno, di  Ruby Dore, la procace proprietaria dell’amena locanda “La ruota della tortura”, “dove sono benvenuti i topi ma é bandito il gioco del Monopoli” e del numeroso gruppo di fantasmi, che abita le vecchie celle, i patiboli e le segrete della Torre. Per non parlare, poi, dello stesso Mr Jones e della moglie greca Hebe, impiegata all’ufficio oggetti smarriti della metropolitana.

Siamo dinanzi ad un originale romanzo, un pò surreale, divertente e commovente allo stesso tempo. La trama potrebbe non interessare più di tanto, ma l’autrice, con una scrittura lieve e convincente, riesce a rendere la lettura un’occasione di puro, intelligente divertimento.

Julia Stuart, nata e cresciuta in Inghilterra, ha trascorso lunghi periodi in Francia e Spagna dove ha insegnato la lingua inglese. Dopo aver studiato giornalismo, ha collaborato con molte testate regionali, per approdare, negli anni novanta, nella prestigiosa redazione dell'”Indipendent”, in cui ha lavorato per otto anni.

Quello che viene presentato  è il secondo romanzo della scrittrice che ha esordito con  “Monsieur La doucette e il Club dei cuori solitari”, pubblicato in Inghilterra da Harper &Collins nel 2008.

Autore: Julia Stuart

Titolo: Mr. Jones e lo zoo della torre di Londra

Editore: Corbaccio

Anno di pubblicazione: 2011

Prezzo: 18,60 Euro

Pagine: 340

articolo di Roberto Bisogno

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21 dicembre 2012 la profezia dei Maya

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21 dicembre 2012 è la data indicata dai Maya come ultimo giorno del calendario, l’ultimo giorno dell’età dell’oro. Una grande profezia che ci lascia tutti con il fiato sospeso. (Giunti editore, 2012).

«Le costellazioni dicevano che il cielo non sarebbe stato più lo stesso, al termine dell’età dell’oro. Il calendario doveva interrompersi perché il nostro universo sarebbe cambiato.»

Un grande enigma della nostra storia: la profezia Maya, spinge il giovane Jude Byron alla ricerca di un antico codice che potrebbe cambiare il destino dell’umanità. Ma Jude è un abitante di Aurora un mondo abitato dai Luminosi, creature simili agli dei, in missione per conto del padre, Damon. Ma per quale motivo i Luminosi sono interessati così tanto all’antico codice Maya??

Durante la sua ricerca, il giovane luminoso si imbatte in Viola, una studentessa di Archeologia presso l’Università di Venezia. Una ragazza molto ostinata e razionale, legata drammaticamente al misterioso codice. Insieme i due cominceranno ad indagare tra le calli di una romantica Venezia, dove non mancheranno complicazioni che li porterà da prima sulle meravigliose colline toscane per giungere in fine alle misteriose rovine del Messico.

I destini dei due giovani protagonisti si intrecceranno in un vortice pericoloso che coinvolgerà non solo altre persone che come loro sono sulle tracce del codice, ma il destino dell’intera umanità.

Un’avventura pregna di mistero, che fino alla fine lascerà con il fiato sospeso, un racconto dove la vendetta e l’amore si scontreranno per decidere le sorti del nostro mondo.

«Che cosa dice il testo?» chiese Viola, sedendosi accanto a lui. Jude notò che gli occhi le brillavano.

«Parla di come gli uomini bramino il potere sopra ogni cosa, condannandosi alla distruzione» svelò Eckhart.

«E descrive una stella luminosa, che compie un lungo viaggio nell’universo per tornare nei pressi della terra alla fine dell’età dell’oro. Dopo il suo passaggio il cielo cambierà, ma non si può prevedere in che modo.»

Ilenia Provenzi e Francesca Silvia Loiacono da anni si guadagnano da vivere con le parole. Amiche per la pelle ed entrambe lettrici appassionate di romanzi YA sono al loro esordio narrativo.

Titolo: La discesa dei luminosi. 2012 la profezia dei Maya

Autore: Ilenia ProvenziFrancesca Silvia Loiacono

Editore: Giunti editore

Anno: 2012

Pagine: 442

Prezzo: 14.50

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Il Sangue degli Elfi in ebook

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In occasione della pubblicazione del nuovo romanzo fantasy di Andrzej Sapkowski, Il Sangue degli Elfi, in uscita giovedì 23 febbraio 2012, la Casa Editrice Nord regala un assaggio d’autore: un ebook di 160 pagine che contiene un racconto estratto dal Guardiano degli innocenti, un racconto estratto dalla Spada del destino, un estratto che si può leggere in anteprima dal Sangue degli elfi. Continue reading

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