Nostos

nostosNestore, ultimo degli Argonauti, sopravvissuto agli anni e alla guerra di Troia, trascorre il tempo a Pilo in compagnia della moglie. Avendo diviso il potere tra i figli, Nestore accudisce Euridice come una figlia, invano i medici hanno provato a curare la demenza della regina, così ogni mattina che ella si sveglia ignara del mondo che ha intorno Nestore la tranquillizza, passeggiano sulla spiaggia e ogni giorni Euridice si innamora di Nestore. A interrompere la felice vita di Nestore arriva Eumeo, messo di Ulisse: l’anziano re di Pilo è convocato a Itaca, a fare da giudice e paciere nella contesa per il trono che oppone Telemaco al padre e alle nobili famiglie itacesi, ancora in lutto per la strage dei Proci e in cerca di vendetta.  A Itaca Nestore ritrova Ulisse, ancora vigoroso e astuto; Penelope, non avvenente ma dotata di grazia e coraggio; Telemaco, deciso a instaurare un governo di pace, bello e forte ma con una predilezione per i fanciulli invece che per le ragazze che tanto indispettisce il padre; e le famiglie di quei Proci uccisi senza pietà, desiderose di scacciare la dinastia degli Odissei.

Attraverso Nestore rivivono tutti i miti della guerra di Troia, delle avventure di Ulisse, degli Argonauti e delle dinastia dell’antica Grecia. La letteratura classica si fonde nella scrittura dal tono rievocativo, eppur pulita e non ridondante, di Antonella del Giudice. Chi ha amato i miti greci non potrà non immergersi in questo altro ritorno (nostos) a quell’antico mondo, e si ritroverà partecipe delle contese di Itaca, curioso di conoscere il destino di Nestore, Ulisse e delle figure che vicine o lontane gli ruotano intorno. Come Oreste, perso nelle voci dei morti, o Menelao, avvizzito e tenuto fermo sul trono dalla sempre bellissima Elena. Ottantasei pagine non sono abbastanza per ritornare soddisfatti da questo viaggio su Itaca, e l’unica critica che si può fare alla del Giudice è di non aver scritto ancora, lasciandoci più tempo per vagare tra le storie dei tormentati greci.

 

“Nestore la ricambiò guardandola con compassione. Pensò: quanta infelicità la vacanza bellica degli uomini, alla forsennata ricerca della dell’immortalità nella morte gloriosa, aveva recato alle donne che in loro avevano creduto! Poveri cuori ridotti a ciottoli di pomice, così leggeri e secchi; poveri uteri imprugnati; e povere pure le mani, le bocche e le menti. Povera Penelope. E povera Andromaca, Elettra e Euridice.”

 

“Ormai sono troppo canuto e stanco per ributtarmi nella mischia. E anche troppo scettico perché, ebbro di vino e sangue, scambi ancora cavalieri per uomini equini attraverso la lente aberrante dei boccali di cristallo. E tu, Ulisse? Sei ancora in vena di misurarti con Ciclopi e Sirene? Di scontrarti con le sei gole di Scilla e di soddisfare voraci ninfe e, soprattutto, di abbindolare ingenue e superstiziose corti di provincia?”

 

Antonella del Giudice (Napoli, 1960). Il suo primo romanzo viene segnalato a Torino al premio “Italo Calvino” nel 2004 e viene pubblicato nel 2005 dalla Avagliano Editore col titolo L’ultima Papessa, raccogliendo consensi di critica e imponendosi a Prato nel premio “Montemurlo” 2005. Partecipa all’antologia I racconti della Città delle donne (Filema, 2005) e all’antologia Vedi Napoli e poi scrivi (Kairos, 2005). Pubblica nel 2008 L’acquario dei cattivi per Alet. Partecipa all’antologia I superdotati (ad est dell’equatore, 2009). Ha vinto, tra gli altri, i premi “Juvenilia” di Bologna nel 2001 e nello stesso anno il premio “Arturo Loria” di Carpi col racconto Requiem per un dividendo, il premio “Ortese” a Roma (Empiria). È autrice e conduttrice presso l’emittente Julienews.

 

 

Autore: Antonella del Giudice

Titolo: Nostos

Editore: Ad est dell’equatore

Anno di pubblicazione: 2014

Prezzo: 10,00

Pagine: 96