“Chi ha ucciso Lumi Videla?”: intervista a Barbarani

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Sembra un thriller ad alta tensione, ma è una storia vera, per la prima volta raccontata dal protagonista Emilio Barbarani in “Chi ha ucciso Lumi Videla?” (Mursia 2012). Un diplomatico-James Bond nella Santiago del Cile della dittatura di Pinochet, tra omicidi, servizi segreti, misteri.

L’ambasciata italiana, unico luogo di salvezza per centinaia di dissidenti di sinistra e non solo, a cui i diplomatici italiani salvarono la vita dando loro asilo in Italia. Ma anche amori nelle sere profumate di Santiago e preti-coraggio. A metà tra memoir e spy story, Barbarani, che poi avviò una brillante carriera diplomatica come ambasciatore, racconta gli anni passati come giovane consigliere all’ambasciata italiana in Cile, partendo dal misterioso omicidio della giovane dissidente di sinistra Lumi Videla, il cui corpo venne ritrovato nel giardino dell’ambasciata. “Mia madre e i salesiani mi hanno insegnato che i deboli vanno difesi e al forte non va data vinta. Avrei fatto lo stesso nei Paesi comunisti: aiutare chi lotta e rischia per le proprie idee” racconta.

Perché, dopo tanti anni, riannodare i fili del ricordo?

Fino a qualche anno fa la situazione politica non era ideale per un libro come questo. Ora ho finito la mia carriera diplomatica: era il momento giusto per scrivere, finalmente.

Ha avuto paura di morire?

Quando andai a casa del comunista italo-cileno Enzo Genovese. Notte, durante il coprifuoco. Lui era sorvegliato a vista, incatenato al letto, dagli agenti della DINA (la polizia segreta cilena, ndr). Aspettavano che i compagni di partito andassero a trovarlo per poterli arrestare. Dopo una conversazione surreale con gli agenti, riuscimmo a neutralizzarne il piano.

Chi, tra i tanti protagonisti di quell’epoca, le è rimasto più impresso?

Padre Fernando Salas e l’ambasciatore De Vergottini per la generosità con cui rischiarono la propria incolumità. E il colonnello K dei Servizi cileni: biondo, occhi di ghiaccio. Dagli incontri con lui uscivo sentendo un grande, profondo freddo.

Il suo è anche un libro sulla diplomazia, argomento spesso oscuro ai lettori.

La diplomazia è il servizio dello Stato per agire sul piano internazionale, fatta di funzionari che cambiano Paese ogni quattro anni, portando con sé la propria famiglia. Un mestiere che ha vantaggi ma anche molti svantaggi, di cui spesso non si parla.

Com’era la Santiago del golpe?

Santiago è come è ora Cuba, o come i Paesi di oltrecortina, come ogni Paese in dittatura: repressione, polizia, delazioni, infiltrati. Ma c’era anche una Santiago diversa, quella dei ricchi e borghesi che non contestavano il golpe. Era una città splendida: tra le Ande e il mare, una delle più belle terre del mondo. E piena di una gioia di vivere che pareva irreale.

Tante donne e amori: quasi una figura di diplomatico – James Bond…

Ricordo con grande intensità tutte e tre le donne descritte nel libro. L’innamoramento con Paula è stato poetico e bello, un amore da mano nella mano. Quello per Wanda passionale, ma anche professionale perché da lei ebbi informazioni importanti per salvare i rifugiati. E infine l’amore con Maruja, il più tragico.

Quale dei rifugiati in ambasciata ricordi in particolare?

Soprattutto El Negro, un criminale comune che doveva il suo stato di violento all’ambiente disagiato in cui era cresciuto e agli anni nelle carceri cilene. Era una persona di animo generoso, anche se pericoloso e preda di impulsi d’ira.

Cosa è stato il Cile per l’Italia, e cosa è oggi?

Il Cile era il maggior tema di politica internazionale e anche interna italiana, e mantiene ancora una grande attualità nel cuore di un’intera generazione che allora manifestava nelle piazze italiane contro la dittatura cilena. Volevo parlare però anche ai giovani italiani di oggi, perché sappiano cosa è stato il passato in Cile ma anche oltrecortina. Per questo ho dedicato il libro a Lumi Videla, la giovane attivista morta: nessuno deve rischiare la vita per le proprie idee.

Emilio Barbarani è nato a Verona nel 1940 e vive a Roma. Laureato in legge e in scienze politiche, nl 1967 intraprende la carriera diplomatica. Dopo aver prestato servizio a Madrid e Buenos Aires, nel 1974, in seguito al colpo di stato militare, viene inviato a Santiago del Cile dove tornerà come ambasciatore nel 1998. Ha concluso la sua carriera come ambasciatore a Lisbona. Nel 2007 ha pubblicato per Aliberti “Adios Pampa Querida”, sulla sua infanzia a seguito del padre emigrato in Argentina.

Autore: Emilio Barbarani

Titolo: Chi ha ucciso Lumi Videla?

Editore: Mursia

Anno di pubblicazione: 2012

Prezzo: 19,00 Euro

Pagine: 304