Miss Dorothy Phillips, mia sposa

copEnid e Guillermo assistono, ogni sera, a una prima cinematografica. Dal fondo del palco, seppur intrusi, non disturbano nessuno, perché Enid e Guillermo sono morti. Si sono conosciuti quando entrambi erano in vita ed Enid era sposta al migliore amico di Guillermo: la star del cinema Duncan Wyoming. Enid e Guillermo hanno a lungo resistito alla passione, eppure nulla può separarli, né la morte di Duncan né la loro.

Gli studi cinematografici sono oggetto di fantasia e curiosità di milioni di fan, eppure quando la giornata è finita, e forse solo i laboratori tecnici continuano il loro lavoro, il guardaroba principale finalmente si anima. Lì si riuniscono i fantasmi di quelli che una volta sono stati in vita sullo schermo, e che per questo non sono totalmente annullati con la morte. Passeggiano senza ansia per la hall, allontanandosi solo quando viene proiettato un loro film. L’unica ad aggirarsi inquieta è Lei, la star che si è suicidata per un amore non corrisposto…

Uno scienziato dilettante, colto e facoltoso, sperimenta i raggi N. fino a dare corpo, a generare la donna dei suoi sogni: la copia di un’attrice che continua, lontana da lui, a vivere ignara di tutto. Rosales ha creato un’imitazione della vita, e per avere del tutto la donna amata è disposto a ogni sacrificio…

Questi sono i temi di alcuni racconti contenuti nella raccolta Miss Dorothy Phillips, mia sposa… e altri racconti del cinema. Il filo che li lega è chiaramente questo: il cinema è vivo, semplicemente. La cellulosa, che è un composto organico, non trattiene solo immagini: restano impressi amori, delusioni, gli spettri degli attori e degli spettatori. Sono racconti in cui il cinema resta comunque sullo sfondo, come un luogo ideale per indagare sulla natura della realtà; ed è il cinema degli albori, fatto di bianco e nero, ancora muto e terreno per le prime star (tra queste c’era, appunto, Dorothy Phillips). La passione di Quiroga per lo schermo si sente scorrere tra le pagine, ed è facile immaginare lo stupore di questo gentiluomo sudamericano degli anni ’20 davanti alla prima, fortissima, imitazione e deformazione della realtà.

Horacio Quiroga (baffi e barba curati, e una certa aria dannunziana) ha avuto una vita disgrazia e avventurosa; contrassegnata da peregrinazioni tra l’Europa e il Sud America, suicidi e morti accidentali. Insomma, non se la passava bene. Nonostante questo fu uno dei maggiori rappresentanti della letteratura sudamericana del suo tempo, maestro del racconto breve e appassionato della Settima Arte quando questa era ancora snobbata tra gli intellettuali. Questa raccolta è una felice riscoperta della Nova Delphi, che ha già riportato in libreria ottimi autori sudamericani e non. La consigliamo più che vivamente (e date un’occhiata anche agli altri titoli della casa editrice).

 

Horacio Quiroga (Salto 1878 – Buenos Aires 1937), uruguaiano, è stato uno dei maggiori scrittori del primo Novecento latinoamericano. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Racconti d’amore di follia e di morte (1917), Racconti della foresta (1918), Anaconda (1921), Gli esiliati (1926) e Aldilà (1935). Animo tormentato, venuto a conoscenza di un male incurabile, anticipò la morte assumendo una dose di veleno.

 

Autore: Horacio Quiroga

Traduzione: Francesca Casafina

Titolo: Miss Dorothy Phillips, mia sposa

Editore: Nova Delphi

Anno di pubblicazione: 2014

Prezzo: 8,00 euro

Pagine: 152