Lecce: Libreria Gutenberg. Intervista a Teresa Romano

gutenberg lecceDal 10 ottobre 2009 la libreria Gutenberg a Lecce gestita da tre donne Teresa, Caterina ed Elisabetta  è attiva  con l’obiettivo di essere con i libri e per i libri, nella convinzione che nulla più di un libro  rende consapevoli di appartenere ad una comune umanità, illuminata sì ma anche  tormentata dalle medesime speranze e angosce. Da sempre avvicinarsi ad un buon libro significa avvicinarsi a noi stessi, alle differenze di cui si è fatti, alle personali zone più oscure, come a quelle più luminose.

Un buon libro genera uomini nuovi. Provoca reazioni. Costruisce legami prima inimmaginabili. Ecco, questo è per la Libreria Gutenberg di Lecce il libro.

Abbiamo sentito Teresa Romano facendole qualche domanda

Com’è cominciato tutto?
Dopo  varie esperienze in altre librerie e nel mondo editoriale e culturale in genere, abbiamo deciso di unire la nostra comune passione e e mettere in gioco il nostro modo di intendere una libreria, per il quale ci trovavamo tutte d’accordo”

Come mai questo nome alla sua Libreria?
Il nome nasce per  richiamare alla memoria le origini  della stampa con la creazione dei caratteri mobili, cioè l’inizio della diffusione del libro per un sempre più vasto pubblico di lettori.”

Avete creato questa realtà da zero, in pratica c’era solo la passione di lettore, o ha/avete avuto qualche aiuto da qualcuno che lavorava già nel settore o che aveva esperienze simili?
“Ciascuna di noi ha esperienze nel settore, anche di lunga durata.”

Com’è vivere oggi di libri?
“La nostra esperienza di vita come libreria è breve (appena un anno e mezzo), troppo presto per rispondere che vivere di libri, per piccole realtà come la nostra, sia semplice.In più la contingenza economica non certo favorevole e i prezzi dei libri in italia non aiutano. Tuttavia la passione per questo lavoro ci permette, pur tra difficoltà, di essere soddisfatte e gratificate dai risultati raggiunti.”

Che rapporto avete con i vostri clienti? Esiste ancora la figura del libraio-consigliere o i lettori di oggi sono più preparati?
“Noi crediamo come libraie indipendenti che il rapporto con la clientela sia un fattore fondamentale per la conquista di uno spazio duraturo nel tempo, su  un territorio sempre più insidiato dagli sconti della grande distribuzione e dalle vendite on line. Il libraio DEVE consigliare, perchè anche attraverso la sua professionalità passa  la sopravvivenza della piccola e media editoria di qualità, che altrimenti sarebbe fagocitata in un mercato sempre più omologato verso il mero aspetto commerciale del  prodotto libro.”

Da una parte il lettore, dall’altra editori e distributori, nel mezzo il libraio: che dinamiche si creano tra di loro? Quali sono i ruoli?
“Se è vero che esiste un’osmosi tra tutti gli anelli di questa catena, è anche vero che il piccolo libario è sicuramente quello più debole, perchè  ha sconti minori a monte rispetto alle grandi librerie di catena e alla grande distribuzione, e poche se non nulle possibilità di applicare gli sconti che i clienti trovano altrove e vorrebbero trovare anche da te. Se però spesso è difficile  rendere consapevole il cliente sul significato di uno sconto del 15% a fronte di un  margine netto che spesso non arriva al 25% del prezzo di copertina, appare molto più  difficile il rapporto con  i distributori nazionali, spesso proprietari di catene di librerie, veri padroni del mercato, del quale dettano tutte le regole, sempre ovviamente a loro vantaggio. Brilla in tutto  questo  l’assenza dell’azione di tutela dello stato italiano, che non è stato ancora capace di varare una legge per calmierare gli sconti e permettere così ai libri di avere tutti prezzi di copertina inferiori.”

Esiste per la vostra libreria più una linea di azione da operatori culturali o da semplice fornitore di cultura?
“Per quanto ci riguarda, se ci limitassimo  a fornire cultura a chi la richieda, avremmo probabilmente chiuso subito. Diventare operatori culturali, lungi dall’essere una velleità pseudo-intelletuale è dunque per noi una scelta obbligata, anche di natura commerciale a breve ma anche lungo termine, se si pensa al lavoro che svolgiamo con le giovani generazioni all’interno delle scuole, alle quali proponiamo progetti, letture e incontri con gli autori.”

C’è curiosità da parte del lettore riguardo a tutto ciò che ruota intorno a un libro?
“Sì, soprattutto se su sollecitazione di alcune trasmissioni televisive o radiofoniche che vanno per la maggiore (vedi Fazio, Augias, ecc.)”

C’è spazio per piccoli e medi editori o i grandi nomi non lasciano spazio a nessuno?
“Lo spazio esiste, soprattutto nelle piccole librerie, dove maggiore è l’influenza del libraio sulle scelte dei lettori.”

Internet: risorsa o grande incognito per un libraio? Vendete anche on line?
“Noi non vendiamo ancora on line, ma non escludiamo assolutamente tale sbocco, soprattutto per quanto riguarda settori di nicchia o libri remainder o fuori catalogo.”

Avete uno spazio per l’usato?
“No”.

Qual è il libro che avete venduto di più inaspettatamente? E quale invece la vostra delusione personale?
“DUE”, di Irene Nemirovsky dell’Adelphi. E’ molto piaciuto nonostante la complessità della scrittura, mentre l’ultimo romanzo di Dacia Maraini ha venduto pochissimo.”

Consigliate qualche libro di qualche scrittore della vostra terra che valga la pena far conoscere?
“Consigliamo R. Gorgoni, “Lo scriba di Casole, ed. Besa”.

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