Mary Shelley e la maledizione del lago

978-88-6083-060-9“La solitudine è stata la maledizione della mia vita, cos’altro avrei potuto fare se non avessi avuto l’immaginazione come compagnia?”. Mary Shelley e la maledizione del lago di Adriano Angelini Sut (XL Editore 2013) parte da questa frase della scrittrice, saggista e biografa inglese (1797 – 1851), per ricostruire l’esistenza della creatrice di Frankenstein (1816) “il romanzo simbolo e originario di tutta la letteratura di genere fantascientifico”.

Il “prometeico mondo” fu ideato dall’autrice una notte del 1816 nella “cornice ideale” di Villa Diodati sul lago di Ginevra quando Mary si trovava in vacanza in Svizzera in compagnia di Shelley, Lord Byron, John Polidori e della sorellastra di Mary, Claire. “Faremo una gara di scrittura”. Mary Shelley, seconda moglie del poeta Percy Bysshe Shelley (1792 – 1822) non fu, però solamente questo, la sua fantastica mente vagò tra suggestioni romantiche, interessi scientifici senza trascurare un’attenzione rivolta verso l’universo femminile. L’autore per far capire chi fu veramente Mary descrive l’infanzia dei suoi genitori, il filosofo e politico William Goodwin e la fondatrice del femminismo liberale Mary Wollstonecraft. I genitori di Mary, entrambi pensatori progressisti nell’Inghilterra a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, quando la ragione illuminista ancora non aveva lasciato il passo al sentimento, influenzarono molto la personalità della loro figlia dotata di un grandissimo talento nei confronti della scrittura e del disegno. Mary Wollstonecraft era stata l’autrice nel 1790 del libro A Vindication of the Rights of Woman manifesto femminista allora giudicato scandaloso. “Perché una donna doveva essere considerata soltanto un ornamento? Non aveva diritto a un’istruzione?”.

La pioniera femminista aveva fatto breccia nel cuore anarchico di William Goodwin, il quale riteneva che gli esseri umani nascessero liberi e che lo strumento a disposizione per raggiungere la verità fosse uno solo: la ragione. La “vulcanica, indomabile, colta” Mary Wollstonecraft reduce da un amore conclusosi infelicemente dal quale era nata una figlia, Fanny, si unì in matrimonio con il filosofo nella chiesa di Saint Pancras nel marzo del 1797, una cerimonia “quasi in clandestinità: pochi invitati, pochissima diffusione della notizia”. Mary Goodwin nacque il 30 agosto dello stesso anno ma sua madre morì pochi giorni dopo averla data alla luce forse per setticemia. Il dolore per la perdita di Mary non abbandonò William mentre la piccola Mary si ritrovò a fantasticare sulla tomba della madre nel cimitero di Saint Pancras. “Lui era sposato e con figli, lei aveva appena 16 anni. Il loro amore avrebbe dato scandalo. Non restava altro che viverlo fuori dall’Inghilterra”. Mary era ad una svolta decisiva, nella sua vita era entrato un giovane ribelle, espulso da Oxford per i modi a tratti impulsivi, di nobili natali ma soprattutto uno dei più grandi poeti romantici. “L’amore, diceva Percy, era speciale finché durava, finché la fiamma della passione e dell’ardore rimanevano vive. Era in quei giorni che bisognava lasciarsi consumare totalmente”.

Angelini Sut in questa documentata biografia romanzata, sa ben tratteggiare una grande passione, un sentimento che fu anche forte coinvolgimento letterario, intellettuale, della mente. Una relazione tempestosa segnata da infedeltà e tragedie: la morte di quattro figli in tenerissima età, i continui problemi economici, i tradimenti di Shelley, la tendenza alla depressione di Mary costretta spesso a spostarsi da un luogo all’altro con marito, bambini e sorellastra. Una vita vissuta intensamente, problematica quanto esaltante, segnata nel 1822 dal naufragio fatale nel Mar Tirreno antistante La Spezia nel quale aveva trovato la morte, il suo amato Percy durante “un’estate tragica italiana”.

Da quel momento in poi, abbandonata Casa Magni “un bastione di quattro piani che si gettava nel mar Ligure” a San Terenzo nella baia di Lerici, per Mary era iniziata una nuova fase della sua vita. Recando con sé il cuore di Percy salvato dalla cremazione avvenuta sulla spiaggia di Lerici “luogo di marinai”, Mary aveva trovato nella scrittura l’antidoto iniziale alla voragine luttuosa nella quale era precipitata. Vedova e con un figlio da mantenere si concentrò sul suo lavoro non senza difficoltà considerati i pregiudizi e le convenzioni dell’epoca, senza mai dimenticare il suo grande amore perduto. “Colpa mia, colpa mia, ahimè fu la sola e svanita. Con il bagliore rossastro dell’ultimo sole estivo, persa in quella profondità in cui ha immerso il suo capo. La mia colpa, la mia vita, e speranza, insieme volarono via. Ora, vagabonda; non cerco più una dimora. Il cielo una cripta, l’italia, una tomba”. Mary Shelley, The Choice, strofa iniziale.

Adriano Angelini Sut è uno scrittore e traduttore romano. Tra i suoi romanzi: Da soli in mezzo al campo (Azimut 2005), Le giornate bianche (Azimut 2007). Ha pubblicato inoltre 101 cose da fare a Roma di notte almeno una volta nella vita e 101 gol che hanno cambiato la storia del calcio italiano (Newton Compton, 2010). Ha collaborato con Il Foglio, Radioradicale.it, Il paradiso degli orchi e Radio Manà Manà e ha tradotto per XL edizioni le opere di Luis Alberto Urrea.

Autore: Adriano Angelini Sut
Titolo: Mary Shelley e la maledizione del lago
Editore: XL
Pubblicazione: 2013
Prezzo: 11,90 euro
Pagine: 192