Leggete la poesia. I perchè di un mercato ridicolo

poesiaIn Italia la poesia non viene comprata e non viene letta. I motivi sono molti: prima di tutto bisogna trovare il suo ruolo nella società di oggi, poi bisogna capire perché molti che scrivono poesia a conti fatti non la leggono. Il mercato della poesia è oggi un mercato ridicolo. Nessuno o quasi la compra nessuno o quasi la legge. E la motivazione potrebbe essere tutta qui: la poesia non vende perché non ne esiste un lettore.

Ed è una assenza nel vero senso della parola: non vengono letti i piccoli (nel senso di meno conosciuti) ma neanche i più grandi tra i poeti viventi: Sanguineti, Zanzotto, Magrelli, Spaziani per citarne alcuni. C’è un problema certo nel criterio di giudizio: sono gli editori in Italia a decretare le sorti della poesia, stabilendo quali autori imporre sul mercato. L’importanza del poeta è dunque direttamente proporzionale alla grandezza della casa editrice che lo pubblica. Parole di Manacorda, non mie. Ma gli autori sopra citati (come molti altri) sono bravi davvero. Per capire questa assenza bisognerebbe, a mio avviso, prima trovare il significato da dare oggi alla poesia. Ma di questi tempi è una operazione quantomeno ardua.

Riversarsi su se stessi, trovare l’attimo, il colore celato da un’angolatura del sole, estrapolare i propri sentimenti sommersi da strati di vita terrena. Oggi è possibile? Mi rifaccio a Pater, penso a Pascoli. Vedere e udire altro non deve il poeta. Come l’aedo greco vede ciò che gli altri non riescono a vedere, il poeta è capace di cogliere quell’attimo nascosto ai più. Ma la “haestetica in nuce” di Pascoli è “in nuce” due volte e in due sensi: “conoscenza per intuizione”, quella che poi troverà largo respiro nell’Estetica di Croce; ma anche “conoscenza per esperienza”, quella del fanciullino che portiamo dentro di noi. Vedere, udire, conoscere quindi. Pascoli però era uomo del suo tempo. Sì, è vero la società andava verso il ribellismo, il superomismo, la retorica amplificata. Quella insomma di un D’Annunzio per intenderci.

Ma l’interstizio creatosi con Pascoli – la timidezza, il ricordo, la costante sofferenza, il senso del tempo – è uno spazio che ha la sua ragione di esistere in quegli anni. Uno spazio che trova ragione d’essere nei fervori estetistici e wagneriani: si sognava d’altronde la Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale. E in Pascoli esiste una visività, una vena paesistica e figurativa degna di un pittore. Il segno in fondo dello “splendore del vero”. Raccontare il vero: è quella la strada della poesia? Senza un impulso quanto mai innocente a confessare, a dare voce ai propri stati emotivi, a dare colpo alle visioni della mente, non si può creare poesia. Senza un punto di osservazione, non si può essere poeta. Un tempo scrissi che la poesia è lo spazio silenzioso che custodisce le parole. Ma le parole sono rumorose, eccome se lo sono. In una poesia di Saramago (sì, è anche poeta) leggiamo che “ogni verso è una pietra”: e quanto sono rumorose le pietre quando sbattono sui muri della realtà, sulla vita di tutti i giorni.

Quanto rumore ha fatto Ungaretti sbattendo sulle nostre coscienze, quanto rumore ha fatto Montale con i suoi silenzi,quanto rumore ha fatto Pasolini scoperchiando i mali e i vizi di un paese in ricostruzione e prevedendo l’apocalisse futura? Oggi viviamo in un tempo che mescola silenzio e rumore, assenza e presenza, bianco e nero. Cosa lascia questo villaggio globale alla poesia? Qual è il nostro splendore del vero? Qual è il nostro spazio silenzioso dove attingere la nostra visione del mondo? Mi sta bene, la poesia non vende. Posso pure accettarlo: non fa mercato. Pazienza. Non ha forse ragione Enzensberger? Le poesie si sono dimostrate incompatibili con le leggi di mercato universalmente valide. Al contrario degli altri beni culturali, il loro valore commerciale tende a zero. Questa singolare immunità viene deplorata da molti poeti, da altri invece considerata un privilegio. Parole sue.

In Italia, dicono, ci sono un milione di poeti o presunti tali. Se tutti leggessero almeno un libro di poesia all’anno sarebbe un bacino d’utenza incredibilmente grande. Questo ahimè non succede. Tra questi poeti ce ne sono alcuni che sono bravissimi, e non sono pochi. Alcuni sono considerati tra i più bravi al mondo. Certo i problemi non sono solo questi. Però andiamo, ragazzi, voi che scrivete: leggete poesia. E che non si venda non ve ne fate un grande problema:  non si è mai venduta. E soprattutto troviamo il nostro spazio, il suo spazio, la sua ragione d’esistere. Con coraggio bisogna sperimentare nuove forme, nuovi linguaggi. Conoscere i “vecchi” per rinnovarsi sopra di loro, rovesciarli, affiancarli. Lasciate perdere concorsi fasulli, case editrici criminali che vogliono speculare sul grande bisogno di poesia che c’è nella nostra società.  E ricominciamo a vedere e ad udire. Altro o quasi non deve il poeta.

2 thoughts on “Leggete la poesia. I perchè di un mercato ridicolo

  1. e dove sono le edizioni di poesia? le antologie? lo specchio mondadori infarcito di “amici e parenti”, einaudi la bianca, ormai a spese degli autori?
    leggo poesia in biblioteca e in rete!
    sia come lettore sia come microeditore.
    si può fare, basta volerlo.
    ma c’è chi scrive e non legge, per non essere influenzato…
    il libro, vero, col mercato si intende poco, la cultura non “serve” quindi che farsene? meglio leggere di veline, calciatori, comici… per distrarsi.
    la lettura può e deve scuotere, far perdere certezze, spiazzare, ecc. ma si deve essere coscienti di ciò e mettersi in gioco.
    un libro deve essere l’ascia per il mare ghiacciato dentro di noi, scriveva kafka…

  2. Persone che siate uomini o donne, aprite il vostro cuore alla poesia come essa aprirà il cuore a voi…
    Non esistate a sfogliare i libri di poesia attendono solo voi…
    Attendono la gente normale che tale dono non riesce a tirare fuori dal proprio cuore, però riesce a riviverlo in un semplice verso…
    Grazie a voi esistono i poeti, grazie a voi, NOI semplici uomini e donne potremo chinarci a voi e donarvi dei versi splendenti come i vostri cuori…
    Credo in voi… Fate risalire la poesia, non la abbandonate, nel segno della cultura e di coloro che credono ancora nei valori che contraddistingono una società che purtroppo va in decadenza per il proprio egoismo… un bacio a tutti da poeta che vi ama …

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