Cose che gli insegnanti non dicono

cose-che-gli-insegnanti-non-diconoCose che gli insegnanti non dicono (Armando, 2009) è un testo di didattica che vuole interrogarsi sulle modalità di dialogo tra insegnante e bambino, ponendo l’accento sul rapporto tra insegnamento e apprendimento.

Nella prospettiva di ricerca proposta da Andrea Muni, si prende in esame l’interazione tra bambini dell’età di otto-nove anni e il loro insegnante, “pieno di buone intenzioni ma che vive con senso di tragicità il suo insegnamento, sempre insoddisfacente”. Questo senso di insoddisfazione è da imputare, tra l’altro, a modalità di dialogo che limitano le potenzialità comunicative tra alunni, insegnante e testo.

Nello specifico, sono messi sotto accusa il modello di “dialogo come trasmissione unidirezionale” e il “dialogo come scambio di opinioni e comunicazione fine a se stessa”. Per l’autore, educare al pensiero dialogico è una funzione essenziale e insostituibile della scuola. Le conoscenze non possono essere semplicemente trasmesse e recepite in maniera passiva, ma devono essere “costruite insieme e condivise”. In questa prospettiva, “un insegnante si propone come compagno e amico di ricerca critica attraverso un dialogo costruttivo in cui ciascuno dialoga con i testi e con gli altri, in cui ciascuno è in dialogo”.

Muni propone dunque un diverso tipo di didattica, che si preoccupi dei “piccoli, semplici passaggi da un pensiero all’altro, da un apprendimento all’altro”. Una micro didattica piuttosto che una macro didattica, che si concretizza nel passaggio“da una didattica sistematica a una didattica per sentieri. Da una didattica della certezza a una didattica del dubbio”.

Per illustrare la sua teoria, l’autore riporta un esempio di dialogo tra un insegnante e i suoi alunni, sforzandosi di renderlo il più realistico possibile grazie all’uso di un linguaggio colloquiale e semplice. Nella simulazione, la classe si trova ad affrontare il tema della guerra. L’autore motiva così la sua scelta: “La guerra offre la possibilità di entrare subito dentro a un conflitto e crea il bisogno cognitivo di spiegarlo”.

Partendo dalla lettura dei testi, l’insegnante si muove in modo da fare emergere il dissenso tra di essi, in modo da problematizzarli e favorire una lettura critica piuttosto che una passiva: “quando i bambini leggono il testo, non ci trovano dissonanze”, ma grazie alle domande dell’insegnante “i bambini imparano a liberarsi dei testi usandoli. Questo liberarsi consiste nel riuscire a prenderne le distanze, dialogarci, non a evitarne la vista”.

Muni usa la metafora del nuotatore: “il nuotatore è immerso nell’acqua in cui nuota. Per non annegare deve rimanere in superficie. (…) il bambino deve muoversi nell’acqua (nel testo) tenendosi per metà dentro, per metà fuori (il corpo dentro, il naso fuori), per metà attaccato, per metà staccato; distaccandosene, ma non troppo; allontanandosene e riavvicinandosene”. Solo così può vedere l’invisibile, cioè vedere oltre ciò che il testo gli mostra, scoprire e capire anche cose che non sono scritte da nessuna parte, insomma imparare a pensare con la propria testa.

Andrea Muni: (Udine, 1978), laureato con lode a Trieste in Filosofia con una tesi di laurea in Didattica generale, è un insegnante elementare statale al suo nono anno di insegnamento di ruolo. Socio da alcuni anni dell’Associazione Nazionale di insegnanti e ricercatori in Didattica della storia “Clio ’92”, fondata e presieduta dal prof. Ivo Mattozzi, è stato socio anche di altre Associazioni riconosciute dal Ministero della Pubblica Istruzione, tra cui il CIDI, il MCE e l’ADI. Attualmente si interessa, oltre al settore dell’infanzia, anche a quello dell’educazione degli adulti. Da quattro anni è incaricato al CTP di Udine, dove si occupa dell’integrazione degli adulti stranieri presso la Scuola Media statale “ex Valussi”, con le annesse sezioni carcerarie.

Autore: Andrea Muni
Titolo: Cose che gli insegnanti non dicono
Editore: Armando
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 13 euro
Pagine: 160